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Simbiosi uomo-macchina: dove vuole arrivare la scienza?  

Una start up ha installato un dispositivo nel cervello di un essere umano

Un dispositivo impiantato nel cervello di un essere umano: progresso vuol dire anche questo. L’operazione è avvenuta il 28 gennaio scorso e ad annunciarlo è stato Elon Musk con un tweet su X.com, il suo social network. Ad effettuare l’esperimento è stata Neuralink, la start up dell’imprenditore statunitense fondata nel 2016 che si occupa di sviluppo tecnologico in ambito biologico.

Come è andato l’esperimento?

Neuralink sta sviluppando un dispositivo chiamato interfaccia neurale (Brain-computer interface, o Bci). Anche se Musk ha dichiarato che l’obiettivo finale è quello di “raggiungere una simbiosi con l’intelligenza artificiale“, per ora l’azienda sta lavorando a un obiettivo molto più modesto: permettere alle persone paralizzate di controllare un cursore o una tastiera con il proprio cervello.

Per la prima volta, quindi, questo dispositivo è stato installato in un essere umano. L’operazione è avvenuta tramite un robot, chiamato R1, che ha installato l’impianto con un ago più sottile di un capello. Il dispositivo, a cui è stato dato il nome di Telepathy, nei prossimi mesi dovrebbe dare delle informazioni sull’attività dei neuroni del paziente. Potrebbero passare diversi mesi prima di sapere se il soggetto sarà in grado di utilizzare con successo l’impianto per controllare un computer o un altro dispositivo: dovrà prima recuperare dall’intervento chirurgico e iniziare un addestramento all’uso della Bci, che può richiedere diverse settimane.

Né la start up, né Elon Musk hanno fornito ulteriori dettagli su come sia andata l’operazione. Ci si è limitati ad affermare che è stata effettuata domenica e che il paziente si sta riprendendo con risultati iniziali promettenti. Neuralink, comunque, non è la prima società a praticare impianti cerebrali, ma utilizza alcune nuove tecnologie che potenzialmente potrebbero rivoluzionare il settore.

Qual è l’ambizione di Neuralink?

Negli scorsi anni Neuralink aveva già fatto diversi test sugli animali, e lo scorso maggio era stata autorizzata dalla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa di farmaci e dispositivi medici, a effettuare test anche sugli esseri umani. L’impianto effettuato domenica rientra quindi nei test clinici consentiti dalla FDA, che dovranno poi essere comunque sottoposti a controlli da parte delle autorità. Se gli esperimenti funzioneranno e si riveleranno sicuri per i pazienti, Neuralink nei prossimi anni potrà chiedere alla FDA di autorizzare la commercializzazione dei propri dispositivi.

L’obiettivo di Neuralink è di costruire un ponte tra il nostro cervello e i computer, con il fine primario di potenziare le abilità umane nel difendersi dai più comuni disturbi di origine neurologica e lo scopo ultimo di realizzare una integrazione uomo-macchina. La sperimentazione avviata da Musk si propone di curare malattie attualmente prive di cura, come la SLA o il morbo di Parkinson, e di risolvere problemi seri quali la paralisi, la cecità e persino la depressione. Ma la comunità scientifica invita alla prudenza e chiede di tenere alta l’attenzione su eventuali rischi di questa implementazione tecnologica.

 

di Matteo Mercuri