L’Emilia Romagna stanzia 14 milioni per la realizzazione di comunità energetiche anche nei grandi centri
Aumenta vertiginosamente il costo delle bollette, sale l’inflazione e molte famiglie italiane si trovano in una grave situazione di disagio economico. Come uscire da questo clima di incertezza? Una risposta da parte della politica è necessaria e c’è chi guarda alla transizione ecologica come ad un’ottima opportunità, per le famiglie, le imprese e il Paese, di ripartenza e rilancio. Ne abbiamo parlato con Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna.
La Cgil ha proposto di allargare la platea destinataria del bonus energia per aiutare le famiglie. Come Regioni, quali altre azioni possono essere intraprese per sostenere le famiglie, in particolare quelle più in difficoltà?
La Regione Emilia Romagna, per esempio, ha approvato il 24 maggio una legge importante che mira all’indipendenza energetica e a contrastare la povertà energetica, con un sostegno regionale, per il momento di 14 milioni di euro, per la costruzione delle comunità energetiche. Abbiamo deciso di sostenere in particolar modo quelle con una forte valenza sociale, che abbiano al loro interno persone in difficoltà economica, oppure che coinvolgano, ad esempio, le case popolari, dove c’è un’utenza fragile: famiglie che stanno letteralmente scegliendo quale pagamento ritardare tra la luce e l’affitto. Infatti, mentre agiamo su questo versante, stiamo agendo anche sul fronte del sostegno all’affitto: arriveremo a breve a un importantissimo bando che in questi anni abbiamo voluto rendere sempre più equo, sempre più attento a ridurre le disuguaglianze e quindi dando risposte diverse a seconda dei bisogni delle persone. Dobbiamo agire con una pluralità di azioni di supporto alle famiglie che oggi sono in difficoltà, non solo sul fronte energetico ma anche sul fronte del caro vita, dell’aumento dei prezzi, di un’inflazione che questa settimana si è evidenziato essere la più alta da molto tempo a questa parte. Noi sicuramente vogliamo fare la nostra parte, ma ci sarà bisogno di un sostegno forte e duraturo del governo finché la situazione lo richiederà.
È dunque possibile replicare un modello virtuoso come quello delle comunità energetiche dei piccoli Comuni su territori più ampi?
È auspicabile ed è possibile. La nostra è una legge che vuole supportare l’intera filiera, partendo dai percorsi di sensibilizzazione alla cittadinanza su questa opportunità, all’investimento nelle competenze che servono per gestire queste comunità, fino alla predisposizione dei progetti e all’acquisto e all’installazione degli impianti. Il Pnrr mette risorse importantissime sulle comunità energetiche, però lo fa unicamente per quei Comuni che hanno meno di 5 mila abitanti. Noi con la nostra legge regionale, invece, non abbiamo messo un limite dimensionale: sosterremo anche le progettualità di comunità energetiche che riguardano ad esempio quartieri delle città. Bisogna costruire dei modelli in grado di adattarsi anche alle esigenze specifiche di territori diversi.
A causa del conflitto russo-ucraino e del taglio delle forniture di gas da parte della Russia, parte della politica sta proponendo di accantonare momentaneamente la transizione ecologica e puntare sui combustibili fossili. Lei cosa ne pensa?
Io sono convinta che a portarci all’indipendenza energetica vera siano le energie rinnovabili, le uniche vere energie di pace. Non è cambiando la nostra dipendenza dal gas russo con quella da fonti fossili di altri Paesi che, in prospettiva, ci rendiamo davvero indipendenti. Serve da parte del governo un forte investimento sullo sviluppo delle energie rinnovabili. Siamo in forte ritardo in questo Paese su una infrastrutturazione verde di energia pulita e rinnovabile che ha una grande potenzialità anche di creazione di nuovo lavoro di qualità e di buona impresa. Riutilizzare le ricette del passato non ci porterà fuori da questa crisi ma rischia di mantenerci fragili rispetto a nuove crisi.
di Martina Bortolotti
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