Per capire le ragioni del conflitto in atto nell’Est Europa è necessario andare indietro di qualche anno, a quando l’Ucraina provava concretamente a volgere lo sguardo ad Occidente, per la prima volta. Questo Paese negli ultimi vent’anni è stato attraversato da diverse mobilitazioni, contro la corruzione dell’establishment e in difesa dei diritti civili. La sua popolazione, nonostante l’influenza russa e la massiccia presenza di persone russofone, persevera e lotta da anni per il consolidamento del suo sistema democratico e per l’ingresso nell’Unione Europea. Vi proponiamo quindi “Winter on fire”, un documentario disponibile su Netflix molto utile a spiegare l’attaccamento ai valori democratici e l’anima europeista della popolazione ucraina.
Andiamo per un attimo indietro sino al marzo del 2012, quando l’Unione Europea e l’Ucraina avviarono un accordo di scambio commerciale. La strada si mise subito in salita. I leader europei dichiararono che l’accordo non sarebbe stato ratificato se l’Ucraina non avesse affrontato alcune questioni sull’applicazione di una vera democrazia e sullo “Stato di diritto”. A metà dell’agosto 2013, la Russia modificò le proprie regole doganali sulle importazioni dall’Ucraina, vietando l’ingresso delle sue merci. Una strategia di pressione tesa a complicare l’accordo commerciale con l’Unione Europea che portò il Presidente ucraino ad annunciare l’abbandono delle trattative con l’Occidente e la ripresa delle relazioni con la Russia. Gli ucraini però non la presero bene e non rimasero fermi a guardare.
“Winter on fire” parla del movimento “Euromaidan” nato negli ultimi mesi del 2013 da piccole proteste studentesche, trasformatosi in breve tempo in una mobilitazione nazionale durata circa tre mesi per chiedere a gran voce l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. La rivoluzione che si protrasse fino ai primi mesi del 2014 fu seguita dal rifiuto della Russia di riconoscere il nuovo governo provvisorio, definendo la rivoluzione un colpo di Stato, accusando gli Stati Uniti e l’Unione Europea di aver finanziato e diretto la rivoluzione. Successivamente la Russia prese il controllo della penisola di Crimea, iniziarono i disordini nel Donbass e sette anni dopo Putin decide di invadere l’Ucraina.
di Matteo Mercuri
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