Riciclare fa bene, anche alle nostre tasche

Si diffonde in Italia la tassa che premia chi produce meno rifiuti e differenzia di più

Differenziare i rifiuti non è solo un’azione di buon senso a tutela dell’ambiente e della nostra salute, ma anche un ottimo modo di risparmiare. E di incentivare il lavoro green. Molti Comuni italiani, infatti, hanno introdotto negli ultimi anni la “tariffa puntuale” (TARIP), una tassa che premia chi produce meno rifiuti e li smaltisce correttamente e penalizza chi non differenzia. Una misura che, secondo il Rapporto Comuni Ricicloni 2022 di Legambiente, coinvolge ad oggi 1001 Comuni (il 12,7%), prevalentemente nel Nord Italia. L’85% infatti si concentra tra Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia e Piemonte. Il Centro è in lenta crescita mentre al Sud, ad oggi, sono appena sette le esperienze di tariffazione puntuale, divise tra Abruzzo, Sicilia e Puglia. 

Ma come funziona esattamente la tariffa puntuale? Si tratta di una tassa sui rifiuti che, al calcolo ordinario basato sui metri quadri e sul numero di residenti di ogni abitazione (la TARI), aggiunge una componente variabile che fa riferimento ai consumi effettivi di ogni nucleo familiare, attraverso un sistema di conteggio dei chilogrammi di rifiuti indifferenziati. Per la rilevazione vengono adottati dei cassonetti dotati di chip, delle buste con codice a barre ed ogni utenza è in possesso di una chiave elettronica o tessera sanitaria per accedere alla raccolta rifiuti.

Riconosciuta ufficialmente dall’Unione Europea la TARIP segue il principio comunitario del “chi inquina paga”. Il senso è quello di modificare i comportamenti individuali e di trasmettere, attraverso la logica della premiazione-penalizzazione, una maggiore consapevolezza e attenzione alla gestione dei rifiuti e delle risorse naturali a nostra disposizione che, anche se tendiamo a dimenticarlo, non sono illimitate.

 

di Martina Bortolotti