Il sindaco Claudio Milandri spiega a Spazio Pubblico perché è stata adottata la tariffa che premia i più virtuosi e i vantaggi che ne sono derivati per tutta la comunità.
Civitella di Romagna è un Comune della Provincia di Forlì-Cesena. È in cima alle classifiche dei territori che riciclano di più. Tra i dati più virtuosi, colpisce in particolare la bassissima produzione annuale di rifiuti per ogni cittadino. Spazio pubblico ha chiesto al primo cittadino Claudio Milandri come è stato possibile raggiungere questi risultati.
Sindaco, come è iniziato questo percorso?
Alcuni anni fa abbiamo deciso di andare verso la tariffa puntuale (la tariffa che premia chi ricicla di più, ndr). All’inizio, rispetto al resto dei Comuni dell’Unione di cui facciamo parte, eravamo un po’ titubanti perché il quadro non era molto chiaro. Poi ci siamo convinti che era la cosa migliore per noi.
Come si monitora la quota di raccolta differenziata realizzata da ciascuna famiglia?
La verifica si fa quando i camioncini dell’azienda Alea, la Società in house providing di 13 Comuni della Provincia di Forlì-Cesena, vengono a recuperare i rifiuti, a seconda del tipo di raccolta. Per l’indifferenziata passano una volta ogni 15 giorni: pesano il materiale raccolto presso la famiglia o condominio e lo imputano, attraverso la corrispondenza di un codice nel bidone, alla singola famiglia. Che, quindi, alla fine del processo paga in base a quanto ha smaltito. Si pesa solo l’indifferenziato: la raccolta del differenziato, invece, è gratuita. Per l’umido, abbiamo stabilito un determinato numero di consegne gratuite in base al numero dei componenti del nucleo familiare. Se si va oltre, si paga. Ma di fatto non si arriva mai a superare questo tetto. Il risultato è che il nostro indifferenziato, il ‘secco’ , è di 35 chili pro capite annuali. Un dato bassissimo. Quando abbiamo iniziato questo percorso diversi anni fa fummo l’unico Comune, tra i 15 di allora, che puntò molto sulla formazione nei confronti dei cittadini. Siamo 4.000 abitanti, organizzammo 15-16 riunioni un po’ ovunque: nelle frazioni, nel paese, nei piccoli rioni. Andammo da tutti e spiegammo in modo molto preciso e puntuale le procedure. Le persone apprezzarono molto. E la risposta fu estremamente positiva.
Quindi le famiglie sono attente a non produrre troppi rifiuti…
Sì, abbiamo lavorato molto anche su questo. Il concetto è: “più sei virtuoso, meno paghi in bolletta”. Parliamo di alcune decine di euro l’anno in meno rispetto a chi non adotta questo sistema, che in un periodo di crisi come questo non sono trascurabili. In più, chi si è dotato della compostiera per l’umido ha risparmiato ulteriormente. La gente risponde bene anche per questo risparmio che si ottiene, oltre che per la cultura del rispetto dell’ambiente.
Dal punto di vista delle abitudini quotidiane, ci sono delle incombenze in più rispetto al vecchio sistema?
Prima avevamo un bidone dove si buttava tutto dentro. Ed in alcuni casi il bidone non era vicino casa, quindi bisognava caricare il sacchetto in macchina e andare a buttarlo. Oggi abbiamo i bidoncini per la differenziata: la sera precedente alla mattinata prevista per la raccolta occorre ricordarsi di esporre il bidone. Una volta svuotato, lo si riporta in casa. Ci sono pochi casi in cui il camioncino si ferma ad un punto di raccolta che serve 3-4 case vicine, e qui bisogna portare il proprio bidoncino. Ovviamente tutto è migliorabile, magari nel tempo lo faremo.
La transizione ecologica è un costo o un’opportunità per il Comune?
Per un senso di civiltà è una cosa che dobbiamo fare. I cambiamenti climatici, tutto quanto è successo, in particolare in questi ultimi due anni, ci dimostrano che se non siamo disponibili a fare delle scelte diverse su alcune cose rischiamo davvero. Bisogna essere conseguenti a questi cambiamenti. Sì, certo, ci vuole un po’ di tempo in più per organizzarsi in questo senso, ma alla fine si fa, tranquillamente. Conviene al Comune, conviene al pubblico, conviene a tutti.
Il “pubblico” virtuoso esiste e funziona. Il prossimo passo?
In questo momento in esposizione restano solo le campane per il vetro. Adesso stiamo spingendo per estendere la raccolta puntuale anche a questo materiale, così eliminiamo anche quelle.
Secondo lei è un modello che potrebbe essere esportato nelle grandi città?
Certamente.
Quindi il rifiuto che diventa risorsa non è solo uno slogan…
Assolutamente non è solo uno slogan! Bisogna solo avere un po’ di pazienza, poi i risultati si vedono, e le persone sono molto contente perché sentono di aver contribuito a questa scelta. Che, tra l’altro, aumenta anche il decoro generale: non si vedono più i cassonetti nelle strade, è tutto più pulito. È un percorso che conviene davvero a tutti.
di Valerio Ceva Grimaldi