"The winter of discontent, il diritto di sciopero sotto attacco nel Regno Unito

“The winter of discontent”, il diritto di sciopero sotto attacco nel Regno Unito

Lo scorso 10 gennaio il governo britannico ha pubblicato la legge sullo Sciopero e i servizi minimi essenziali, un progetto di legge che darà una ulteriore stretta al diritto di sciopero nel Regno Unito. Questo ha dato il via ad un’ondata di scioperi, anche nei servizi pubblici, e alla pronta reazione di solidarietà tra i sindacati di tutta Europa.

Come funziona il diritto di sciopero nel Regno Unito

Va detto in premessa che nel Regno Unito, a differenza del nostro Paese, lo sciopero non è inserito in Costituzione, non è un diritto soggettivo e di conseguenza è vietato fare scioperi cosiddetti ‘politici’ o di solidarietà. Molto complicate inoltre le procedure per indire uno sciopero: in tutti i settori, compresi i servizi pubblici, bisogna prima avviare le cosiddette procedure di voto (ballots) tra i lavoratori. Si tratta di una procedura complicata, tramite ufficio postale, e il governo ha negato il voto online per semplificare. Inoltre, affinché lo sciopero sia legittimo, il sindacato deve ottenere la maggioranza semplice dei votanti a favore. Per indire lo sciopero deve essere raggiunto un quorum di partecipazione pari al 50% dei lavoratori aventi diritto e se lo sciopero riguarda un servizio pubblico essenziale è previsto un ulteriore requisito del 40% di voti a favore. La protezione e l’immunità delle lavoratrici e dei lavoratori in caso di sciopero, che per la legge britannica è considerato una ‘violazione del contratto’, hanno durata limitata (fino a 12 settimane). Per quanto riguarda i servizi pubblici, secondo la legislazione vigente vi sono alcuni servizi considerati essenziali, come in tutti i Paesi europei, che devono garantire diritti come salute, sicurezza e soccorso, e i livelli minimi vengono stabiliti oggi a livello di relazioni sindacali aziendali e territoriali.

“The winter of discontent” e la nuova proposta di legge

The Winter of discontentè il tormentone di questo inverno britannico. Questo perché dopo la tempesta del Covid, le conseguenze della Brexit e la crisi economica, il Regno Unito è stato sconvolto recentemente da un’ondata di scioperi anche nei servizi pubblici, cominciata con le ferrovie e che ha coinvolto in particolare il servizio socio-sanitario (infermieri, addetti alle ambulanze, ostetriche, operatori sanitari, etc.) provato dalla lunga stagione della pandemia in cui gli stipendi sono stati gravemente indeboliti dall’inflazione e le condizioni di lavoro molto pesanti. Anche i vigili del fuoco sciopereranno alla fine del mese.

Per far fronte a questa situazione il Governo conservatore di Sunak, invece di negoziare le richieste di adeguamento dei salari dei sindacati, ha pensato bene di rispondere con la proposta di legge che darebbe una ulteriore e mortale stretta al già limitato diritto di sciopero dei britannici. Tale proposta prevede che sia il Ministero per le attività produttive a stabilire il livello minimo di servizio in settori come la sanità pubblica, le attività d’emergenza come vigili del fuoco e ambulanze, le scuole primarie e secondarie, i controlli di frontiera, la sicurezza nucleare e così via. In capo ai datori di lavoro rimarrebbe la verifica unilaterale del rispetto dei criteri fissati e gli stessi avrebbero facoltà di ricorrere alla precettazione e, in caso di inadempienza, venendo meno le immunità sindacali, scatterebbero sanzioni pecuniarie e disciplinari fino anche al licenziamento.

La risposta del mondo sindacale

La proposta di legge ha indignato i sindacati britannici e la confederazione sindacale TUC ha indetto una giornata di protesta il 1° febbraio, nello stesso giorno in cui il sindacato dei pubblici PCS ha indetto lo sciopero di 100.000 lavoratori delle Amministrazioni centrali. Altre azioni sono previste anche alla fine di gennaio. Epsu, la federazione europea dei servizi pubblici, sta convogliando la solidarietà internazionale dei sindacati europei a sostegno della lotta, con forti azioni di supporto a favore degli affiliati britannici.

 

Sappiamo bene che quando si attaccano questi diritti, sebbene il Regno Unito sia fuori dall’Europa, tali comportamenti tendono ad estendersi, come dei veri e propri virus, ad altri Governi. Non è un caso che il Governo conservatore inglese, una volta contestato, abbia tirato in ballo le legislazioni di altri Paesi europei tra cui l’Italia, dove però, paradossalmente, l’ultima stretta al diritto di sciopero è venuta da un Ministro del Partito Democratico che ha inserito i beni culturali tra i servizi minimi essenziali mettendo la fruizione dei beni artistico-culturali alla stessa stregua del diritto alla salute o alla giustizia. La globalizzazione nelle limitazioni dei diritti è un male sempre più diffuso e per questi motivi un attacco al diritto di sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori britannici va considerato, ovunque in Europa e nel mondo, come un attacco ai diritti di tutte e di tutti. La solidarietà tra lavoratrici e lavoratori nel mondo, pur non essendo molto di moda, è una pratica essenziale per la difesa della democrazia.

 

di Nicoletta Grieco