Il contratto di lavoro a tempo indeterminato è la regola. Sono previste penalizzazioni per il ricorso al contratto a termine che è considerato l’eccezione. Contratti di formazione retribuiti per i giovani, centralità della contrattazione collettiva, monitoraggio dei risultati. Sono questi i pilastri della riforma del lavoro spagnola in vigore dall’inizio del 2022. Spazio Pubblico ha intervistato la ministra del Lavoro del governo Sanchez II, Yolanda Dìaz.
Da dove nasce la necessità di una riforma del lavoro in Spagna?
Nasce perché dopo la fase dell’austerità, nel mio come in molti altri Paesi, quello che è stato fatto è tagliare tutti i diritti dei lavoratori, bloccare i salari, produrre enormi svalutazioni salariali. Hanno inondato il nostro Paese di una figura che non vorremmo mai aver conosciuto che sono le lavoratrici e i lavoratori poveri, e con formule contrattuali precarie che impediscono di avere una vita basata su un lavoro dignitoso. Pertanto la premessa fondamentale è recuperare i diritti dei lavoratori in tutti i Paesi. Di fatto le riforme del lavoro che sono state realizzate in Europa avevano tutte lo stesso tratto, ed era così anche in Spagna, e questo è proprio ciò che occorreva cambiare. La Spagna ha dimostrato che abbiamo guadagnato diritti, per la prima volta nella storia democratica, e che oggi diamo stabilità nel lavoro, non accettiamo lavoro precario e abbiamo consegnato potere di contrattazione alle lavoratrici e ai lavoratori in una strategia di riforma del lavoro che alza anche i salari.
Quali sono i primi dati e come hanno reagito le imprese?
Siamo stati nove mesi a contrattare la riforma del lavoro spagnola ed è stata emanata con un accordo tripartito delle parti sociali, datori di lavoro e sindacati (e governo, ndr). Quanto ai dati, faccio riferimento ai primi sei mesi (oggi siamo già ad un anno): prima in Spagna 1 contratto su 10 era a tempo indeterminato, oggi lo è 1 su 2. Dal momento dell’approvazione della riforma nel privato è stato ridotto il tasso di precarietà – che era un’enorme anomalia nel nostro Paese in seno all’Unione Europea – di 9 punti. Ora è rientrato nella media europea, nel 14,9%. Stiamo dimostrando che in un tempo record le misure che stiamo prendendo, anche se rimane ancora molto da fare, stanno funzionando.
State preparando altre riforme?
No, abbiamo emanato già molte norme dopo questa riforma, norme che riguardano il lavoro domestico, anche relative alle lavoratrici e i lavoratori della cultura, e adesso approveremo le norme che regolano i tirocini, poi terminerà la legislatura.
di Valerio Ceva Grimaldi
Traduzione di Nicoletta Grieco