Lo sapevi che... la Telemedicina, la nuova frontiera della salute

Telemedicina, la nuova frontiera della salute

La nuova frontiera della salute è la telemedicina. Ma cos’è la telemedicina? Chiariamolo. La telemedicina è un sistema di “cura a distanza” messo in piedi grazie alle più moderne tecnologie di telecomunicazione. In buona sostanza, consiste in una vera e propria visita medica effettuata da remoto, in una videochiamata tra medico e paziente, in cui non solo è possibile avere uno scambio con il professionista sanitario ma anche trasmettere in tempo reale dati clinici, referti medici, diagnosi, prescrizioni e tutto quello che può essere utile alla prestazione.

Finora si era parlato impropriamente di telemedicina facendo riferimento ai primissimi esperimenti di consulto a distanza, con un semplicissimo scambio su WhatsApp tra medico e paziente. Oggi invece la telemedicina è divenuta una prestazione sanitaria riconosciuta ufficialmente, regolamentata dalle linee guida del Ministero della Salute. E, esattamente come le prestazioni sanitarie in presenza, è tariffata, rendicontata e, laddove previsto, sottoposta a ticket.

I vantaggi della telemedicina

La telemedicina offre delle nuove importanti opportunità nel panorama delle cure mediche. Intanto, per esempio, permette a tutti di accedere ai servizi sanitari, anche a chi vive in luoghi isolati o a chi ha delle patologie che non consentono facilmente lo spostamento. In secondo luogo, abbatte le liste d’attesa, permettendo al Servizio Sanitario Nazionale di smaltire gli interminabili elenchi di pazienti bisognosi di visite.

Ma dove la telemedicina si sta rivelando più utile è in quei casi in cui il paziente ha bisogno di essere seguito con costanza e nel tempo dal professionista sanitario. Pensiamo alla psichiatria e alla psicoterapia, alla pediatria, ma anche ai percorsi fatti con dietologi e nutrizionisti. Ma soprattutto pensiamo alle patologie croniche che necessitano di un costante riscontro del medico, come il diabete, i problemi cardiaci o una malattia renale cronicizzata. La telemedicina offre a questi pazienti la possibilità di ricevere un monitoraggio e un’assistenza prolungati nel tempo. Stiamo assistendo, infatti, ad una evoluzione dei bisogni di salute della popolazione, con una percentuale sempre maggiore di persone che soffre di disturbi cronici.

In 18 mesi di pandemia le visite cardiologiche sono diminuite e i decessi per infarto triplicati

Non è un caso che la mortalità per infarto, nella fase della pandemia, sia triplicata. Nel mondo ci sono stati 18,5 milioni di vittime, e anche in Italia risulta essere la prima causa di morte, con 230 mila decessi in 18 mesi, secondo i nuovi dati Istat. Si registra, infatti, che in questa fase le visite di controllo sono diminuite del 30% e l’aderenza alle terapie del 50%. Questo spiega senza fatica una mortalità così elevata per quei casi in cui la precisione e la puntualità nel seguire una terapia, spesso salvavita, può fare la differenza.

Tra paura del contagio e oggettiva difficoltà ad accedere alle visite, i pazienti hanno spesso rinunciato a monitorare le proprie patologie. Ciò ha creato delle iniziative spontanee, da parte di moltissimi medici, nel cercare di rimanere in contatto con i propri pazienti, soprattutto quelli affetti da patologie croniche. Ma ha anche evidenziato la necessità di costituire un nuovo e alternativo tipo di cura e assistenza. 

Il caso degli Stati Uniti: la cura a distanza delle malattie cardiache

Proprio durante la fase acuta della pandemia, che ha portato il mondo ad un lockdown generalizzato, con la necessità di ridurre al minimo la circolazione e l’accesso agli ospedali, alcune società scientifiche negli Usa si sono reinventate, raccomandando ai pazienti affetti da insufficienza cardiaca di rimanere a casa per evitare il contagio ma di connettersi con i centri medici a distanza per effettuare delle visite virtuali. Erano previste anche delle interazioni audio e video tra medico e paziente. E, in una fase così complicata, questo primo “esperimento” di telemedicina è risultato essere un’alternativa non solo innovativa ma anche necessaria.

E nel resto d’Europa?

