Operatori sanitari, lavorano lontano da casa e poi non riescono a tornare

Operatori sanitari, lavorano lontano da casa e non riescono a tornare

Solo 1 su 10 ci riesce. È quanto emerge dall’indagine FP CGIL sulla mobilità in sanità pubblica

Vincono i concorsi, si trasferiscono in altre province o regioni con la speranza un giorno di riavvicinarsi a casa e alla propria famiglia. Ma per gli operatori sanitari è estremamente difficile riuscirci. È infatti poco più di 1 richiesta di mobilità su 10 ad essere accolta positivamente. A causa della grave mancanza di personale le aziende sanitarie non concedono ai professionisti di lasciare il posto. È quanto emerge dall’indagine della Funzione Pubblica CGIL sugli operatori sanitari, che ha raccolto oltre 2.400 risposte in un mese (gennaio 2024).

È 1 professionista sanitario su 2 ad aver fatto almeno una richiesta di mobilità. Un fenomeno diffuso specialmente al Nord, con una estensione che coinvolge anche alcune regioni del Centro. Al Sud, invece, il fenomeno è meno frequente. Emerge con evidenza la difficoltà nell’accoglimento delle domande. Infatti, solo il 14% di queste viene accolta, contro il 45% di domande rifiutate e il 41% di richieste ignorate (che non hanno ricevuto alcuna risposta). E nonostante il 72% dei richiedenti necessiti di uno spostamento inferiore ai 50 km (come previsto dalla norma sulla mobilità d’ufficio), l’86% delle richieste non viene accolto. Un fatto emblematico è che molti degli intervistati dichiarano di aver rinunciato a presentare la domanda di mobilità presupponendo già in partenza un rifiuto da parte della propria amministrazione.

Ma perché questa resistenza? Come suggerisce la FP CGIL, è lecito immaginare che le aziende siano restie a concedere il nulla osta per il cambio di sede a causa della mancanza di personale. Insomma, nessuna azienda sanitaria vuole rinunciare ai propri dipendenti. Da contratto, però, il lavoratore ha diritto di chiedere lo spostamento e l’azienda è tenuta a fornirgli una risposta entro 30 giorni, cosa che in quasi la metà dei casi non avviene, rimanendo del tutto ignorata. Per questo il sindacato segnala la necessità di presidiare il rispetto del contratto. Come? Innanzitutto, è bene verificare che, come previsto dalla legge, i bandi vengano annualmente pubblicati (e resi visibili). È necessario inoltre assicurarsi che i professionisti che vogliano farne richiesta, non siano in alcun modo ostacolati. In seguito è obbligo delle aziende rispondere alle domande arrivate e farlo nei limiti di tempo previsti dal contratto. Infine, è importante tenere conto delle condizioni personali e familiari di chi ha fatto richiesta di spostamento, dando la priorità alle situazioni di particolare difficoltà. Sono tanti, dunque, gli aspetti da presidiare, al fine di rendere possibile lo spostamento di chi ne ha bisogno e di tutelare un diritto garantito per legge.

 

di Martina Bortolotti