Genitori ed educatrici salvano gli asili nido di Taranto dalla privatizzazione - SPAZIO PUBBLICO

Genitori ed educatrici salvano gli asili nido di Taranto dalla privatizzazione

Dopo la decisione presa durante le festività natalizie, grazie alle proteste delle famiglie e delle lavoratrici, insieme alla Fp Cgil, il Sindaco fa dietrofront

“Gli asili nido del Comune di Taranto verranno privatizzati”. È questa la doccia fredda che durante le festività è arrivata alle famiglie e alle educatrici dei nove asili nido che rappresentano da 40 anni un fiore all’occhiello ed un elemento di prestigio della città pugliese. Una decisione inaspettata, presa lo scorso 19 dicembre dal Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, senza alcun confronto con le famiglie, con le associazioni e con i sindacati. La motivazione apparente: “una mancanza di risorse”. Ma c’è un aspetto con cui l’amministrazione non aveva fatto i conti: come avrebbe potuto prenderla la città. Gli attestati di stima e di riconoscenza per il servizio di qualità che gli asili hanno garantito alle famiglie della città, infatti, sono stati tantissimi negli anni. Ed è per questo che, nonostante la decisione sia stata presa il 19 dicembre pomeriggio, a ridosso delle festività natalizie, genitori ed educatrici, al fianco della Funzione Pubblica Cgil, non hanno aspettato per farsi sentire. Le famiglie, in segno di protesta, hanno sfilato con i passeggini per le strade della città, le educatrici hanno organizzato un sit-in. E la vicenda è rimbalzata sui social, sui giornali, nelle televisioni, innescando un effetto boomerang che l’amministrazione non ha saputo controllare e che ha portato all’epilogo sperato dalle famiglie e le lavoratrici: il sindaco ha annunciato il suo dietrofront, gli asili non saranno privatizzati.

La motivazione della mancanza di risorse, comunque, non convinceva. Appariva un incomprensibile cambio di passo dopo anni di investimenti sul servizio pubblico che fornivano le strutture. Negli ultimi tre anni, infatti, erano state fatte, proprio dallo stesso Sindaco, 55 nuove assunzioni di educatrici, per sostituire le persone in pensione e continuare a garantire, a pieno regime, il rapporto numerico tra educatrici e bambini. E ne erano state previste altre per il 2025, 2026 e 2027. Ma non è finita qui perché appena lo scorso luglio era stata fatta un’operazione di ristrutturazione e ammodernamento delle strutture, con i soldi pubblici. Una scelta dunque che, alla luce della decisione appena presa, appariva priva di qualsiasi logica. Perché spendere soldi del Comune per poi dare le strutture, nuove di zecca, in mano al privato?

Ma a preoccupare era anche il futuro delle tante educatrici attualmente in servizio. I piani della Giunta erano di ricollocare le 78 educatrici assunte dal Comune nei profili amministrativi per potenziare le Circoscrizioni, andando a perdere completamente la propria professionalità. “Lo strumento della ricollocazione – ci spiega Mimmo Sardelli, Segretario generale della Fp Cgil di Tarantonasce per garantire una opportunità a quei lavoratori che per problemi di salute hanno limitazioni funzionali importanti, non per prendere chi ha studiato per anni e fatto un concorso per fare l’educatrice e metterla a fare l’impiegata”. Una visione, in effetti, che sembrava suggerire la logica, svalutante e superata, per cui puoi fare qualsiasi cosa, l’importante è avere il posto fisso al Comune. Professionalità, attitudine e passione sembravano non contare per il primo cittadino di Taranto. Sarebbe significato prendere competenze e buttarle via, senza alcuna discussione e confronto – prosegue Sardelli -. Non si teneva conto delle professionalità di chi lavora, perché studiare e avere un’inclinazione per un ruolo educativo è molto diverso dal fare le carte d’identità, le pratiche di concessione edilizia o qualsiasi altra attività amministrativa”. “Eravamo sconcertate da questa decisione – ammette Loredana, una delle educatrici comunali in servizio -. Questa decisione ci avrebbe allontanato dalla nostra passione per metterci dietro una scrivania. Abbiamo il diritto di vedere tutelata la nostra professionalità, acquisita con anni di studio e di esperienza sul campo”. Lo scenario, poi, si sarebbe fatto ancora più nebbioso per le educatrici alle dipendenze delle cooperative sociali. Non era chiaro quali garanzie contrattuali avrebbero avuto. “Rischiavamo di perdere la nostra stabilità lavorativa – spiega Simona -, sia da un punto di vista professionale che economico. Stavamo perdendo completamente la speranza di una futura stabilizzazione”. 

Per fortuna (o forse per determinazione), lavoratrici, famiglie e sindacato non hanno mollato e l’amministrazione si è trovata costretta a cambiare rotta. Ma se avessero rinunciato, a un certo punto, i genitori avrebbero dovuto dire addio ad un servizio pubblico patrimonio della città e sostegno per le famiglia da circa 40 anni. “Molto spesso noi genitori non veniamo ascoltati. Si parla di bilanci, ma all’interno di quelle strutture ci sono i nostri figli”, commenta una mamma. “Siamo lieti di aver fatto cambiare idea alla Giunta – commenta la Funzione Pubblica CGIL di Taranto -, ma non dimentichiamo che quella decisione era stata presa sottotraccia e senza nessun confronto. Per noi resta il sacrosanto diritto delle bambine e dei bambini di Taranto di seguire percorsi pedagogici e formativi nell’alveo della garanzia pubblica, della serenità, della certezza occupazionale e del riconoscimento delle competenze di circa 120 operatrici del settore”.

 

di Martina Bortolotti