In Italia la diffusione della telemedicina è ancora molto limitata rispetto ad altri paesi del Nord Europa come la Svezia, la Norvegia e la Danimarca dove è già un sistema di cura allargato. Nei paesi scandinavi, infatti, la telemedicina è qualcosa di più del semplice consulto medico a distanza. Ogni paziente è rappresentato da un file digitale – correlato al proprio codice fiscale –contenente dati sul proprio stato di salute: gli esami fatti, le terapie seguite, le prescrizioni, le relazioni mediche e così via. Questi dati sono condivisi da tutto il Servizio Sanitario Nazionale per cui, ovunque vada, il paziente porta con sé il suo fascicolo di informazioni utili a cui potrà accedere il medico che dovrà visitarlo, venendo a conoscenza di tutto il quadro clinico del paziente, che potrà aggiornare a sua volta.

Non solo, la Commissione Europea, nelle Politiche dell’Unione Europea per la Salute Pubblica, parla persino di “programmi informatici per la gestione della sala operatoria” e di “interventi chirurgici assistiti da robot”. Una nuova versione della telemedicina che permetterebbe di effettuare operazioni chirurgiche da remoto. 

La nuova sfida per l’Italia: il “Fascicolo Sanitario”

Per questo, in Italia si sta lavorando per fare della telemedicina un sistema di cura più ampio. La sfida è quella di costruire anche noi il cosiddetto “Fascicolo Sanitario” digitale del paziente. In questo modo si avrà un accesso facile e condiviso da tutti i professionisti allo stato di salute del paziente, favorendo, tra l’altro, il cosiddetto “secondo parere”: trattandosi di una condivisione democratica dei dati del paziente, questi potrà beneficiare di più pareri medici, soprattutto per casi molto complessi che richiedono il parere di specialisti. Non solo, ogni volta che il paziente riceverà il referto di un esame, questo verrà caricato automaticamente nel suo Fascicolo, permettendo al suo medico di riceverlo e di contattare il paziente (via telefono o via mail), senza bisogno di prenotare una visita, qualora risultassero valori da approfondire o terapie da modificare. Una sfida notevole in un paese in cui la popolazione è sempre più anziana.

È importante sottolineare, però, che la telemedicina non sostituisce in alcun modo la medicina tradizionale. Tuttalpiù la migliora, la integra, offrendo nuove possibilità. Per quanto rivoluzionaria, la telemedicina non potrà mai sostituirsi al rapporto umano e di fiducia che si instaura tra medico e paziente.

Lo sapevi che... la Telemedicina, la nuova frontiera della salute

Il problema “etico” della telemedicina nella sanità privata

Occorre però fare attenzione ad un possibile “conflitto di interessi”. Il Servizio Sanitario pubblico avrà certamente tutto l’interesse ad ottimizzare le terapie e la gestione del paziente ai fini della salute. Se però i dati sullo stato di salute della persona vengono messi in mano a chi ha un profitto economico dal fornire le cure? È possibile che si generi un conflitto di interessi che rischia di portare ad un eccesso di trattamento medico a fronte di scarsi benefici in termini di salute? È un importante nodo da sciogliere cui la normativa dovrà dare risposta.

Ma in Italia siamo pronti? 

Sì, lo siamo, nonostante un certo scetticismo che ancora circola negli ambienti medici”. Questo il parere di Maurizio Del Pinto, dirigente medico dell’azienda ospedaliera universitaria di Perugia. Il Servizio Sanitario Nazionale, durante la pandemia da Covid-19, ha indubbiamente dimostrato una grandissima flessibilità e capacità di adattamento, anche per la gestione a domicilio di alcune patologie. “Io penso che sia il momento ideale per sviluppare processi di telemedicina integrata con sistemi di intelligenza artificiale”.

Ma quello dello scetticismo non è il solo ostacolo alla realizzazione della telemedicina nel nostro Paese. Per esempio, in Italia, a differenza di altri Paesi, non vi è alcuna regolamentazione sulla gestione dei dati sensibili dei pazienti, non esiste una normativa di riferimento sulla privacy, se non quella generica già in vigore. Un vuoto che è necessario colmare se si vuole intraprendere una sfida del genere. Inoltre, manca una tecnologia condivisa da tutto il Servizio Sanitario del Paese che supporti la gestione del nuovo sistema di cura.

Scetticismo, problemi di privacy, adattamento tecnologico. Tre sfide che, secondo il Dottor Del Pinto, vale la pena superare perché “la telemedicina, con il supporto dell’intelligenza artificiale, potrebbe non solo migliorare la condizione di salute delle persone, ma anche ridurre le ospedalizzazioni, i ricoveri e i costi della sanità”.