Prato allo Stelvio: l'energia al servizio dei cittadini

Prato allo Stelvio: l’energia rinnovabile al servizio delle persone

Wunderer: “I nostri impianti ci permettono di risparmiare più di un milione di euro all’anno e di ridurre il costo delle bollette del 30%-40%”

Il Comune di Prato allo Stelvio è uno dei 40 Comuni italiani 100% rinnovabili citato anche nell’ultimo rapporto di Legambiente sulle comunità rinnovabili. Una realtà in cui grazie al mix di tecnologie da fonti rinnovabili si è in grado di produrre più energia elettrica e termica di quella consumata dalle famiglie residenti. Un’eccellenza del nostro Paese che Michael Wunderer, vice-Presidente della cooperativa “Azienda Energetica Prato allo Stelvio”, ci ha aiutato a raccontare.

La vostra cooperativa ha una storia decennale. Come è nata l’idea di produrre energia rinnovabile e di condividerla tra la popolazione, dando vita ad una delle comunità energetiche più efficienti del Paese? 

La nostra cooperativa esiste ormai da quasi 100 anni: la prima centrale elettrica entrò in funzione nel 1925 e per sostenere i costi e dividere i rischi si pensò di fondare la cooperativa alla quale aderirono da subito 47 cittadini. All’ora le ragioni della sua nascita furono dettate dalla carenza energetica e dalla situazione economica. Prato allo Stelvio si trova in zona periferica, dove le grandi aziende e le reti elettriche non avevano alcun interesse ad arrivare. Da qui scaturirono anche ovvie necessità di sopravvivenza economica e la cooperativa rappresentò l’unica risposta possibile per far fronte ad esigenze e interessi comuni: un modello per “auto-aiutarsi”.

Oggi si può dire che il coraggio, la determinazione dei singoli cittadini e la buona gestione hanno dato i loro frutti. La cooperativa è ormai parte integrante della comunità di Prato allo Stelvio con circa 1500 soci, più dell’80% delle famiglie e delle imprese, apportando benefici economici, ambientali e sociali. Georg Wunderer, Presidente della cooperativa per quasi 40 anni fino al 2018, affermava sempre che l’energia non deve essere al servizio del capitale, ma delle persone. 

Quali tipi di energia rinnovabile e di impianti avete sviluppato?

Non produciamo soltanto energia elettrica rinnovabile, ma anche energia di calore attraverso due centrali di teleriscaldamento dalle quali l’energia viene distribuita attraverso una rete sotterranea fino ai membri della cooperativa. Nello specifico per la produzione di energia elettrica disponiamo di 4 centrali idroelettriche, 4 impianti di cogenerazione, un impianto fotovoltaico ed uno a biogas. L’energia termica, invece, la produciamo attraverso 3 caldaie a biomassa, 4 moduli di cogenerazione e 2 pompe di calore. 

Quali sono i primi passi fondamentali per costituire una comunità energetica?

Il desiderio di una comunità energetica deve nascere dal basso, tra la gente. Naturalmente dipende anche dalle condizioni geografiche del territorio; si deve trovare la tecnologia più conforme ad esso. Esiste un’ampia gamma di tecnologie disponibili ed è possibile iniziare con piccoli progetti e successivamente avanzare passo dopo passo. Le idee ed i progetti poi vengono da sé.

Quali sono i numeri in termini di riduzione dell’inquinamento e di risparmio economico per il paese e per i cittadini? 

Rispetto ai metodi di produzione di energia tradizionali riusciamo ad abbattere le emissioni di Co2 di circa 10 tonnellate all’anno. Per quanto riguarda l’aspetto economico, i nostri impianti ci permettono di risparmiare più di un milione di euro all’anno. Ogni famiglia del nostro Comune risparmia in media il 30%-40% rispetto ad una famiglia che consuma energia attraverso i grandi fornitori. La nostra cooperativa non ha scopo di lucro ed i proventi sono riutilizzati per pagare i nostri dipendenti, per rimodernare il sistema di produzione e distribuzione dell’energia e per garantire nuovi servizi.

I vantaggi per i cittadini e per le aziende di Prato allo Stelvio si esprimono quindi in un basso costo dell’energia, in continui investimenti con la partecipazione delle imprese locali, nella creazione di posti di lavoro e in tanti nuovi servizi come la fibra ottica che portano un valore aggiunto ai membri della cooperativa. Tutto questo ha rafforzato la posizione commerciale di Prato, tanto da attirare l’insediamento di nuove imprese. Inoltre, al contrario di tanti piccoli centri, non abbiamo problemi di migrazione, anzi, stiamo addirittura vivendo una continua crescita.

Quali ostacoli avete dovuto affrontare per arrivare a questo risultato? 

Lo Stato non ha mai supportato i nostri progetti e soprattutto nelle prime installazioni abbiamo dovuto affrontare difficoltà economiche. Un’altra criticità è data dalla normativa europea sulle comunità energetiche che non riconosce cooperative come la nostra. Secondo la legge, infatti, per le aziende la produzione e la cessione di energia all’interno della comunità energetica non deve rappresentare l’attività principale, mentre per noi lo è. Per fortuna la nostra realtà rientra tra le “cooperative storiche” e riesce a sfuggire a queste limitazioni. 

È possibile, secondo Lei, ripetere l’esempio in altri paesi e città italiane? 

Con le ultime normative sulle comunità energetiche si sta muovendo qualcosa, ma è ancora troppo poco. Noi da molto tempo diciamo che modelli come il nostro possono essere replicati in altri luoghi e che la produzione di energia vada decentralizzata: una comunità energetica del sud Italia potrebbe distribuire tutta l’energia eccedente ad una città del nord Italia. Una delle sfide da superare è l’istituzione di trader, ovvero di enti che equilibrino produzione e consumi di energia di ogni comunità energetica e ne gestiscano la distribuzione. 

E’ possibile replicare le comunità energetiche anche in città molto grandi, da milioni di abitanti?

Non vedo problemi sotto questo punto di vista. Ovviamente una città di milioni di abitanti avrà consumi elevatissimi e avrà bisogno di più comunità energetiche. Ma con un sistema decentralizzato e quindi con comunità energetiche sparse per tutto il Paese, tutta l’energia non utilizzata da comunità energetiche di territori con una popolazione più bassa e meno densa, magari può essere distribuita nei grandi centri urbani. Con lo sviluppo che è in atto ora, nei prossimi anni sarà sicuramente fattibile.  

È questa la strada giusta da intraprendere per giungere all’autonomia energetica?

Per l’autonomia energetica ci vorrà ancora molto tempo e molti altri investimenti. Tra il 2008 e il 2012 in Italia installavamo impianti per la produzione di 4/6 gigawatt di energia rinnovabile all’anno, mentre negli ultimi anni siamo arrivati a sviluppare impianti per 200/300 megawatt all’anno. Se fossimo andati avanti con quella tendenza ora saremmo sicuramente in un’altra situazione; la dipendenza dal gas non sarebbe stata così forte come lo è ora e i rincari sui costi dell’energia non sarebbero stati così bruschi. 

 

di Matteo Mercuri