Se da una parte il web è fonte di preziose informazioni di attualità, culturali, tecniche e scientifiche accessibili a tutti, d’altro canto è il veicolo per eccellenza di diffusione delle cosiddette “fake news”, (le notizie false) sempre più confondibili in un mare magnum di campagne di informazione e disinformazione che sempre sono esistite ma che prima raggiungevano un pubblico più ridotto e con maggiore difficoltà. Oggi le nostre opinioni possono essere orientate senza che ce ne rendiamo conto. Pensiamo ad un social network, come ad esempio Facebook, Instagram o Youtube. Il loro algoritmo ci proporrà principalmente contenuti di nostro gradimento anche quando faziosi ed evidentemente falsi. Ciò perché lo scopo di queste piattaforme è trattenere il più a lungo possibile l’attenzione dell’utente su di esse. Pertanto, per esempio, se si fosse soliti soffermarsi su contenuti complottistici, la piattaforma tenderà a riproporci contenuti analoghi che, con grosse probabilità, risulteranno di nostro gradimento. Una enorme bolla che influisce sul nostro punto di vista.
Dovremmo allora smettere di informarci su internet? Ovviamente no, il web è una grande risorsa e per giunta a cui è possibile accedere in “tempo reale”, come nessun altro mezzo consente di fare. Quello che possiamo e dobbiamo responsabilmente fare è imparare a riconoscere le fonti attendibili da quelle che non lo sono. Un atto di responsabilità che ci aiuta a costruire un pensiero libero ma critico e che ci impedisce di renderci complici della diffusione di notizie false che crediamo vere, contribuendo – anche se in buona fede – alla loro circolazione. Purtroppo non sempre sui social basta verificare che chi pubblica la notizia sia qualcuno di cui ci fidiamo, tutti possiamo incappare in una fake news, spesso anche ben confezionata. Non dobbiamo mai dimenticare che l’oscurantismo diffonde disinformazione per mestiere, con lo scopo di disorientare il dibattito, di creare caos. Fidiamoci dunque di un’informazione solo se arriva da una fonte autorevole, istituzionale, competente in materia.
Esistono poi siti ben fatti di fact-checking (ovvero di verifica dei fatti) che svolgono questo lavoro con estrema precisione. Solo per citarne alcuni:
- Pagella politica, un progetto editoriale che si occupa di fact-checking e di analisi dell’attualità politica. Prendere in esame le dichiarazioni che i nostri politici fanno sui social network e ne verifica la veridicità
- Facta è un progetto di fact-checking che si occupa di bufale, notizie false e disinformazione. Il suo obiettivo è quello di segnalare ai lettori quali notizie, tra quelle che circolano sui media o sui social network, sono false, imprecise, decontestualizzate o reali e quali immagini o video modificati veicolano casi di disinformazione.
- C’è poi Bufale.net che lavora su “richiesta”. Attraverso un numero WhatsApp, permette ai lettori inviare segnalazioni su notizie di cronaca potenzialmente false che verranno successivamente prese in carico dagli “analisti”.
Per citare anche un paio di casi internazionali:
- Lo stesso vale per PolitiFacts, versione americana dei nostri siti di fact-checking. PolitiFacts propone un contatore in tempo reale della percentuale di notizie vere, false o parzialmente vere e false che sono in circolazione. Permette inoltre di accedere ai fact checking per Stati oppure per tematiche (es: elezioni, clima, salute, ecc.).
- Factcheck.org è il gemello di PolitiFacts. Si muove sempre in ambito statunitense e si occupa di monitorare l’accuratezza delle dichiarazioni dei principali attori politici nei discorsi pubblici, nelle interviste, negli spot televisivi e nei comunicati stampa. È inoltre possibile domandare loro di svolgere un fact checking inviando la propria richiesta.