Molti rinunciano a studiare a causa dei costi troppo onerosi, secondo i dati di Udu e Federconsumatori. Anche per questo venerdì 17 ragazzi e ragazze si mobiliteranno in tutto il Paese
Frequentare l’università costa ad uno studente circa 10 mila euro l’anno, più di 17 mila se si studia fuorisede. È quanto emerge dal Report Universitari al Verde, presentato ieri alla Camera dei Deputati da UDU (Unione degli Universitari) e Federconsumatori. Un rapporto che calcola tutte le spese che uno studente si trova a dover affrontare durante il proprio percorso universitario: rette, alloggio (se fuorisede), pasti, trasporti, materiale didattico, sport e cultura, salute. Le borse di studio risultano essere uno strumento fondamentale per affrontare gli oneri di questa scelta, abbassando il costo dell’università a circa 2 mila euro e, nel caso dei fuorisede, addirittura azzerandolo in quanto copre l’ammontare di tutte le spese. Per tutti quelli che rimangono senza borsa di studio, affrontare i costi può essere difficile, talvolta impossibile. E così si rinuncia a studiare. Anche per questo venerdì 17 novembre, in occasione della Giornata internazionale dello Studente, ragazzi e ragazze si mobiliteranno in tutta Italia, nello stesso giorno dello sciopero di Cgil e Uil contro la Legge di Bilancio ed un futuro incerto.
Le tasse universitarie
Le università del Nord Italia risultano essere le più costose con cifre che superano del 10% quelle del Sud Italia. Gli atenei più onerosi sono quelli lombardi: All’Università di Pavia si possono spendere contributi fino a 3.902 euro l’anno, all’Università di Milano 3.633 euro. Questo per ciò che riguarda la contribuzione ordinaria. Lo scenario peggiora per gli studenti fuori corso. Sono infatti diversi gli atenei che prevedono delle penalizzazioni economiche per chi impiega più tempo a laurearsi. Il caso esemplare, in tal senso, è quello dell’Università dell’Insubria (Lombardia) che penalizza gli studenti dal secondo anno fuori corso con una maggiorazione della rata del 50%. L’Università Sapienza di Roma prevede una maggiorazione del 15-20% per il secondo anno fuori corso e del 50% per il terzo anno. L’Università di Verona, invece, prevede una maggiorazione del 25%. In realtà la legge stabilisce che “la contribuzione studentesca non può eccedere il 20% dell’importo del finanziamento annuale dello Stato”. Sono in tutto 18 gli atenei che hanno semplicemente ignorato la normativa.
Alloggio e utenze
Quanto costa per un fuorisede l’alloggio? Per una camera singola, con l’aggiunta delle spese condominiali e delle bollette, emerge che il costo da sostenere è in media di 435 euro, con un picco di 645 euro nella città di Milano contro i 235 euro di Catania.
La spesa alimentare
E quanto costa mantenersi? L’accesso a momenti di socialità come aperitivi o cene fuori diventa sempre più un privilegio. La spesa alimentare di un single tra i 18 e i 34 anni è di circa 330 euro al Nord, 290 al Centro e 220 al Sud. Si tratta, all’anno, di circa 3.300 euro medi.
I trasporti
C’è poi la questione degli spostamenti, che coinvolge fuorisede e pendolari ma anche ragazzi che studiano nella propria città. Le tariffe agevolate per studenti o per giovani possono variare di molto.
Per quanto riguarda il trasporto urbano l’abbonamento medio annuale è di 130 euro, con un Nord più oneroso (170 euro) e un Sud più economico (50 euro). Ci sono importanti differenze, però, anche tra le città di una stessa regione. Le più economiche risultano essere Pavia, Trento, Firenze, le città campane, Messina e Bari.
Per quanto riguarda invece il trasporto regionale per i pendolari sono solo 6 regioni su 12 a prevedere delle agevolazioni per studenti/giovani: Piemonte, Trento, Emilia Romagna, Umbria, Lazio e Campania. Le regioni più care sono la Lombardia, la Sicilia e il Piemonte (nonostante le agevolazioni!) dove uno studente per spostarsi all’interno della Regione può arrivare a spendere in un anno fino a 1.250 euro. Per un fuorisede, invece, si stima che la spesa media annuale per tornare a casa (tenendo conto di 5 rientri annuali, di cui 3 in alta stagione e 2 in bassa) sia di circa 700 euro al Nord, 600 euro al Centro e 300 euro al Sud.
Il materiale didattico
Ci sono poi le spese del materiale didattico tra cui manuali e supporti informatici. Il costo dei libri di testo varia molto in base alla facoltà. La più costosa è Medicina dove annualmente si spendono circa 1930 euro, 829 euro a Biologia, 431 euro a Lettere, 411 euro a Giurisprudenza e 289 euro a Matematica. Molti studenti cercano di ovviare a queste spese ricorrendo all’acquisto di libri usati o alle fotocopie, le dispense e anche i prestiti dalle biblioteche. In generale, il costo medio complessivo del materiale didattico è stimato intorno ai 1.600 euro annui (circa 133 euro al mese).
Sport e cultura
Il rapporto ha indagato anche le spese per lo sport e la cultura, che sono parte integrante della vita di un giovane. E stima che per l’accesso alla cultura un single tra i 18 e i 34 anni spenda 940 euro al Nord, 914 euro al Centro e 702 euro al Sud. Anche lo sport può rappresentare una barriera economica arrivando a pesare per 1.031 euro l’anno al Nord, 863 euro al Centro e 831 euro al Sud.
Il benessere psicologico
In ultimo, il rapporto approfondisce il tema della salute mentale e del benessere psicologico. In Italia il costo medio di una seduta di psicoterapia si aggira intorno ai 60 euro. Dunque, se ipotizziamo un percorso terapeutico di almeno 6 mesi, il costo è di 1.440 euro: una cifra inaccessibile per molti studenti. Purtroppo, non esistono finanziamenti statali per un servizio di psicoterapia pubblica. Alcuni atenei e istituti scolastici promuovono gli sportelli di assistenza psicologica gratuita, ma è una pratica non presente su tutto il territorio nazionale e spesso il numero di richieste conduce a tempi d’attesa che superano i 6 mesi. Per questo molti giovani rinunciano a prendersi cura della propria salute mentale. Da qui la proposta di Udu (Unione degli Universitari) attualmente depositata alla Camera, che propone un servizio strutturale di sportelli gratuiti nelle scuole e negli atenei.
La rinuncia agli studi
Nel frattempo, solo il 28,3% della popolazione tra i 25 e i 34 anni riesce a conseguire un titolo universitario, molto al di sotto della media OCSE che si attesta al 47,1%. In particolare, nell’anno accademico 2020/2021 c’è stato un considerevole aumento del tasso di abbandono degli immatricolati, che ha raggiunto il 14,5%. Il 20,4% rinuncia dopo 3 anni, il 24,2% addirittura dopo 6. Sono tanti i fattori che determinano questo andamento: tra questi il costo eccessivo degli studi. Cresce sempre di più l’incertezza sul futuro, con timori riguardo alla possibilità di trovare un lavoro, di raggiungere l’indipendenza economica e di avviare un progetto di vita. Da tempo scuola e università hanno smesso di essere una priorità per la politica. Eppure è proprio lì che dovremmo investire: l’istruzione è il propulsore dell’innovazione e della ripresa del Paese.
di Martina Bortolotti