Italiani sempre più poveri: è crisi abitativa

Italiani sempre più poveri: è crisi abitativa

Cresce la povertà in Italia e sono sempre di più le famiglie, anche appartenenti al ceto sociale medio, bisognose di un’abitazione pubblica. L’offerta però è scarsa e le assegnazioni delle case estremamente lente. E tra gli sfratti e l’impennata dei costi delle bollette, la situazione è destinata a peggiorare. Questo il quadro fornito da Cgil, Sunia e Udu nel rapporto “Casa: un’emergenza irrisolta”.

Cresce la povertà

Sono circa 1,9 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta in Italia (7,5%), corrispondenti a circa 5,6 milioni di persone (9,4%). Cresce la povertà relativa la cui incidenza arriva all’11,1% (dal 10,1% del 2020) che coinvolge circa 2,9 milioni di famiglie (2,6 milioni nel 2020). Sono, inoltre, 2,2 milioni le famiglie in condizione di povertà energetica (8,5%) a causa dei rincari delle utenze domestiche per il consumo energetico.

L’ostacolo dell’affitto 

Un fenomeno che coinvolge fasce sempre più vaste di popolazione e particolarmente diffuso tra le famiglie in affitto che rappresentano ben il 45,3% delle famiglie povere, contando 889 mila nuclei familiari. L’affitto, infatti, ha un’incidenza nella condizione di povertà quattro volte superiore rispetto a chi vive in case di proprietà.

Il fabbisogno abitativo

Risulta dunque chiaro il fabbisogno abitativo delle famiglie italiane, che si stima aggirarsi intorno ad almeno 600 mila immobili. Ma da un monitoraggio effettuato da Sunia risulta che attualmente solo il 5% delle domande di edilizia pubblica da parte delle famiglie in difficoltà viene soddisfatto e che i tempi di assegnazione arrivano, in alcuni casi, ad essere persino decennali. Si arriva persino, in Campania, ad un tasso di assegnazione delle case dello 0,5%. In tutti i casi, è evidente l’inadeguatezza della risposta del sistema a fronte di una condizione di difficoltà e disagio di molte famiglie che sta crescendo.

Una strada in salita

Nonostante questo, aumentano gli ostacoli per le famiglie in difficoltà. Infatti, se durante il periodo pandemico le operazioni di sfratto – di cui molte per morosità incolpevole – erano state bloccate per aiutare le famiglie in grave difficoltà, ora le esecuzioni sono riprese. Negli ultimi 5 anni, nonostante la fase di stop, si sono contati ben 236 mila sfratti e 410 mila richieste di sfratto presentate. Come se non bastasse, con la legge di bilancio 2023 il Governo ha deciso di non rifinanziare il Fondo di sostegno all’affitto e quello per la morosità incolpevole. Una strada in salita per un’Italia sempre più povera e vulnerabile.

 

di Martina Bortolotti