Migranti e soccorsi

Migranti e soccorsi in mare, “Così il governo criminalizza la società civile”

“Nessun governo può impedire a una nave di sottrarsi all’obbligo di soccorso. Questo è l’ennesimo tentativo di ostacolare e criminalizzare le attività delle navi della società civile”. Marco Bertotto, responsabile per le operazioni in Italia di Medici senza frontiere è netto: “Saremo costretti a lasciare sguarnite le zone di soccorso nel mar Mediterraneo, con un inevitabile aumento del numero dei morti. Se ci rendono il compito più difficile, se non impossibile, chi andrà a salvare vite umane?”. Sono solo alcune delle durissime critiche delle organizzazioni umanitarie al decreto approvato in Consiglio dei ministri sul nuovo Codice per le Ong che effettuano soccorsi in mare. Un provvedimento che fissa regole di comportamento alle quali dovranno attenersi tutte le imbarcazioni. Tra le varie misure si prevede che le organizzazioni umanitarie siano gestite dal centro di coordinamento e che durante la missione possano compiere soltanto un salvataggio: nel caso ci fosse la necessità di un altro soccorso, dovrà essere richiesta l’autorizzazione a intervenire. Chi non rispetterà le nuove regole rischia multe fino a 50 mila euro e il sequestro della nave.

“L’imbarazzante e incredibile decreto approvato dal Consiglio dei Ministri ha come obiettivo non quello di regolarizzare, controllare e governare l’opera delle navi ONG, ma quello di impedire che le stesse possano operare per salvare le vite umane nel Mediterraneo”. Così il sindaco di Pozzallo (Ragusa) Roberto Ammatuna. “La vita è un dono prezioso. Per questo è un dovere morale, non solo delle ONG, ma di tutti impegnarsi per salvare le vite se ha ancora un senso essere uomini. Questa è una delle pagine più nere della Repubblica dal dopoguerra ad oggi“.

Intanto, più di 60 volontari della Cgil il 31 dicembre saranno presenti al porto di Ravenna per accogliere al meglio i migranti che arriveranno con l’Ocean Viking. “I migranti dovranno trovare le istituzioni pronte a garantire una corretta, sicura e umana accoglienza nella tradizione del territorio provinciale e regionale che, creando reti tra istituzioni e società civile, ha saputo non solo accogliere ma costruire le condizioni per l’integrazione e l’inclusione nei diritti per chiunque decida di rimanere sul nostro territorio”. Secondo il sindacato, “si individuano porti sempre più lontani dal luogo del soccorso, per sfiancare ulteriormente soccorsi e soccorritori, per aumentare notevolmente i costi delle operazioni di salvataggio, per impedire che si proceda a ulteriori e rapidi recuperi di persone nel cuore del Mediterraneo, ostacoli tutti che non impediscono comunque a chi crede nella libertà e dignità umana di procedere pur controvento“.