Lavoro stabile e più tutele per i giovani, la svolta della Spagna

Lavoro stabile e più tutele per i giovani, la svolta della Spagna

Esistono antidoti contro la precarietà? Il modello della riforma del lavoro spagnola puo’ rappresentare una risposta in senso affermativo a questa domanda. Entrata in vigore a gennaio 2022, in soli sei mesi ha quadruplicato i contratti a tempo indeterminato che son passati da meno del 10% al 50% del totale. Oggi quindi un contratto su due è stabile. Ma quali sono le linee guida di questo nuovo modello? Vediamo le principali.

Il modello di lavoro stabile

Per prima cosa, la prestazione di lavoro viene considerata automaticamente a tempo indeterminato. Il contratto di lavoro a termine è consentito solo in un paio di casi, che devono comunque essere ben giustificati e dimostrati: nel caso di variazione occasionale e improvvisa della produttività dell’azienda oppure per la sostituzione di lavoratori momentaneamente assenti. La durata massima stabilita per questo tipo di contratto è di 6 mesi, prorogabili fino ad altri 6. Vengono quindi aboliti del tutto i contratti di lavoro occasionale, di servizio o collaborazione, che sono sostituiti da contratti a termine pensati per situazioni occasionali, prevedibili e di durata ridotta e delimitata, per un massimo di 90 giorni, mai continuativi. Il contratto a tempo indeterminato approda anche nel settore edile dove, una volta terminato un cantiere, l’azienda deve offrire una proposta di ricollocazione al lavoratore.

Le sanzioni e i disincentivi alla precarietà

Per dissuadere ulteriormente le aziende a ricorrere al contratto a termine, sono stati previsti dei disincentivi: una penalizzazione tanto più alta quanto più breve è la durata dei contratti stipulati. Inoltre, è stata introdotta una penale per ogni contratto a termine che, una volta scaduto, non viene rinnovato e convertito in un contratto stabile. Infine, nei casi in cui, nonostante i disincentivi, le aziende decidessero comunque di utilizzare in maniera non idonea i contratti a termine, sono previste delle sanzioni amministrative molto severe.

La vera formazione per i giovani

La riforma del lavoro tiene in considerazione anche i giovani che si affacciano al mondo del lavoro per apprendere una nuova professione. Sono stati infatti regolamentati i contratti di formazione, che sostituiscono il contratto di tirocinio, di apprendistato e di formazione universitaria. Questa tipologia contrattuale ora è regolarmente retribuita, in linea con i minimi contrattuali e in nessun caso inferiore al salario minimo legale, in proporzione alla giornata lavorativa. Inoltre, per permettere realmente all’apprendista di formarsi e di acquisire la competenza professionale necessaria, le ore di lavoro non possono superare il 65% del tempo pieno nel primo anno e l’85% nel secondo, con divieto di straordinari e turni notturni.

I controlli sui licenziamenti

Infine, per ridurre la possibilità di ricorso a licenziamenti illegittimi, è stato rafforzata la competenza delle ispezioni ad intervenire nei licenziamenti collettivi nonché nelle modifiche sostanziali delle condizioni di lavoro. Ciò, non solo per verificare la piena legalità delle procedure intraprese, ma anche per poter entrare nel merito della valutazione delle cause che hanno portato la società al licenziamento.

I primi risultati

Il Governo spagnolo si è impegnato a monitorare l’efficacia di questa riforma e a valutare i risultati ottenuti nel mercato del lavoro a gennaio 2025. Possiamo già affermare, però, che le premesse appaiono buone: la disoccupazione è in netto calo e i contratti stabili hanno subito un’impennata. Ma questa riforma è riuscita a intervenire, oltre che sull’occupazione, anche sul contrasto alla povertà. Infatti, oggi in Spagna le famiglie con un reddito inferiore ai 1.000 € al mese sono il 14,8%, contro il 19,7% del 2018. Tutto questo fa ben sperare che una ricetta per generare occupazione, contrastare il lavoro povero e produrre benessere esista, bisogna solo miscelare bene gli ingredienti. E metterci volontà politica.

 

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