Maestri di Strada: il sogno di una scuola di istruzione e benessere

L’esperienza dei “Maestri di Strada” contro la dispersione scolastica

Cesare Moreno, Presidente dell’Associazione: “In una scuola sempre più incentrata sulla corsa al successo e sulla competizione è inevitabile lasciare qualcuno indietro. Il nostro sogno è una scuola che stia attenta al benessere di docenti e studenti, sia fisico che psichico”

Quello della dispersione scolastica è un fenomeno che interessa un numero preoccupante di ragazzi nel nostro Paese, specialmente nelle aree del Sud Italia. Ma a trainare l’abbandono della scuola da parte dei giovani vi è un più profondo problema di emarginazione, non solo culturale ed economica, ma anche psichica. Una “emarginazione interiore”. Così la definiscono i Maestri di Strada, un’associazione che proprio di recente ha festeggiato i 20 anni di attività ed è composta di 50 educatori che operano in 20 scuole, da quelle dell’infanzia alle superiori, nelle aree più critiche della città di Napoli dove il tasso di abbandono scolastico ha il primato nazionale.

In Campania, infatti, quasi il 30% degli studenti degli istituti superiori non riesce a conseguire il diploma. A Napoli si arriva al 35% (ed oltre se consideriamo gli istituti tecnici, d’arte e professionali). La dispersione si concentra soprattutto nel primo anno: oltre il 16%, nella città di Napoli. Il dato complessivo è che il 23% dei giovani tra i 18 e i 24 anni sono del tutto emarginati: non lavorano, non studiano né sono in corsi di formazione professionale (dati Censis).

L’obiettivo dei Maestri di Strada è quella di andare incontro ai bambini e ai giovani ragazzi che vivono le insicurezze tipiche di ogni fase evolutiva, ma lo fanno senza punti di riferimento sicuri, forti, protettivi. Si occupano di quei giovani che vivono un disagio esistenziale acuto che gli impedisce di partecipare alle occasioni scolastiche e sociali e di impiegare le proprie risorse per crescere in modo sano e funzionale, in una fase della loro vita in cui, fisiologicamente, sono alla ricerca di un significato per la propria esistenza.

“La priorità è il contrasto alla povertà educativa”

In una scuola sempre più incentrata sulle discipline e sulla corsa al successo, che vuole alimentare la competizione invece che la cooperazione, l’eccellenza invece che la conoscenza, l’istruzione invece che l’educazione, è inevitabile lasciare qualcuno indietro. “Sentiamo spesso parlare di povertà educativa – spiega Cesare Moreno, Presidente dell’Associazione Maestri di Strada – ma è un attributo delle persone o del sistema? Si parla di famiglie povere e scarsamente acculturate, dall’altra parte però ci sta una povertà nell’offerta educativa: strutture fatiscenti, servizi limitati, personale scarso, ecc. Oltretutto, nelle aree con famiglie disagiate abbiamo le scuole che funzionano peggio. È come ‘rubare ai poveri per dare ai ricchi’. Per questo noi abbiamo deciso di piazzarci proprio nell’occhio del ciclone”. 

Secondo l’Associazione, il diritto alla scuola esiste solo se si realizza concretamente: la frequenza scolastica deve essere garantita attraverso opportune strategie che coinvolgano anche e soprattutto i ragazzi demotivati e che vivono forti disagi. “Contro la dispersione scolastica l’unica strada è quella di andare laddove i giovani sono con la mente e con il cuore. Assumere il loro disagio esistenziale e sociale è la materia prima con cui edificare il loro progetto di vita”.

“Benessere psicofisico, non solo disciplina”

Il sogno dei Maestri di Strada è un modello scolastico che ponga molta più attenzione al benessere generale degli studenti e dei docenti, fisico e psichico, e che non svolga una funzione meramente istruttiva. Un sistema integrato che accompagni bambini e ragazzi lungo tutti gli aspetti della loro età: famiglia, contesto sociale, cura del corpo e della mente. Uno degli obiettivi dell’associazione, infatti, è quello di mettere in campo una seria politica di salute. “Da noi il 50% dei bambini è sovrappeso, oltre il 20% è obeso”. Secondo l’associazione, uno dei primi compiti della scuola dovrebbe essere proprio quello di aiutare le famiglie e i bambini ad approcciare ad una corretta alimentazione. “Ci sarebbe bisogno di fare attività motoria tutte le mattine, non un paio d’ore settimanali”. Ma secondo la filosofia di Maestri di Strada, il benessere psicofisico non deve riguardare solo gli studenti, è importante prendersi cura anche di insegnanti ed educatori. “Abbiamo metà del corpo docenti in burn out. I sintomi sono piuttosto chiari: far fatica ad alzarsi la mattina, a venire a scuola, aspettare spasmodicamente il suono della campanella per andarsene, persino aver paura dei propri allievi. Un insegnante che non sta bene non può insegnare bene, anche se conosce a menadito la disciplina”.

“In alcune aree del Sud il sistema scolastico è un colabrodo”

Insomma, un’associazione dalla parte dei più deboli, di chi resta indietro e deve invece avere le stesse possibilità degli altri e non essere isolato e dimenticato. Da qui la scelta di dedicarsi ad un territorio con delle complessità sociali come quello di Napoli e, più in generale, del Sud Italia. E ad un’ipotesi di autonomia differenziata  Moreno replica con un distacco quanto mai amaro. “Noi siamo già differenziati. In alcune aree del Sud il sistema scolastico è un colabrodo. E allora invece di fare discussioni ideologiche, perché non costruire dei sistemi di aiuto ai ragazzi e alle famiglie che non ce la fanno?”.

Circa 50 professionisti, 50 maestri di strada che lavorano per promuovere la cittadinanza dei giovani. “Qualche volta ci chiedono se il nostro sia un progetto innovativo. Io rispondo: no. Non è innovativo, dobbiamo fare le cose di sempre. Non vendiamo creme di bellezza, vogliamo la crescita delle persone”. Anche di quelle che, a causa di un contesto difficile, sembrerebbero non farcela.

 

Martina Bortolotti, Valerio Ceva Grimaldi