Diritto allo studio a rischio: universitari senza alloggi

Diritto allo studio a rischio: universitari senza alloggi

Sono 824 mila gli studenti fuori sede in Italia. Di questi, meno del 5% trova alloggio in una residenza pubblica. Il restante 95% deve rivolgersi al privato con costi alle stelle e contratti non in regola. Il diritto allo studio non è adeguatamente garantito. È questo il quadro fornito dal report di Cgil, Sunia e Udu, “Casa: un’emergenza irrisolta”.

Mancano i posti letto

Secondo i dati del Ministero, in Italia si contano 824 mila studenti universitari fuori sede. I posti letto negli alloggi universitari sono appena 40 mila. Questo significa che solo il 4,9% trova alloggio nelle residenze pubbliche, o convenzionate con enti pubblici, per la garanzia del diritto allo studio. 

La situazione è molto diversificata a seconda del territorio. Si passa da un tasso di copertura praticamente insignificante come quello dell’Abruzzo, dove solo lo 0,2% degli studenti trova un posto, al 17,8% del Trentino Alto Adige. In ogni caso, comunque, si tratta di un livello di copertura assolutamente insufficiente e ben al di sotto della media europea.

Tra gli obiettivi posti dal Pnrr c’è, infatti, un adeguamento degli alloggi per gli universitari. Il Piano si propone di raggiungere una copertura minima del 20% entro il 2026. Si tratterebbe di realizzare almeno 60 mila posti letto, per una spesa complessiva di 960 milioni di euro.

Il Far West del mercato privato

Ma cosa fa chi non riesce a garantirsi un alloggio pubblico? O rinuncia agli studi fuori sede oppure si rivolge al privato, ed è quello che accade alla stragrande maggioranza degli studenti. Se prendiamo ad esempio le 8 città più grandi del Paese (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna e Firenze) ci accorgiamo che queste da sole ospitano 362 mila studenti fuori sede, pari al 44% di tutta Italia. Di questi, però, meno di 15 mila trovano posto nel pubblico. Sono 243 mila (il 96%) a trovarsi costretti a rivolgersi al mercato privato. 

Ma rivolgersi al privato significa entrare in un Far West. Sono pochissimi, infatti, i privati che applicano correttamente il contratto di locazione con canone concordato per studenti universitari, uno strumento che garantisce un prezzo moderato. La stragrande maggioranza di studenti è costretta a stipulare contratti a canone libero, con prezzi praticamente fuori controllo. E, di fatto, i posti letto da proprietari privati arrivano a costare oltre 4 volte il posto letto pubblico, fino ai 900 euro al mese. 

Si contano infatti, nelle 8 città, solo 27.440 contratti idonei. Le uniche due città che registrano dati incoraggianti sono Genova (dove il canone concordato studentesco raggiunge l’82%) e Roma (71%). La situazione è, invece, catastrofica in altre importanti città come Napoli (14%) e Bologna (19%). Ma la città con i dati peggiori è sicuramente Milano, dove il canone concordato è praticamente un’eccezione (9,6%).

Conclusioni

Ad emergere è un quadro allarmante che rende effettivamente inapplicato il diritto allo studio dei tanti ragazzi italiani che cercano una opportunità formativa fuori dalla propria regione. Secondo Cgil, Sunia e Udu è quindi necessario realizzare nuove residenze universitarie pubbliche e incrementare il Fondo per gli studenti fuori sede al fine di rendere quello allo studio un diritto effettivo e garantito.

di Martina Bortolotti