Il viceministro spagnolo Perez Rey: “Ecco come stiamo sconfiggendo il lavoro precario”

Il viceministro spagnolo Perez Rey: “Ecco come stiamo sconfiggendo il lavoro precario”

L’esponente di Governo con delega al lavoro illustra i risultati della nuova riforma, entrata in vigore a gennaio 2022

Contratti a tempo indeterminato, disincentivi per quelli a termine, controlli rigidi e sanzioni severe, un vero programma di formazione per i giovani, rafforzamento della contrattazione. Questi e molti altri sono gli elementi che hanno reso vincente la riforma del lavoro della Spagna che ha inflitto un duro colpo alla precarietà e sta riducendo considerevolmente la disoccupazione. Joaquin Perez Rey, esponente di Podemos, Segretario di Stato per l’occupazione e l’economia sociale della Spagna (equivalente al nostro viceministro), ci illustra i principi e i risultati della nuova misura.

Quali sono i principi fondamentali della nuova riforma del lavoro?

La riforma del lavoro spagnola è basata sul diritto alla stabilità dell’occupazione, eliminando la temporaneità fraudolenta. In particolare, si è recuperata la causalità e l’eccezionalità dei contratti temporanei. Inoltre, il contratto di formazione è stato modernizzato e quello a tempo indeterminato viene incoraggiato. D’altra parte, è stato recuperato il ruolo centrale della contrattazione collettiva come strumento principale per stabilire le condizioni dei lavoratori e l’ultrattività dei contratti collettivi, in modo che la loro applicazione non decada una volta raggiunto il limite della durata concordata e mentre si sta negoziando il contratto successivo. Fondamentale è anche la riforma del subappalto, che permette ai lavoratori di avere sempre un contratto di riferimento a cui aderire. Infine, è estremamente importante l’inserimento nel testo legislativo delle misure adottate in materia di licenziamenti temporanei, che hanno dimostrato la loro utilità ed efficacia in situazioni di crisi aziendale. In buona sostanza, viene dato un impulso decisivo all’occupazione dignitosa con garanzie, relegando il licenziamento e l’occupazione temporanea a strumenti di adattamento per momenti di difficoltà.

Come pensate di verificare la conformità e l’applicazione della riforma?

Fondamentalmente attraverso l’Organo Autonomo dell’Ispettorato del Lavoro e della Previdenza Sociale, che comprende anche la possibilità di emettere rapporti di infrazione automatizzati in casi molto specifici. Si tratta di un passo avanti fondamentale nella modernizzazione della funzione ispettiva legata alla digitalizzazione dei rapporti di lavoro. Inoltre, sarà molto decisiva l’analisi dei dati mensili sull’occupazione e sulla disoccupazione, che mostreranno l’evoluzione e l’impatto delle norme sulla pratica dei rapporti di lavoro. 

L’introduzione del contratto di formazione è un elemento che appare molto importante. Come influirà questa riforma sui giovani?

Come ho già detto, una delle distorsioni del nostro mercato del lavoro che la riforma cerca di correggere è la temporaneità, l’esorbitante livello di ricambio di molti giovani che si trovano in un flusso continuo tra disoccupazione e lavoro temporaneo, che ha un impatto diretto sulle loro carriere professionali e sull’impossibilità di pianificare un progetto di vita. La nuova regolamentazione del contratto di formazione mostra chiaramente che la finalità formativa deve essere il principale punto di riferimento. Inoltre, stiamo lavorando a uno Statuto dei tirocinanti per porre definitivamente fine all’utilizzo fraudolento del contratto di tirocinio come copertura per un lavoro low cost. 

Quali erano il numero di contratti precari e il tasso di disoccupazione prima della riforma? Quali sono gli obiettivi da raggiungere?

Fino ad oggi la Spagna presentava una chiara anomalia in termini di assunzioni. In media appena l’8-9% dei contratti firmati erano stabili. Oggi siamo a livelli di uno su due. Si tratta di un salto di qualità che ha un impatto diretto sulla vita dei lavoratori. Era quindi necessario e urgente combattere con decisione questa precarietà. Il tasso di occupazione temporanea nel settore privato è stato di circa il 30% negli ultimi vent’anni, dopo appena sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento si attesta al 19,8%, avvicinandoci così al 15% della media europea. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, nel 2013 durante la crisi finanziaria ha raggiunto quasi il 27%. Oggi, dopo aver superato una flessione economica senza precedenti dovuta agli effetti della pandemia, è del 12,48%. Non siamo del tutto soddisfatti, è ancora sotto la media europea ma è il dato migliore degli ultimi quattordici anni.

Come è stata accolta la riforma dai lavoratori e dalle imprese?

Personalmente ritengo che l’accoglienza sia stata straordinaria. Va ricordato che si tratta di un accordo raggiunto nell’ambito del dialogo sociale tra i sindacati più rappresentativi e le principali organizzazioni dei datori di lavoro. La riforma è stata accolta molto bene, sia dai lavoratori che dai datori di lavoro. In particolare, ha favorito i lavoratori più vulnerabili, come i giovani o le donne vittime della deregolamentazione delle condizioni di lavoro, come nel caso  palese delle cameriere d’albergo, una platea che rappresenta un chiaro esempio del progresso dei diritti che la riforma del lavoro ha significato per tutti i lavoratori.

 

di Martina Bortolotti

Un ringraziamento a Nicoletta Grieco per la traduzione del testo