Tra gli obiettivi principali del PNRR c’è senz’altro anche quello di dare una vigorosa spinta alla digitalizzazione dei servizi pubblici del Paese. La Pubblica Amministrazione tenta così di stare al passo degli altri settori offrendo ai cittadini l’opportunità di svolgere alcune attività comodamente da casa, migliorando l’operabilità tramite app e la comunicazione tramite social. Una recente ricerca realizzata da Forum PA per Deda Next ha indagato sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo con lo scopo di analizzare lo stato di avanzamento delle principali amministrazioni comunali italiane rispetto al raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione individuati dalle strategie nazionali.
Il rapporto si sostanzia sull’individuazione dell’indice Ca.Re. (Cambiamento Realizzato) di Deda Next, e classifica le amministrazioni comunali in base a tre dimensioni di rilevanza strategica: la disponibilità dei servizi online erogati sui propri portali, l’integrazione dei sistemi comunali con le principali piattaforme nazionali e l’attivazione di strumenti di trasparenza, informazione e interazione digitale con i cittadini e altri soggetti esterni.
Quello che emerge dal rapporto, realizzato nei mesi aprile e maggio 2022, è che nell’ultimo anno si è registrata una crescita diffusa del livello di maturità digitale delle realtà locali, è diminuito il gap tra le amministrazioni del Nord e quelle del Centro Sud e tra quelle più grandi e quelle più piccole. Le città ad un livello “buono” salgono infatti da 16 a 41, con una contestuale riduzione di quelle collocate nelle fasce inferiori. I Comuni in fascia medio-alta passano da 50 a 42, quelli in medio-bassa da 36 a 25, quelli a livello più basso da 8 a 2.
La rilevazione 2022 evidenzia un importante aumento della disponibilità di servizi online da parte delle città. Su 110 Comuni capoluogo, ben 91 garantiscono almeno 10 servizi online sui 20 monitorati (erano 66 nel 2021), 34 ne garantiscono 15 o più (contro i 17 della passata rilevazione). I servizi maggiormente disponibili in modalità digitale sono quelli relativi a mense scolastiche (online in 97 Comuni), multe (95) e Tosap (Tassa occupazione spazi e aree pubbliche) (89), mentre i livelli minori di offerta online si registrano su quelle procedure maggiormente indirizzate alle fasce di popolazione più a rischio esclusione, come la richiesta del contrassegno veicoli per le persone con disabilità (online solo in 25 Comuni) o la presentazione della domanda per l’assegno di maternità comunale (11 Comuni).
Anche sul fronte dell’apertura alla consultazione pubblica dei dati si registrano sensibili progressi, merito soprattutto di una maggiore attenzione al tema. Salgono da 62 a 69 Comuni che pubblicano dati aperti sui loro portali dedicati o sui portali delle Regioni. Permangono però profonde differenze di produzione: 8 Comuni espongono più di 500 dataset, 39 ne mettono a disposizione meno di 100. La stragrande maggioranza dei Comuni, inoltre, utilizza i principali canali social come strumento per l’interlocuzione digitale con la propria cittadinanza: 88 utilizzano Twitter (+3 rispetto al 2021), 100 Facebook (+3), 81 Instagram (+7) e 102 Youtube (+1).
Tra le 41 città che ottengono il livello più alto di maturità spiccano 10 “top performer” che si caratterizzano per un buon livello di maturità in tutte e tre le dimensioni strategiche rilevate. Si tratta di Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Lodi, Milano, Modena, Padova, Pisa e Roma Capitale. Poi una menzione speciale viene rivolta a Rovigo, Vibo Valentia e Treviso che riescono ad effettuare un “doppio salto”, scalando in un solo anno due livelli di maturità.
Attraverso l’Indice Ca.Re., FPA e Deda Next intendono perseguire un duplice obiettivo. Da un lato, restituire un quadro esaustivo del livello di realizzazione degli obiettivi di digitalizzazione in un comparto strategico come quello dei Comuni, enti più vicini alle esigenze quotidiane della popolazione. Dall’altro, fornire agli enti locali uno strumento operativo per misurare i risultati raggiunti nel loro percorso di innovazione, confrontarsi con altre realtà simili e comprendere su quali ambiti intervenire per migliorare il proprio livello di digitalizzazione.
L’indice non va quindi inteso come la solita classifica che distingue tra “buoni” e “cattivi”, ma come un modello di auto-valutazione della propria maturità digitale, costruito intorno a un campione rappresentato dai 110 Comuni capoluogo, ma applicabile a tutte le realtà territoriali che intendono avvalersi di un sistema di benchmarking rispetto alle migliori amministrazioni locali italiane.
Di Matteo Mercuri