La dignità del lavoro nell’era digitale

Intendo partire dal titolo del nostro libro “Sicurezza, Automazione e dignità del lavoro”, considerando in particolare la dignità, in quanto essa non solo costituisce il ponte tra le due parti in cui il testo si articola, la prima sulla sicurezza da me curata e la seconda sull’automazione scritta dalla Dr.ssa Elena Falletti, ma rappresenta al tempo stesso il parametro impiegato da noi autrici nell’esame delle differenti tematiche affrontate. Come ha ben colto il Presidente emerito della Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, Dr. Giuseppe Bronzini, nella prefazione che ha dedicato al nostro libro, esso tratta del rapporto problematico tra la dimensione «valoriale» della dignità personale e la protezione del lavoro, nell’epoca digitale in corso.

Questo approccio metodologico era stato già sperimentato da me e Elena in una precedente esperienza editoriale, il “Glossario dei diritti in divenire” (D. Bauduin, E. Falletti, Ediesse), in cui fornivamo al lettore una sorta di mappa dei diritti, che venivano illustrati secondo glosse, di cui il libro di recente pubblicazione rappresenta in un certo senso lo sviluppo. Abbiamo infatti rilevato che tra le situazioni di diritto «in divenire» trattate in quel saggio, quella che appare, nei tempi attuali, oggetto di una vera e propria involuzione di tutela e di compromissione della dignità è il diritto al lavoro.

La dignità spetta alla persona umana in quanto tale, si tratta di una qualità costituita da un livello minimo essenziale di prerogative. Essa si ritrova in numerose Costituzioni nazionali, soprattutto in quelle dei paesi che hanno fatto la drammatica esperienza del totalitarismo, si pone infatti come un impegno a che quegli orrori non possano mai più ritornare. Si pensi all’articolo 1 della Legge fondamentale tedesca, secondo cui la dignità della persona è intangibile e al suo rispetto e alla sua protezione è vincolato l’esercizio di ogni potere statale. Merita di essere citata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che richiama la dignità nel preambolo in quanto valore indivisibile e universale su cui l’Unione si fonda ed il cui articolo 1 stabilisce che la dignità umana è inviolabile e va rispettata e tutelata.

In Italia, la Costituzione è pervasa di dignità, la enuncia in modo espresso: nell’art. 3, comma 1, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”; nell’art. 36 secondo cui “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”; nell’art. 41, comma 2, ove è previsto che l’iniziativa economica privata non possa svolgersi in contrasto con la dignità umana.

Con riferimento al rapporto tra innovazione tecnologica e dignità, vi è il timore che le applicazioni dell’intelligenza artificiale possano limitare la dignità umana: si pensi, a titolo non esaustivo, al processo di raccolta massiva dei dati e alla sua incidenza sulla privacy del singolo, nonchè alla mobilitazione internazionale dei rider che ha contribuito a mettere in luce le condizioni di sfruttamento dei lavoratori nascoste dalle tecnologie digitali.

A tale ultimo riguardo, mi preme rimarcare che le piattaforme digitali hanno trasformato i lavoratori in una “massa” indistinta, in “folla” (i c.d. crowdworker), parole astratte, lontane dalle realtà, che servono a far scomparire in modo ineluttabile le fisionomie singole, i volti delle persone umane.

Nel testo riconosciamo un ruolo centrale ai giovani, riteniamo infatti sia essenziale che i principi costituzionali del lavoro entrino profondamente nella coscienza collettiva, soprattutto in quella delle nuove generazioni, cui vanno trasmessi il valore positivo del lavoro e l’intangibilità della dignità umana. E’ fondamentale che nella scuola non siano sottratte energie all’insegnamento delle competenze umanistiche, scientifiche, filosofiche, in quanto strumenti necessari per comprendere una realtà che, per effetto dell’automazione, corre veloce ed è in continuo cambiamento.

Nel nostro libro ci interroghiamo su cosa sia il lavoro dignitoso, non è semplice in generale stabilire cosa sia degno, tuttavia la Carta costituzionale ci fornisce una bussola: il lavoro deve essere regolare, sano, sicuro, retribuito adeguatamente, in quanto costituisce il fondamento della Repubblica e la condizione per il pieno esercizio della cittadinanza.

Nella conclusione voglio ricordare il romanzo-poesia autobiografico “Alla linea di Joseph Ponthus (Giunti Editore S.p.A. / Bompiani, prima edizione settembre 2022), pubblicato nel 2019 in Francia, primo e unico romanzo dell’autore, morto a quarantatré anni nel 2021. Ponthus racconta la vita nella fabbrica e lo fa a partire dalla propria esperienza di lavoratore interinale dell’industria agroalimentare in Bretagna, egli scrive nei versi finali:

C’è che non ci sarà mai

Anche se trovo un lavoro vero

Ammesso che la fabbrica sia uno falso

Cosa di cui dubito

C’è che non ci sarà mai

Un Punto finale

Alla linea

Per Ponthus la fabbrica rimane la fabbrica, nonostante il progresso, nonostante la tecnologia.

E allora, l’intelligenza artificiale, gli algoritmi, la robotica miglioreranno le condizioni di lavoro? Contribuiranno ad attuare il disegno costituzionale del lavoro dignitoso? Oppure sostituiranno il lavoro della persona umana?

Si tratta della grande sfida dell’era digitale in corso, il cui rilievo mi auguro che il nostro libro possa aiutare a capire.

Daniela Bauduin, coautrice del libro “Sicurezza, Automazione e dignità del lavoro” (D. Bauduin, E. Falletti, Futura editrice, Roma, novembre 2023)