Dopo tantissimi anni di lotte sarà abbassata l’Iva sugli assorbenti, dal 22% al 10%. Lo ha fatto sapere appena dieci giorni fa il Consiglio dei Ministri. Ne abbiamo parlato con Laura Sparavigna, Consigliera Comunale di Firenze e promotrice del “Tampon Tax Tour” in tutta Italia.
Una battaglia, quella per il taglio dell’Iva per gli assorbenti (attualmente al 22%), che prosegue da oltre dieci anni. Una tassa reputata sconcertante e ingiusta, che classifica i prodotti igienici femminili tra i beni di lusso. Al contrario, i beni considerati di prima necessità, fondamentali per sostenere una vita dignitosa, sono tassati ad un massimo del 4 o 5%. Come se una donna potesse scegliere di non indossare assorbenti nel periodo del ciclo mestruale. Un paradosso che ha mobilitato le donne – e non solo – nel corso degli anni e che oggi viene in parte attenuato con un primo importante passo: l’abbassamento dell’Iva dal 22% al 10%.
Abbiamo parlato con Laura Sparavigna, Consigliera Comunale di Firenze, e ci siamo fatti raccontare l’esperienza di questi mesi con il “Tampon Tax Tour”, che ha sensibilizzato il Paese e permesso questo primo grande successo.
Laura, come nasce l’impegno nella campagna contro la tampon tax?
CI piacerebbe prenderci il merito, ma in realtà la lotta contro la tampon tax è tristemente attiva da oltre dieci anni nel nostro Paese. La ragione è chiara: è inaccettabile inserire tra i beni di lusso quei prodotti senza i quali il corpo femminile si ammala. Nel 2019 abbiamo raggiunto un primo risultato: l’Iva al 4% per i prodotti femminili eco-compostabili, che però hanno un prezzo di partenza più elevato e quindi continuano a risultare più costosi degli assorbenti in cotone.
Nel resto d’Europa qual è la situazione?
Nel Regno Unito abbiamo l’esempio più virtuoso: i prodotti vengono passati dal Servizio Sanitario Nazionale. Ma anche nel resto d’Europa tantissimi paesi hanno adottato un abbassamento dell’Iva: parliamo di Spagna, Grecia, Austria, Francia, Belgio. E ciò è accaduto anche nel resto del mondo: Canada, India, Australia, Kenya e diversi stati degli Stati Uniti.
Come è nato il “Tampon Tax Tour” di cui sei stata protagonista?
È nato quasi per caso dopo un accordo con le farmacie comunali della Toscana. Da aprile le farmacie hanno cominciato a vendere gli assorbenti con una scontistica del 18% (che simulava l’abbassamento dell’Iva al 4%). E da lì è successa una cosa stupefacente: sono stata contattata da un centinaio di Comuni in tutta Italia che avevano desiderio di fare la stessa cosa. Abbiamo creato un contagio positivo. Allora ci siamo detti “Perché no?!” e il 16 luglio abbiamo cominciato un tour per portare il nostro esempio in tutta Italia: 50 tappe, in tutte le regioni italiane.
Nel corso del tour, abbiamo riscontrato la bellezza della politica reale, ogni territorio ha attuato un’iniziativa diversa: c’è chi ha attivato le spese solidali, chi ha installato dei distributori a prezzi inferiori nelle scuole e nelle università, chi ha ideato gli assorbenti sospesi, chi i bonus per restituire alla donna i soldi spesi. Ciascuno ha trovato la sua strada.
Una grande intuizione è stata di non trattare il tema solo come una questione di genere, ma come una questione sanitaria, coinvolgendo nella battaglia anche i pannolini per bambini e i pannoloni per anziani. Tutti quei prodotti igienici necessari senza i quali ci si ammala.
A settembre siamo andati alla Camera, con i risultati di questi tour in mano, abbiamo portato le voci e le esperienze di tutti i territori e abbiamo detto: “Finora è toccato a noi, ora l’ultimo pezzo dovete farlo voi”.
Uno degli ostacoli a questa battaglia è stata la questione ambientale. È in corso una diatriba tra chi vuole eliminare una tassa che crea discriminazione sociale e chi è preoccupato dall’impatto di questi prodotti inquinanti sull’ambiente. Cosa ne pensi? Perché non utilizzare i prodotti eco-sostenibili che hanno già un taglio sull’Iva?
È un po’ arrogante pensare che possa essere la fiscalità a stabilire di che tipo di prodotto una donna abbia bisogno. Sono stati ideati dei pannolini lavabili e riutilizzabili, che quindi abbattono l’impatto ambientale e anche i costi che la persona deve sostenere, ma quando si tratta di salute non è detto che questa possa essere una buona soluzione per tutti: a seconda del tipo di derma, di eventuali patologie, allergie, può capitare che queste alternative semplicemente non si possano utilizzare.
Non credi, però, che bisognerebbe informare di più le persone sull’esistenza di queste alternative eco-sostenibili? Perché, se è vero che per qualcuno le alternative eco-sostenibili non sono percorribili, è altrettanto vero che a molti altri manca proprio la conoscenza dell’esistenza di questi prodotti. Se ne parla veramente poco.
Assolutamente sì. Queste tematiche hanno sempre questa aura di affare privato, come tutto quello che riguarda gli organi genitali. Informare sulle diverse tipologie di prodotti femminili aiuterebbe a prendersi cura di sé.
Devo dire, però, che io vedo già dei segnali molto positivi. Nella grande distribuzione iniziano a comparire le prime alternative ecosostenibili. Si registra il cambiamento. Credo però che bisogna rispettare la diversità e mantenere l’accessibilità ad ogni singolo prodotto. Per motivi di salute, per questioni anatomiche ma, molto più banalmente, anche perché non sempre una donna si trova nelle condizioni pratiche di utilizzare, per esempio, una coppetta mestruale che richiede la presenza di un lavandino e di essere bollita e sterilizzata.
E ora ci siamo. Il Governo ha scelto un taglio dell’Iva al 10%. Siete soddisfatti?
“Mai avrei pensato che da questo Governo sarebbe arrivata una risposta così rapida e netta. Questa legge di bilancio ha degli elementi, come anche quello sulla parità salariale o il congedo di paternità, che mostrano un incontrovertibile cambio di passo. La nostra battaglia andrà avanti, perché la richiesta dell’Iva al 5% non è solo una questione fiscale ma anche di principio, vuol dire finalmente riconoscere gli assorbenti come un prodotto necessario. Ce la stiamo facendo con i prodotti igienico-sanitari femminili, ma la salute non appartiene ad un gruppo sociale, appartiene all’essere umano, e lo stesso trattamento deve essere previsto per i pannolini dei più piccoli e i pannoloni per le persone anziane. Finalmente abbiamo tolto le mestruazioni dalla sfera del privato e lo abbiamo incluso nella sfera del pubblico.
25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne