La precarietà nel mondo del lavoro

Lavoro, in Italia la precarietà è giovane e donna

In Italia la precarietà attraversa sempre più in profondità il mercato del lavoro, colpendo in particolare giovani e donne: lo sostiene il sesto Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, secondo il quale tra gli occupati giovani la percentuale dei contratti non standard raggiunge il 46,3% tra le donne e il 34,2% degli uomini. Il part-time involontario, con meno ore lavorate e quindi retribuzioni più basse, coinvolge il 10,3% dei lavoratori italiani: il 16,7% delle donne (rispetto al 5,7% degli uomini) e il 13,9% dei 15-34enni.

Tra gli occupati giovani la percentuale del part-time involontario raggiunge il 20,9% tra le donne e si ferma al 9,0% tra gli uomini. Nel decennio 2012-2022 gli occupati 15-34enni sono diminuiti del 7,6% e quelli con 35-49 anni del 14,8%, mentre i 50-64enni sono aumentati del 40,8% e quelli con 65 anni e oltre del 68,9%. Il 46,7% degli occupati italiani se potesse lascerebbe l’attuale lavoro: lo farebbero il 50,4% dei giovani e il 45,8% degli adulti, il 58,6% degli operai, il 41,6% degli impiegati e solo il 26,9% dei dirigenti.

Quanto alle ragioni dell’inquietudine che coinvolge il rapporto con il proprio lavoro, la ricerca colloca al primo posto le difficoltà di carriera: per il 65,0% degli occupati le opportunità di avanzamento professionale sono insufficienti. In secondo luogo, le retribuzioni insoddisfacenti: il 44,2% degli occupati considera lo stipendio percepito non adeguato alle proprie esigenze (vale di più per i giovani: il 53,0%). C’è poi la paura di perdere il posto di lavoro: teme di potersi ritrovare disoccupato nel prossimo futuro il 42,6% dei lavoratori.