Quand’è esattamente che abbiamo derubricato Giacomo Leopardi come pessimista? Secondo Alessandro D’Avenia, Professore di liceo, Leopardi era, al contrario, un giovane uomo affamato di vita, che rincorreva le sue passioni senza mai indietreggiare, nemmeno di fronte alle sventure, come la sua malattia che lo portò ad una morte prematura. Ed è proprio Leopardi che ci insegna l’arte di essere fragili, di trovare il nostro posto nel mondo, la nostra ragione di vivere, anche nella nostalgia e nel dolore.
Questo libro è un conforto, un rifugio accogliente contro la solitudine. Contro la sensazione di essere fuori posto. Ma è soprattutto un inno alla vita, alla bellezza della fragilità, sfoggiata invece che nascosta e negata, alla vita vissuta con rapimento e passione. Che la morte è nella noia e non nel dolore.