La scuola rappresenta uno dei principali pilastri del benessere di un Paese, a partire dai primissimi anni di età. La pedagogia, infatti, sottolinea l’importanza del ruolo educativo dell’asilo nido e dimostra che i primi tre anni di vita sono essenziali per lo sviluppo del bambino. Nonostante questo, il settore della scuola è stato spesso sacrificato e oggetto di tagli, al personale e alle risorse.
L’accessibilità dei servizi educativi in Italia
Il tasso di copertura nazionale dei servizi educativi oggi è di 24,6 posti ogni 100 bambini. Se poi si considerano anche i servizi integrativi, la quota sale a 26,9 bambini su 100. Bisogna però considerare che questi servizi determinano un’offerta educativa – appunto – integrativa, non sostitutiva. Si tratta di spazi gioco, servizi in contesto domiciliare e centri di aggregazione, non equiparabili all’offerta “tradizionale”. In entrambi i casi, comunque, la copertura è da considerarsi insufficiente. Infatti, l’Europa nel 2002 aveva stabilito uno standard di copertura del 33%. Un parametro che non riusciamo a raggiungere oggi e da cui eravamo lontanissimi allora.
Il problema delle disuguaglianze
I servizi educativi riflettono un problema, purtroppo strutturale del nostro Paese, che si presenta spesso: quello di una disomogeneità della presenza dei servizi pubblici sul territorio nazionale. Un fenomeno che non riguarda solo il Nord e il Sud del Paese, ma anche nel medesimo ambito di territori regionali e comunali. Infatti, mentre in alcune Regioni il sistema di offerta è sviluppato in maniera capillare, in altre è fortemente disomogeneo o del tutto carente. Eppure, è estremamente importante che l’accessibilità di questi servizi sia garantita anche nei territori più fragili, perché il sistema scolastico ha il compito cruciale di educare alla diversità. L’accesso di bambine e bambini con diversi background familiari riduce il perdurare di disuguaglianze sociali, culturali ed educative. Se al contrario l’accesso è, di fatto, consentito solo alle fasce di popolazione più benestanti, le differenze rischiano di aumentare ulteriormente.
Una questione culturale
Ma quello dell’accesso all’asilo non è solo un problema legato al numero di posti disponibili. Infatti, la fruizione dei servizi educativi è ancora oggetto di qualche resistenza culturale. Molte famiglie lo considerano un servizio non indispensabile e preferiscono, fino ai 3 anni di età del bambino, optare per un’educazione casalinga fai-da-te. Eppure, la pedagogia ha dimostrato che i primi anni di vita sono cruciali nel processo di crescita armoniosa dell’individuo e la scuola ha effetti positivi di lungo periodo sullo sviluppo della persona.
Ma a beneficiare dell’attività educativa non è solo il singolo. Non solo la scuola ha la responsabilità di formare il cittadino di domani, ma produce anche degli effetti sulla società nel suo complesso, con effetti benefici sia nell’immediato che sul lungo periodo. Servizi educativi che funzionano hanno infatti una stretta correlazione con l’aumento del tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro e con un miglioramento delle condizioni professionali. Inoltre, insieme ad altre politiche pubbliche, come gli assegni per i figli e i congedi parentali, influenzano positivamente la scelta delle giovani coppie di fare figli, aumentando il tasso di natalità.
di Martina Bortolotti
Asili nido e PNRR: i fondi ci sono, ma la pianificazione non convince
I servizi educativi hanno retto la pandemia, ora hanno bisogno di aiuto