"Ho conosciuto la bellezza ma anche la precarietà": la lettera commossa di un dirigente sindacale dopo la vittoria degli educatori dell'inclusione di Parma

“Ho conosciuto la bellezza ma anche la precarietà”: la lettera appassionata di un dirigente sindacale dopo la vittoria degli educatori dell’inclusione di Parma

Si occupano di integrazione scolastica e assistenza, di servizi per i disabili, di giovani e bambini. Si prendono cura delle fragilità e di non lasciare nessuno indietro. Sono le educatrici e gli educatori delle cooperative sociali di Parma che ora vedranno riconosciuta la loro professionalità con un adeguamento contrattuale e un aumento in busta paga.

Grazie ad un accordo raggiunto tra sindacati e cooperative, che coinvolge tutte le figure professionali che si occupano di questi servizi, viene riconosciuto un aumento significativo delle retribuzioni e stabilizzato e sancito il livello di riferimento per il lavoro educativo sul territorio provinciale di Parma: il livello D2, indipendentemente da accreditamenti e bandi che verranno promulgati.

Ruggero Maria Manzotti, segretario della Fp Cgil di Parma, in una lettera appassionata a Spazio Pubblico ha condiviso l’importanza di questo traguardo.

“Ci sono firme che pesano come macigni. Questa aveva a che fare con l’enorme responsabilità di migliorare, per quanto possibile, la situazione lavorativa ed economica di tante lavoratrici e tanti lavoratori che non vedevano riconosciute le loro professionalità, i loro studi, la loro fatica.
Questa firma però ha anche a che fare con un pezzo importante della mia vita personale e lavorativa. Ci sono tante persone che conosco che fanno questo lavoro, tante che mi sono amiche, tanti ex colleghi con i quali ho condiviso il lavoro, le fatiche e le lotte.
Di questi mondi, lavorandoci per anni, ho conosciuto la bellezza, la straordinaria meraviglia di avvicinarsi agli esseri umani, anche e soprattutto quelli più piccoli, quelli più fragili, quelli più soli. Ma ho conosciuto anche la precarietà, la disorganizzazione, la fatica di arrivare a fine mese, il nervoso, la frustrazione, la rabbia. Tutte sensazioni comuni anche quando si ha il difficile compito di curare le ferite altrui.
Anche per queste ragioni si sentiva il peso, enorme, di questa firma. Ma si sentiva anche tutta la forza necessaria per raggiungere un obiettivo importante. Abbiamo avuto delegati che hanno trasformato la rabbia in rivendicazione, abbiamo parlato con le persone, abbiamo cercato di condividere una battaglia comune. Abbiamo avuto lavoratrici e lavoratori che chiedevano, si informavano, ci spronavano, si arrabbiavano, ci dicevano che quello era un loro diritto. E avevano ragione.
Ce l’abbiamo fatta. Tutti. E per tutti.”