Un improvviso frastuono. La terra che trema. Tutte le certezze di una vita che crollano in pochi secondi. Chi è sopravvissuto all’interminabile terremoto che il 23 novembre del 1980 ha colpito i territori di Campania e Basilicata, ricorda con nitidezza quei terribili istanti. La violenza del terremoto dell’Irpinia fu amplificata dalla sua superficialità (ipocentro ad una profondità di 10 km) e dalla sua notevole durata (90 secondi). Devastò un’area di 17.000 km2, soprattutto nelle province di Avellino, Salerno e Potenza. Causò quasi 3.000 morti accertati (anche se sono state stimate molte di più) migliaia di feriti e circa 200mila persone costrette a lasciare le proprie abitazioni.
L’entità della tragedia non fu subito compresa e questo provocò gravi ritardi nei soccorsi, disorganizzazione degli interventi e scarsa preparazione dei volontari accorsi nelle zone colpite. L’evento portò Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica, a rivolgersi con un appello all’unità: “A tutte le italiane e gli italiani: qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura. Perché, credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”.