Mario Tozzi: “Cambiamenti climatici, la politica se ne occupi”

Mario Tozzi: “Cambiamenti climatici, la politica se ne occupi”

Il geologo e divulgatore scientifico a Spazio Pubblico: “Il nucleare? Servono 20 miliardi e 20 anni per una centrale. Puntare subito sulle rinnovabili”

Come pensa si stiano muovendo i principali attori internazionali nella lotta ai cambiamenti climatici? C’è un esempio di Paese particolarmente virtuoso da seguire sul tema della transizione ecologica?

Esempi virtuosi non ce ne sono. Recentemente gli Stati Uniti hanno messo in piedi una serie di disposizioni contro i cambiamenti climatici, ma non saranno particolarmente efficaci. Il fatto è che non si vuole rinunciare proprio a nulla. Capisco le difficoltà di chi si ritrova a prendere decisioni politiche, ma quello che sarebbe utile attuare è un cambiamento significativo dello stile di vita. Un indiano emette in media 2 tonnellate di emissioni di anidride carbonica all’anno, un americano 18. Non si può chiedere al cittadino dell’India di cambiare se tu, cittadino americano, non fai nulla per migliorare la situazione. 

Durante quest’estate fenomeni atmosferici estremi e siccità hanno posto sotto gli occhi di tutti le dirette conseguenze dei cambiamenti climatici. Cosa è necessario fare nell’immediato? 

Nell’immediato si riesce a fare sempre molto poco. Sulla siccità, per esempio, sarebbe stato opportuno intervenire prima, cioè durante l’inverno. Già a marzo si sapeva che sarebbe stata un’estate caratterizzata dalla siccità, ma effettivamente nessuno ha fatto granché. 

Come sostengono molti scienziati, l’Italia è tra i Paesi più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Cosa e quanto rischiamo? 

Si, lo confermano gli ultimi dati emessi dal CNR. Nel nostro Paese i cambiamenti climatici stanno facendo particolarmente male; lo vediamo dalle ondate di calore o dalle frane sulle Dolomiti. Anche noi dovremmo affrontare il problema diversamente. Siamo un Paese ricco di acqua, perché ce ne abbiamo così poca? Perché ne facciamo un uso eccessivo e non sostenibile. In molti usano e sprecano l’acqua senza neanche rendere conto a nessuno dei consumi e questo è un bel problema. 

Lei ha criticato, con serenità e senza polemica, Jovanotti per l’impatto ambientale provocato dal Jova Beach Party. 

Ci devono essere operazioni sostanziali. Suggerivo a Jovanotti di fare un’operazione legata a determinati progetti: riqualificazione delle spiagge o offrire una nuova nidificazione delle tartarughe. Insomma, si possono fare un sacco di cose e quello che non si può fare è lasciare che tutto rimanga invariato. Dal punto di vista artistico mi piace Jovanotti, non c’è niente di pregiudizievole nei suoi confronti. Però deve rimodulare queste attività, perché probabilmente non sono sostenibili da nessuna spiaggia. Stiamo parlando di eventi da decine di migliaia di persone, sono troppo impattanti. Quello che rimprovero è la scarsa capacità di vedere le conseguenze di quello che si fa, ma questo è un problema di tutti e non soltanto di Jovanotti. Noi gli impatti non li percepiamo tanto facilmente perché soffriamo nel vederli, ci mettono di fronte alle nostre responsabilità e ci danno fastidio. 

Nei giorni scorsi è stata lanciata una petizione e un appello alla politica da parte della comunità scientifica. Si chiede di porre la questione climatica in cima all’agenda politica, per il benessere economico e sociale del Paese. Lei cosa ne pensa? La sosterrà?

Certo. La petizione ha lo scopo di sollecitare chiunque governerà a prendere provvedimenti seri nella lotta ai cambiamenti climatici. In questa campagna elettorale il tema è largamente assente. Basti pensare che qualcuno ancora propone il nucleare, come se questo possa rappresentare una risposta. L’ultima centrale nucleare costruita in Europa è stata realizzata in Finlandia ed è stata terminata pochi mesi fa dopo più di 13 anni di lavori e 16 miliardi di spesa. Capite bene che non può essere la soluzione. Da noi occorrerebbero 20 anni e 20 miliardi di euro per ottenerla. Non può essere efficace contro i cambiamenti climatici, noi dobbiamo agire adesso. Quei soldi possono essere spesi meglio nell’energia rinnovabile, piuttosto che perdere tempo e risorse in altre maniere. Il dibattito sul nucleare non ha alcun senso. 

Perché è importante affrontare il tema dei cambiamenti climatici, dell’energia rinnovabile, della tutela dell’ambiente? L’assenza di una strategia politica su questi temi quali ricadute economiche e sociali ha?

Il fatto di non aver un piano d’azione e di non portare a compimento nulla è comunque uno spreco di risorse. E poi si perdono vite umane, perché episodi come quello della Marmolada non avvengono per caso. Tutti i fenomeni atmosferici a carattere violento sono determinati dai cambiamenti climatici e comportano inevitabilmente perdite umane ed economiche.  

 

di Matteo Mercuri