sondaggio smart working

Sondaggio smart working, per i lavoratori deve proseguire ma con delle regole

Smart working, una modalità di lavoro da tutti conosciuta ma quasi mai utilizzata prima della pandemia dalle pubbliche amministrazioni. E che oggi fa molto discutere. È una modalità di lavoro che può essere utilizzata anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria? Può rappresentare un’opportunità per il Paese e per i lavoratori?

Per rispondere a queste domande abbiamo voluto sentire un esperto del settore, Carlo Mochi Sismondi, Presidente di ForumPa, e abbiamo voluto lanciare un sondaggio a cui hanno partecipato oltre 4.100 dipendenti pubblici che ci hanno fornito un quadro della situazione nelle Amministrazioni pubbliche.

IL SONDAGGIO

Mai utilizzato prima della pandemia.

Traspare con una certa evidenza come lo smart working sia una modalità di lavoro che, seppur conosciuta, non veniva utilizzata prima dell’emergenza pandemica. Infatti il 91,7% degli intervistati dichiara di non essere mai stato in smart working prima del lockdown del 2020.

sondaggio smart working

Prima della pandemia, nelle Amministrazioni pubbliche meno del 10% del personale utilizzava lo smart working. Con l’esplosione dell’emergenza sanitaria, invece, sono tra il 50 e l’80% i dipendenti di un’amministrazione che hanno usufruito dello smart woking.

Lo smart working deve continuare ad essere utilizzato dopo la pandemia.

E adesso? Quando l’emergenza sanitaria da Covid-19 arriverà a conclusione, lo smart working potrà diventare una modalità di lavoro ordinaria o ce lo lasceremo alle spalle? Secondo l’84% degli intervistati lo smart working dovrebbe diventare una modalità di lavoro ordinaria.

Lo smart working aiuta nella gestione casa-lavoro.

Ma quali sono le ragioni che più spingono i lavoratori ad utilizzare questo strumento? Una migliore gestione del tempo di lavoro (secondo il 46,5% degli intervistati), la necessità di accudire figli minori o genitori anziani (34,1%) e l’eccessiva distanza tra casa e lavoro (32,2%) sono le ragioni che più influiscono sulla scelta di ricorrere allo smart working.

Smart working, sì… ma con quali regole?

La maggior parte delle persone (53%) utilizzerebbe lo smart working per due o tre giorni alla settimana. E i restanti giorni lavorerebbe in presenza.

Ma anche nel caso di lavoro da remoto, secondo gli intervistati è giusto che i lavoratori (e le Amministrazioni) rispettino gli stessi obblighi sull’orario di lavoro, i permessi e gli straordinari.

Ma chi dovrebbe regolamentare tutti questi aspetti? Secondo l’88,4% degli intervistati lo smart working dovrebbe essere regolamentato dai contratti nazionali. Solo secondo l’11,6% dovrebbe riguardare un contratto individuale tra lavoratore e dirigente,

 

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