I migranti costano ai governi europei meno dei loro stessi cittadini

Uno studio condotto dall’Università olandese di Leida su 15 Paesi europei ha calcolato che i migranti costano ai governi europei meno della popolazione ‘autoctona’. In più, in alcuni casi forniscono un contributo netto alle finanze pubbliche. Un tema già affrontato da Spazio Pubblico, ed ora questo studio non fa altro che avvalorare la conclusione secondo la quale i migranti rappresentano una grande risorsa per i Paesi ospitanti.

Lo studio

Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia sono i Paesi che sono stati presi in esame. I ricercatori hanno considerato una serie di fattori, inclusi i benefici di disoccupazione e assistenza, detratti dai contributi e dalle tasse versate dai migranti. Dallo studio emerge che i migranti costano molto meno della popolazione nativa nella maggior parte dei Paesi esaminati. “Ciò sfata il mito populista secondo cui i migranti rappresentano un peso maggiore per la sicurezza sociale e le finanze pubbliche rispetto alla loro stessa popolazione. In realtà è esattamente il contrario”, ha dichiarato Giacomo Boffi, uno dei tre ricercatori.

Nello studio si legge altresì che “i nativi hanno una posizione fiscale netta relativamente più negativa nella maggior parte dei Paesi e degli anni, con un divario fiscale crescente rispetto ai migranti. Questo risultato è più accentuato nei Paesi dell’Europa meridionale, dove i migranti sono spesso contribuenti netti”.

Un esempio è dato dal periodo della crisi finanziaria, quando il contributo netto di migranti e nativi è crollato. Tuttavia, come spiega il ricercatore italiano, mentre il contributo dei migranti è tornato rapidamente ai livelli pre-crisi, quello della popolazione autoctona ha subito una decrescita a causa dell’aumento del numero di pensionati. Ma quand’è che i migranti apportano maggiori entrate alle casse dello Stato? Le politiche di accoglienza giocano un ruolo primario nei flussi migratori e nei loro risovlti economici. Infatti, quando i migranti hanno un livello di integrazione e istruzione più alto, riescono a raggiungere guadagni più elevati e quindi pagano più tasse.

L’accoglienza in Italia

Nel nostro Paese l’accoglienza non è mai stata affrontata considerando le sue potenzialità economiche e sociali. Al contrario, siamo stati abituati ad una narrazione e ad una gestione del fenomeno migratorio improntate ad una logica emergenziale, nonostante i numeri dicano che non si tratta affatto di una “invasione”. Questo approccio, oltre a non essere giustificato dai numeri, non aiuta a strutturare un modello di accoglienza virtuoso. Come riporta uno studio effettuato da Openpolis, da un punto di vista nazionale, ad esempio, le persone in accoglienza rappresentano circa lo 0,18%. “Dal punto di vista finanziario ed economico non sembra esserci una crisi migratoria. Al contrario, sarebbe saggio che l’Europa tenesse conto anche degli interessi economici nella sua politica migratoria”, ha aggiunto Boffi.

Per garantire una gestione flessibile e tenere sotto controllo la variazione dei flussi migratori, originariamente è stato previsto di affiancare al sistema ordinario (oggi noto come sistema di accoglienza e integrazione – Sai) i centri di accoglienza straordinaria (Cas) attivabili dalle prefetture, anche con procedure d’urgenza. La logica vorrebbe quindi che il Sai copra gran parte delle necessità lasciando a un sistema più elastico, quello dei Cas, il compito di gestire le variazioni più repentine. I numeri, invece, testimoniano come questa strategia sia stata tradita da una visione distorta dei flussi migratori che ci ha portato a trattarli sempre come un’emergenza. A fine 2022, infatti, il sistema di accoglienza ordinario copriva appena il 35,7% dei posti mentre i Cas il 63,3%.

I migranti sono un’opportunità

Con una popolazione autoctona in fase di invecchiamento, il ruolo dei migranti diventa sempre più cruciale per la stabilità economica europea. I dati suggeriscono che i migranti non solo non rappresentano un peso per le economie europee, ma possono addirittura essere considerati una risorsa. Il contributo economico dei migranti è destinato a diventare sempre più importante e strategico.

 

Di Matteo Mercuri