Quali strascichi ha lasciato nella mente la pandemia? Tra studi, esperti e dati emerge un forte disagio, soprattutto tra i giovani, privati di importanti riferimenti relazionali.
Tempo sospeso, lockdown e nuova normalità. Sono probabilmente le espressioni più comuni e più sentite in questi quasi due anni di pandemia. Frasi e parole che sostanziano esperienze del tutto nuove e che, inevitabilmente, si trascinano esperienze psicologiche mai vissute. È tempo di chiedersi se, e nel caso quali, la pandemia abbia inoculato in ognuno di noi disagi psichici. L’impatto emotivo generato dal Coronavirus, inteso in senso lato, infatti, è stato innegabilmente rilevante, sebbene diversificato secondo le rispettive inclinazioni personali e storiche.
Pandemia, preoccupa la salute psichica di chi non ha reagito
Come scrivono Maria Emilia Bonaccorso, giornalista dell’Ansa ed esperta di salute, medicina e sistemi sanitari, e Massimo Cozza, psichiatra e direttore del dipartimento di Salute mentale della Asl Roma 2, nel loro libro ‘Positivi. Ritrovarsi dopo il disagio emotivo da pandemia’, oltre la normale reazione emotiva, fatta di sentimenti quali l’incredulità e lo stupore, ciò che più preoccupa è la salute psichica di chi non ha reagito. Eppure è possibile intravedere campanelli d’allarme che ci dovrebbero far pensare ad un disagio emotivo, che si può – come adesso – “manifestare soprattutto dopo la fine del picco della diffusione della pandemia con la possibilità di permanere nel tempo, in relazione ad una emotività fragile e soprattutto al peggioramento delle condizioni sociali ed economiche”.
Campanelli d’allarme: disturbi dal sonno all’umore, passando a quelli somatici
Quali sono questi campanelli d’allarme? Secondo Bonaccorso e Cozza si ritrovano nei disturbi del sonno, in quelli dell’umore, dell’alimentazione e a segni del corpo, ovvero una serie di disturbi somatici, come il mal di testa e la difficoltà di concentrazione, ai dolori di pancia ai disturbi della vescica, dell’intestino, dalla tachicardia alla sudorazione eccessiva.
Con la pandemia sotto controllo emergono le conseguenze psichiche
Così come ha rilevato il professore Massimo Biondi, direttore dell’Unità di Psichiatria e Psicofarmacologia del Policlinico Umberto I di Roma e professore ordinario di Psichiatria a La Sapienza di Roma, sempre in ‘Positivi’, “l’impatto psichico del lockdown per la nostra società è stato una realtà del tutto nuova”. Un impatto che Biondi definisce forte a livello psichico, mentre ora che i dati della pandemia possono definirsi ‘sotto controllo’, “si affaccia più chiaramente lo spettro delle conseguenze morali, psichiche e psicopatologiche della crisi economica, della perdita di posti di lavoro, della disperazione di una parte di cittadini”.
Studio: casi di depressione triplicati in un anno
Conseguenze che emergono da un recente studio, condotto presso la Boston University e pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health – Americas, dal titolo ‘Persistent depressive symptoms during COVID-19: a national, population-representative, longitudinal study of U.S. adults’, il primo nel suo genere perché ha monitorato la salute mentale per un intero anno di pandemia. Dallo studio, coordinato dal professore Sandro Galea, emerge come i casi di depressione negli Stati Uniti si siano più che triplicati in un anno di pandemia e i sintomi peggiorati, gravando soprattutto sui più fragili, coloro che hanno maggiormente risentito del Covid per motivi socio-economici, con la perdita del lavoro, la precarietà e le difficoltà familiari.
Aumentano ancor di più i sintomi depressivi per le persone con problemi economici
Lo studio mostra che il 32,8% degli adulti in Usa ha riportato forti sintomi depressivi nel 2021 (rilevazione marzo-aprile 2021); erano il 27,8% nei primissimi mesi della pandemia nel 2020 (marzo-aprile 2020), e l’8,5% prima della pandemia. Ed è emerso che le persone con problemi economici e con un basso reddito hanno visto aumentare i sintomi depressivi anche di sette volte. Se infatti nel 202 avere un reddito basso (20 mila dollari in un nucleo familiare) si associava a un rischio di depressione di due o tre volte maggiore a chi aveva un reddito di 75 mila dollari, nel 2021 il rischio diventa di sette o volte maggiore”.
Pandemia, prodotte in modo indiretto gravissime conseguenze sulla salute mentale
A confermare gli effetti nefasti della pandemia sull’equilibrio mentale è anche Andrea Filippi, medico psichiatra e segretario nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn: “La pandemia – racconta Filippi – ha prodotto in modo indiretto delle gravissime conseguenze sulla salute mentale generale della popolazione. Il lockdown ha infatti messo a dura prova le relazioni, soprattutto quelle dei giovani, e ha ridotto drasticamente la capacità di resilienza delle persone, quella resistenza incentrata sulla possibilità nella vita di alternare i punti di riferimento relazionali”. Sono saltati i punti di riferimento alternativi, come ad esempio, per stare ai giovani, la scuola, lo sport, gli amici, costretti nelle nostre case, “essenziali per sviluppare quelle capacità di resistenza di fronte a dinamiche relazionali dannose”.
Serve aumentare l’offerta relazionale alternativa
Una considerazione suffragata da un dato empirico: “Nel corso di quest’anno – fa sapere Filippi – nei Pronto soccorso e nei centri di salute mentale abbiamo registrato un picco di accessi e di richieste da parte dei giovani con disagi che si sono poi rilevati spesso problemi di salute mentale. Parlo di un aumento di disturbi che vanno ad esempio dal comportamento alimentare ad atti di autolesionismo”. Se quindi la pandemia ha determinato effetti impedendo la possibilità di trovare risorse fuori dal perimetro domestico, la strada da seguire è quella di aumentare l’offerta relazionale alternativa perché, conclude Filippi, “il disagio mentale, quando non vogliamo chiamarlo patologia, si sviluppa sempre su un terreno in cui le relazioni sono molto ridotte”.