Relazioni “onlife”: l’educazione emotiva ci salverà

Relazioni “onlife”: l’educazione emotiva ci salverà

Crescere “onlife” significa vivere una dimensione sociale tra la realtà fisica e quella virtuale. È ciò che sta accadendo alle nuove generazioni, native digitali, che con smartphone, pc, tablet e consolle di ogni tipo hanno un rapporto sempre più simbiotico. Una vera e propria rivisitazione del concetto di amicizia, che spazia dall’offline all’online rendendo le relazioni sociali degli adolescenti più sfaccettate e complesse. È il 73% degli adolescenti ad aver stretto amicizie online, e il 64% ha utilizzato i social per conoscere una persona che gli piace. Una nuova formula delle relazioni sociali assolutamente diffusa e normalizzata. È quanto emerge dal sondaggio sottoposto da Save The Children, in collaborazione IPSOS, a ragazzi tra i 14 e i 18 anni.

Nonostante la tendenza a demonizzare le nuove tecnologie – che ha spesso alla base un’incomprensione di fondo – non bisogna mai dimenticare che queste rappresentano anche nuove possibilità. Essere esclusi oggi dall’ambiente digitale, infatti, può generare povertà educativa e relazionale. Allo stesso tempo, però, è necessario conoscere e prevenire i rischi a cui bambini e adolescenti vengono esposti con la presenza in rete. La consapevolezza e la capacità di gestire le dinamiche sociali attraverso le piattaforme social diventano abilità fondamentali per la crescita e lo sviluppo dei ragazzi.

I dati della Polizia Postale

Secondo gli ultimi dati disponibili forniti dalla Polizia Postale (2023) i ragazzi in fase di pre-adolescenza (tra gli 11 e i 13 anni) sono quelli più esposti a casi di adescamento online e il 9% delle vittime ha addirittura meno di 10 anni. Un’età acerba in cui è necessaria una forte mediazione delle figure adulte di riferimento nell’utilizzo dei dispositivi. Colpisce invece di più la fascia tra i 14 e i 17 anni di età il sextortion, ovvero i ricatti online sul potenziale uso di materiale sessualmente esplicito.

Il nuovo fenomeno della violenza online

Va da sé che una nuova dimensione dei rapporti sociali porta con sé anche i suoi aspetti più negativi, tra questi la violenza. Tra i principali tipi di violenza online vi sono la diffusione non consensuale di immagini intime, le minacce sessuali, le molestie, il cyberstalking, gli abusi digitali (attraverso forme di controllo online) e gli hate speech (i discorsi d’odio).

Il 40% dei ragazzi intervistati dichiara di aver chiesto al proprio partner di non accettare qualcuno sui social; il 35% di aver chiesto il controllo dei dispositivi e dei profili social. Un atteggiamento in parte normalizzato se si pensa che secondo il 21% di loro, la condivisione delle password non solo è concessa ma rappresenta addirittura una prova d’amore. È stata normalizzata anche la richiesta di geolocalizzazione per controllare gli spostamenti, perpetrata dal 28% degli adolescenti intervistati. Tra le forme di controllo e di violenza più frequenti vengono indicate anche le telefonate insistenti per sapere dove si trovi l’altro (29%) e l’uso di un linguaggio violento (27%). Ma non finisce qui la schiera di violenze normalizzate dai ragazzi. Secondo il 54%, chi invia foto intime accetta sempre i rischi che corre, compreso quello che le foto possano essere condivise con altri. E 1 su 3 ha ricevuto foto o video a sfondo sessuale da amici o conoscenti, soprattutto nella fascia 16-18 anni.

Lo zoccolo duro del sistema familiare

Ciò che consola è sapere che l’83% dei ragazzi nel caso in cui fosse spettatore di episodi di violenza online si attiverebbe per parlarne con qualcuno. E, nonostante le abissali differenze generazionali, la famiglia risulta essere la rete più privilegiata a cui rivolgersi per chiedere aiuto (il 53% si rivolgerebbe alla madre e il 36% al padre). Dunque, per quanto la comunicazione sui social o sui media possa essere pervasiva, i legami primari restano comunque determinanti.

L’educazione digitale ed emotiva

In questo nuovo mondo “onlife”, le relazioni virtuali si confondono spesso con le amicizie più forti e autentiche. Ma le relazioni profonde sono fondamentali per imparare le basi dell’amore e dunque per costruire in futuro relazioni funzionali. Spesso ragazze e ragazzi cercano di colmare la solitudine che sentono con la presenza sulle piattaforme digitali e queste, di contro, non mantengono la loro promessa di socialità, generando vuoti ancora più profondi.

A fronte di questi dati, risulta piuttosto evidente la necessità di fornire agli adolescenti un’educazione digitale, che non comprenda semplicemente la capacità di utilizzare gli strumenti (che si può apprendere anche in un corso di informatica), ma anche l’educazione civica e affettiva al mondo digitale, che insegni il comportamento da tenere su internet, il rispetto e l’empatia. Educazione digitale, in fondo, significa educazione emotiva.

 

di Martina Bortolotti