Lo scrittore e sceneggiatore interviene nel dibattito sulla legge Calderoli. Intanto, a fine settembre il Comitato referendario ha consegnato in Cassazione le firme raccolte (1,3 milioni) per il quesito contro lo “Spacca Italia”. E sabato 19 ottobre Fp Cgil, Uil Fpl e Uil Pa manifesteranno a Roma, in piazza del Popolo, anche contro l’autonomia differenziata.
De Giovanni, come giudica la legge sull’autonomia differenziata?
È un provvedimento gravissimo, che interviene in un momento in cui la disparità dei servizi erogati nelle regioni del centro nord rispetto a quelle del sud è enorme, senza un finanziamento adeguato e livelli essenziali delle prestazioni veramente perequativi della condizione dei cittadini in questo Paese. Questo provvedimento affossa definitivamente il meridione e lo sbatte fuori dall’Italia e dall’Europa.
Come questa legge inciderà su un sentimento di sentirsi parte di una medesima comunità di persone, di diritti, di visione di Paese?
L’effetto più grave di questo provvedimento è proprio questo. Fare in modo che il Paese percepisca se stesso in questa condizione di disparità. Il meridionale si sentirà spinto a trasferirsi per usufruire di servizi ma anche per far valere di più il proprio titolo di studio, per conseguire una posizione lavorativa. Guarderà anche alla propria permanenza al Sud come qualcosa di frustrante. E questo è un dramma contro il quale dobbiamo immediatamente fare fronte comune.
Non è paradossale che in un’epoca in cui le reti sociali sono ampie e le istituzioni sempre più sovranazionali, in Italia si vada in controtendenza con una riforma che riduce i confini sociali, frammenta i territori e differenzia i diritti?
I sovranismi sono miopi, non guardano all’evoluzione del mondo. In un momento in cui c’è la necessità di un organismo sovranazionale che sia forte e che si sappia proporre tra i players internazionali, separare il Paese e perdere così la maggior parte delle risorse che potrebbero essere prodotte sembra davvero qualcosa di suicida. Questa è una vetero-idea, una vecchia bandiera di un unico partito della maggioranza che peraltro anche in termini di politiche di immigrazione e cittadinanza continua a non guardare alla realtà. Credo che all’interno della stessa maggioranza si dovrebbe aprire una dialettica negativa su questo provvedimento.
Come valuta il grande numero di firme raccolte per il referendum abrogativo?
Al di là del referendum, del quorum e di quanta gente andrà a votare, perché poi lo sappiamo che la politica più vigliacca sarà quella di spingere la gente a non proporsi al voto per i referendum, il fatto che siano state raccolte tantissime firme in un periodo di tempo molto breve è un segnale politico potentissimo. Il Paese non vuole questa legge, questa politica di separazione, il Paese vuole andare avanti compatto, con una Costituzione che è la nostra più potente garanzia verso l’Europa che sarà. Non si tratta soltanto di una questione di bandiera: si tratta di difendere l’unità nazionale.
di Valerio Ceva Grimaldi