Gisotti: “Siamo alla vigilia di un cambiamento che investirà tutte le professioni” 

Gisotti: “Siamo alla vigilia di un cambiamento che investirà tutte le professioni” 

L’esperto in Green Jobs e Green Economy analizza possibilità e criticità nel mondo del lavoro rispetto alla transizione ecologica

Marco Gisotti, giornalista professionista, scrive e conduce su Radio3 Rai gli appuntamenti su scienza e ambiente della trasmissione Wikiradio. Docente all’Università di Tor Vergata nel corso Teorie e linguaggi della comunicazione scientifica, si occupa da quasi venti anni di professioni verdi. Il suo libro più recente, insieme a Tessa Gelisio, è 100 green jobs per trovare lavoro (Edizioni Ambiente), il primo manuale sui lavori verdi in Italia. Sul tema è anche fra i curatori del rapporto annuale “GreenItaly” di Unioncamere e Fondazione Symbola.

Transizione ecologica. Siamo pronti? Di cosa abbiamo bisogno per affrontarla?

La transizione ecologica è già in corso, di certo non aspetta noi. Già da diversi anni circa il 25% delle imprese italiane si sono convertite a processi più sostenibili in termini di riutilizzo dei rifiuti, efficienza energetica e delle risorse. Ma c’è un altro dato che testimonia questa tendenza. I tre quarti dei contratti programmati dalle aziende per il 2022 sono stati destinati a lavoratori con competenze green. Questo significa che c’è un movimento nella società, nell’apparato produttivo e dei servizi che sta già transitando verso un modello green. Il costo dell’energia e quello delle materie prime sono alti e ci sono regole sempre più stringenti che ci invitano ad inquinare e consumare di meno e a produrre meno scarti. Tutto questo ci porta a scegliere la transizione ecologica. Poi ci sono interventi come il PNRR che, oltre ai finanziamenti a fondo perduto, prevedono interventi amministrativi e la modifica di alcune normative per accelerare questo processo. Peccato che la guerra ci abbia fatto tornare un po’ indietro. 

Le tempistiche delle varie fasi della transizione ecologica, come ad esempio il blocco della vendita delle auto a benzina e diesel dal 2035, sono lunghe o rispettano le aspettative? 

La transizione non è un salto. Il blocco delle auto a benzina e diesel dal 2035 è un orizzonte credibile. Ad ogni modo non è pensabile sostituire soltanto il veicolo endotermico con quello elettrico e lasciare tutto com’è; va riprogettato l’intero eco-sistema. Il futuro è diretto verso un sistema di servizi pubblici, di car sharing e di smart working più efficiente. Dobbiamo ripensare la mobilità di cui l’auto elettrica è soltanto un elemento. È utopia? Faccio un esempio: prima del boom delle automobili, in Italia fino agli anni 70’ il mezzo più diffuso è sempre stato la bicicletta. È inimmaginabile un futuro con città bloccate ed inquinate per l’uso del veicolo personale. 

La transizione ecologica richiede alle tante professionalità presenti sul mercato del lavoro di aggiornarsi e acquisire le “competenze green”. Ma, oltre alle professioni già presenti, nasceranno nuove figure professionali? Quali?

Probabilmente non ha più senso parlare soltanto di green jobs. Piuttosto è importante parlare di competenze green perché tutte le professioni stanno acquisendo aspetti legati alla transizione ecologica, dall’informatica all’amministrazione. Siamo alla vigilia di un cambiamento che investirà tutte le professioni nel giro di 10 anni. In un recente rapporto ne ho indicate dieci che hanno subito un processo di rinnovamento tale da essere considerate nuove, e sono: 

  1. Chimico verde
  2. Cuoco 
  3. Data analyst/scientist 
  4. Esperto del marketing ambientale
  5. Esperto in acquisti verdi
  6. Esperto in gestione dell’energia (ingegnere energetico) 
  7. Guida turistica e naturalistica 
  8. Installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale 
  9. Meccanico industriale 
  10. Programmatore agricolo della filiera corta 

Ci può spiegare come mai la professione del cuoco è tra i green jobs? 

Il cuoco è una di quelle figure a cui vengono richieste maggiori competenze verdi. Perché un cuoco deve fare economia di quello che usa. Spesso dei piccoli ristoranti falliscono proprio perché non sanno gestire le loro riserve. Saper dosare e gestire l’energia, i fornelli e i frigoriferi, è una capacità fondamentale. Il cuoco deve essere a conoscenza della qualità e della conservazione dei prodotti, dei regolamenti a cui essi sono soggetti e deve agire nel rispetto dei valori green. 

Che impatto avranno i green jobs sull’occupazione nei prossimi anni?

I dati di Unioncamere sviluppati sulla base dei monitoraggi effettuati nelle aziende confermano la crescita di queste figure professionali e saranno sempre di più. Con gli investimenti che sono in atto la domanda è destinata a crescere, specie nel settore energetico, in quello delle infrastrutture e dei trasporti. Alcune professioni forse scompariranno, ma tante altre nasceranno. Inoltre, l’economia circolare, la tendenza a riparare e riutilizzare oggetti e indumenti di seconda mano, stanno facendo riemergere il mondo delle vecchie professioni manuali.  

Attualmente, la domanda di professionalità green nel mercato del lavoro riesce ad essere soddisfatta?

Non esattamente. Ci sono dei settori soggetti a criticità, come ad esempio quello della chimica green, che già di per sé è un settore poco sponsorizzato e poco attrattivo. Un altro fattore penalizzante è che spesso i neo-laureati non sanno proporsi nel modo giusto al mondo del lavoro, favorendo un disallineamento tra domanda e offerta. Questo è un problema che andrebbe risolto a livello territoriale con politiche attive del lavoro e nelle scuole con un orientamento ai corsi di studi più adatti, al lavoro che si intende fare e anche al saper raccontare le proprie capacità.

Quindi Lei ritiene che sia necessario un aggiornamento degli attuali corsi di studi nel sistema scolastico ed universitario per far fronte alla richiesta di nuove competenze specialistiche?

Il sistema universitario e quello degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) francamente è abbastanza aggiornato. È nelle scuole superiori di secondo grado che servirebbe un maggiore intervento. L’alternanza scuola lavoro aveva in sé delle buone idee, ma è stato realizzato malissimo. 

Come possiamo orientare i giovanissimi verso questi percorsi?

Dobbiamo costruire un immaginario del mondo del lavoro e lo possiamo fare in tanti modi. Esistono migliaia di possibilità formative e lavorative e della maggior parte non ne sappiamo nemmeno l’esistenza. Abbiamo tanti di quegli strumenti che non sappiamo più che farcene. Umberto Eco diceva che quello che sarebbe servito nel futuro – che poi è quello che ci serve oggi – non sono le grandi banche dati, ma delle mappe per saperci orientare. Ad oggi non esistono. Dovremmo lavorarci per crearne di nuove e più efficaci. Dal punto di vista delle istituzioni gli strumenti non mancano. Servirebbe una buona comunicazione, ma buona davvero. 

 

di Matteo Mercuri

 

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