“La pandemia è stato un dramma, il diritto alla salute è una priorità assoluta”: la lettera degli operatori sanitari lombardi al Parlamento Europeo

“La pandemia è stata un dramma, il diritto alla salute è una priorità assoluta”: la lettera degli operatori sanitari lombardi al Parlamento Europeo

Oggi la Fp Cgil della Lombardia ha consegnato ai membri del Comitato COVI del Parlamento europeo (il comitato che si occupa della questione Covid in Europa) una lettera partita dalle lavoratrici e dai lavoratori della sanità che descrive la drammatica situazione che gli operatori hanno dovuto affrontare durante il periodo peggiore della pandemia. Ve ne riportiamo un estratto.

“Il sistema sanitario lombardo, attrattivo per migliaia di pazienti in tutto il Paese, è stato particolarmente colpito dal Covid-19, ma ha anche mostrato la maggiore incapacità di gestione dell’emergenza. La Regione ha infatti cercato di gestire la crisi dando una risposta solamente ospedaliera, ma senza poter contare su un sistema di sanità territoriale che aveva smantellato da tempo. Gli ospedali si sono saturati in fretta e il servizio, dopo circa 20 mila contagi, è andato in tilt, soccombendo all’urto del virus.

In tutta la prima fase della pandemia, la Regione non ha fatto nessun intervento per cercare di limitare la diffusione del virus, né per proteggere chi lavora in prima linea negli ospedali, nelle case di riposo e in tutti i servizi socioassistenziali. Le lavoratrici e i lavoratori per parecchio tempo hanno dovuto affrontare l’emergenza a mani nude, senza dispositivi di protezione individuale. Per sopperire alla mancanza di dispositivi, sono stati realizzati espedienti di fortuna: mascherine fatte con gli assorbenti, visiere costruite con cartelline di plastica trasparenti, calzari realizzati con sacchi neri della spazzatura. Un dramma e una vergogna è stata poi quella che si è consumata nelle case di riposo, dove ospiti e personale sono stati abbandonati.

È stato gravissimo, nonostante il Protocollo Salute siglato, non fare i tamponi a medici, infermieri e tutti gli operatori delle strutture. E nella Lombardia dell’eccellenza, i tamponi non sono stati fatti perché mancavano i reagenti. Se nella prima fase poteva essere ancora tollerabile, è stato inaccettabile che nella seconda fase questa regione, traino dell’economia italiana, non sia stata ancora in grado di organizzarsi. Così il Covid ha dilagato anche tra le lavoratrici e i lavoratori del welfare lombardo. Spezzando le gambe a un sistema già in ginocchio.

Come se non bastasse, la Regione è arrivata a deliberare che gli operatori dovevano autocertificare di non aver contratto il Covid, scaricando così su di loro le responsabilità penali di un eventuale contagio. Delibera che, dopo il pressing sindacale, è stata ritirata.

In questa terribile fase, gli operatori sanitari hanno dato tutto il possibile ma pagando un prezzo troppo alto. Si sono contagiati, hanno lavorato su più turni consecutivi senza riposo e, a fine turno, si sono isolati in una stanza di casa per evitare di infettare i parenti. Il sovraccarico di lavoro insostenibile, il diffondersi del contagio e i numerosi lutti hanno pesato sempre di più sui lavoratori della sanità, facendo crescere la stanchezza fisica e mentale, la frustrazione, lo stress, oltre al dolore per le persone che continuavano a morire. E sono poche le strutture che hanno attivato un servizio di sostegno psicologico. Lo ha fatto il sindacato, lo ha fatto la Fp Cgil.

La situazione è diventata ovunque drammatica e spaventosa. I lavoratori ci hanno chiesto aiuto. Noi abbiamo cercato in tutti i modi di comunicare con la Regione Lombardia. Ma le loro porte, in quella fase, sono rimaste chiuse.

La lezione della pandemia, per la Lombardia e per tutto il Paese, è stata durissima: bisogna investire nella sanità pubblica, rafforzando i servizi ospedalieri e territoriali. Occorrono nuove assunzioni, a partire dalla stabilizzazione dei precari.

La sanità pubblica e universale, diritto di cittadinanza, va considerata una leva di sviluppo, non una spesa da tagliare. Ci aspettiamo che il Parlamento europeo ascolti la nostra voce”.

Fp Cgil Lombardia,
insieme alle lavoratrici e i lavoratori della sanità