Francia, mobilitazione di massa contro la riforma delle pensioni

Francia, mobilitazione di massa contro la riforma delle pensioni

Cittadini, sindacati, organizzazioni giovanili e politica insieme nelle piazze e nelle strade per una nuova giornata di scioperi contro una legge ritenuta “brutale e ingiusta”

È in corso in Francia la nona giornata di scioperi contro la riforma delle pensioni del governo francese. Le mozioni di sfiducia non sono passate ed ora la riforma è legge. Due i mesi di scioperi, otto le precedenti giornate di mobilitazione e milioni i lavoratori coinvolti nelle proteste contro il provvedimento, fortemente voluto da Macron. La nuova riforma prevede l’innalzamento dell’età pensionabile dai 62 ai 64 anni, ma con una forte penalizzazione economica. Solo arrivando ai 65 anni di età, e con 40 anni di contributi, sarà possibile ottenere la contribuzione piena.

Una decisione, quella del governo francese, che ha messo d’accordo una platea variegata di oppositori: tutti i sindacati uniti, le organizzazioni giovanili, i cittadini e le forze politiche di opposizione. Anche la Cfdt, che in passato aveva sostenuto una proposta di riforma che chiedeva sforzi aggiuntivi ai lavoratori, questa volta si è opposta. “Il finanziamento del nostro sistema pensionistico non è più in pericolo – spiega Philippe Malaise, segretario nazionale della Cfdt Interco-. Quindi adesso la priorità è di rendere il sistema più equo”. La Cgt santé, rappresentata dalla segretaria generale Mireille Stivala, ne fa anche una questione di principio: “Si tratta di avere un’altra idea di società. La richiesta di pensionamento a 60 anni (e a 55 per i lavori usuranti) corrisponde all’aspirazione ad avere un’altra vita dopo il lavoro, dopo anni di duro lavoro, che permetta di realizzare progetti personali”.

Seppur con sfumature diverse, un fronte unito e compatto non comune nelle dinamiche del Paese. “Il duro lavoro svolto per smascherare le menzogne del governo, insieme alla brutalità dell’attuazione della riforma” sono le ragioni della popolarità della protesta, che ha infine convinto i cittadini, secondo Malaise. Ed è forse legata a questo la decisione del premier di approvare la riforma senza il voto in Parlamento. “Così facendo – commenta la Cgt santéil governo francese ha dimostrato di disprezzare tutti i sindacati francesi che hanno chiesto all’unanimità di essere ascoltati”. Una mossa che ha contribuito a creare un’unione molto forte, di cui però l’estrema destra, secondo la Cfdt, “che si nutre della sfiducia dei cittadini nei confronti dei politici e delle élite”, rischia di approfittarsi.

A preoccupare sono soprattutto quelle categorie di lavoratori che svolgono attività usuranti e per cui due anni in più di lavoro rischiano di rappresentare uno sforzo immenso e iniquo. Tra queste tutti i professionisti della sanità e dell’assistenza sociale. “Questi professionisti – chiarisce Stivala – svolgono occupazioni faticose che comportano un’aspettativa di vita media di 7 anni inferiore. Inoltre, trattandosi di settori fortemente femminilizzati, si tratta di un doppio colpo”. Infatti, le carriere delle donne in Francia, come nel resto d’Europa, sono fortemente caratterizzate da momenti di interruzione e ricorso al part-time. Dunque, per loro sarà ancora più difficile aspirare ad una pensione dignitosa.

Oggi con questa 9° giornata di scioperi che vede insieme nelle piazze e nelle strade sindacati, organizzazioni giovanili, cittadini e politica, il tentativo è quello di inviare un segnale talmente incontrovertibile da far arretrare il governo affinché ritiri la legge. Un’ondata massiccia di malcontento che punta a dimostrare come il Presidente Macron non abbia altra scelta che ritirare questa riforma.

 

di Martina Bortolotti