“Sguardi di MeMoria”, la mostra sulla Shoah che ci (ri)guarda da vicino

“Sguardi di MeMoria”, la mostra sulla Shoah che ci (ri)guarda da vicino

Arriva a Roma “Sguardi di MeMoria, quello che della storia non sapevamo”, un progetto artistico itinerante che nasce in risposta a quanto accaduto due anni fa a Pomezia quando l’istituto Largo Brodolini fu imbrattato da scritte antisemite. Dalla generosità del maestro Georges de Canino ha preso vita una narrazione artistica che ricostruisce storie e volti di vittime, resistenti, sopravvissuti, e si estende a chi ha combattuto per le libertà e i diritti civili in tutto il mondo. Dopo aver toccato varie città, le 42 opere che il maestro Georges de Canino ha donato alla scuola di Pomezia approdano a Roma, in mostra presso Villa Altieri fino al 17 gennaio. Nello stesso periodo seminari, incontri e workshop coinvolgeranno le scuole e varie realtà del territorio.

Sono le microstorie nella grande storia a toccare le corde più profonde dell’essere umano, ad avvicinare da un punto di vista unico alla tragedia della deportazione e del massacro di sei milioni di persone. Il titolo stesso evoca responsabilità e coinvolgimento: “Sguardi di MeMoria è uno sguardo che guarda “me”. Entrare nello sguardo dei volti rappresentati riguarda ogni aspetto di se stessi, di quello che siamo stati e vogliamo essere, di quale impegno ci prendiamo, oggi che i testimoni diretti iniziano a scomparire, come sentinelle della memoria, spiega Deborah D’Auria, ideatrice del progetto insieme a colleghi di altre scuole d’Italia.

L’obiettivo è educare alla responsabilità, a contrastare nuove e striscianti forme di antisemitismo, che si connettono a ogni più generale forma di discriminazione, razzismo e violenza. Oggi che la stessa scuola non è esente da episodi di questo tipo, come dimostra la recente cronaca di un insegnante che ha rivolto accuse antisemite a un ragazzo.

L’intera opera di De Canino, uno dei più importanti artisti ebrei contemporanei, mira a restituire dignità e vita agli innumerevoli protagonisti involontari dell’orrore, raccontando, attraverso una tecnica mista che stratifica fotografie, scrittura, disegno e pittura, storie al di là della tragedia e fuori dai concetti di vittima o eroe, stereotipi che a loro volta possono allontanare la comprensione, far recedere nell’indifferenza tutto ciò che è lontano o altro da noi, cedere alla tentazione di distogliere, appunto, lo sguardo.

 

di Chiara Pinzuti