Giornalista, dal 1994 conduttrice di Linea Blu, scrittrice, ex presidente del Wwf, dal 2019 Presidente del Parco nazionale delle Cinque Terre. Da anni Donatella Bianchi racconta e approfondisce temi legati all’ambiente, alla sostenibilità, alla cura della natura. Perché le risorse naturali non sono infinite, ed è soprattutto investendo sulla cultura ambientale e la transizione ecologica che potremo affrontare questa grande sfida del futuro.
Troppo spesso in Italia si approccia ai temi ambientali solo nei momenti di emergenza (climatica, idrogeologica, energetica). Secondo lei perché? E come si potrebbe invertire questa tendenza e considerare queste priorità strategiche per tutti?
In Italia abbiamo un problema: siamo circondati da troppa bellezza, e quindi siamo convinti che sarà per sempre. Quello che non capiamo è che tutto questo non sarà per sempre. Bisogna cambiare approccio culturale iniziando dalle nuove generazioni e dai bambini, facendo educazione ambientale nelle scuole. Credo, però, che sia l’economia a dover scrivere il futuro del nostro Paese. E infatti l’economia sta andando in questa direzione. Conviene a tutti essere green, soprattutto alle imprese. È una trasformazione che è fondata molto su valori.
C’è chi ritiene che la transizione ecologica sia da rallentare perché comporterebbe costi troppo elevati in questo momento storico. Lei cosa ne pensa?
Costa di più l’inazione che non l’azione. Non è vero che la transizione ecologica costa: certo, impone scelte che devono essere accompagnate anche da strategie e programmazione. È evidente che di fronte allo scenario che stiamo vivendo, con una guerra alle porte, con una crisi energetica così importante a livello mondiale, è facile dire ‘rinunciamo agli impegni sul clima perché prima dobbiamo difendere l’interesse delle persone’. È un modo troppo semplicistico per liquidare il problema. Il costo di questa nostra distrazione, cioè di scelte che vanno nella direzione opposta alla transizione ecologica, lo vedremo nei cambiamenti sempre più repentini del clima. Abbiamo avuto, per fare un esempio, una situazione di siccità che è iniziata troppo presto: condizioni che di solito abbiamo a fine agosto le abbiamo avute a maggio. Oppure penso ai migranti climatici che sono costretti a spostarsi perché non ci sono più le condizioni minime di vita nei loro Paesi di provenienza. Nello scenario futuro, le conseguenze saranno ben più gravi di quelle che possiamo immaginare oggi, con dei costi economici e sociali elevatissimi.
Negli anni com’è cambiato l’approccio culturale all’educazione ambientale? Oggi c’è più consapevolezza?
Io penso che l’italiano medio sia totalmente cambiato. Ha acquisito una sensibilità impensabile dieci anni fa. Lo vedo nel quotidiano, parlando per esempio con i pescatori. Loro sono ben consapevoli del fatto che il pesce diminuisce, che il loro lavoro è a rischio, e sono i primi a dialogare con il mondo della ricerca scientifica e con il mondo dell’ambientalismo. In più, forniscono un contributo straordinario nel soccorso delle specie a rischio come le tartarughe marine che una volta, magari, avrebbero ignorato.
Lei ha detto: “Siamo noi i responsabili di quello che sta accadendo al nostro Pianeta e solo noi possiamo agire ora per salvarci”. Cosa è più urgente fare, sia a livello di istituzioni che di cittadini?
Intanto dobbiamo scegliere da che parte stare. La prima grande sfida è certamente quella sul clima. Dobbiamo velocemente sbloccare le rinnovabili, affrancarci da questa dipendenza energetica assurda e, soprattutto, darci delle scadenze. Tutte le scelte che si fanno oggi che ci riportano nel passato devono avere un termine: se devono essere fatte, devono essere contenute in un ambito temporale ben definito. Inoltre, bisogna investire sull’economia circolare, altra grande sfida necessaria, e fare in modo che l’ambiente ispiri le scelte politiche e legislative. E ciò accadrà, perché è diventato un principio costituzionale. Ci sarà, quindi, un effetto terapeutico: chi inquina paga, e nessuna attività potrà essere sviluppata a discapito dell’ambiente. Tutto questo è nell’interesse delle generazioni future. Uno strumento importante possono essere i Parchi: abbiamo un sistema di Parchi terrestri e marini di grande prestigio che ha dimostrato di essere anche una grande opportunità di rilancio economico per il turismo che sceglie questo tipo di destinazione. I Parchi sono i veri laboratori dove sperimentare tutte le forme innovative di sviluppo economico sostenibile.
Economia circolare: perché è importante e quali sono i suoi benefici?
Siamo in tanti su questo pianeta e cresciamo ad una velocità nettamente superiore alla capacità di rigenerazione del pianeta. Le ricadute del nostro sistema economico e produttivo sull’ambiente in questo momento sono insostenibili. Mi rifarei alle 4 “R” che aiutano bene a capire come ci dobbiamo comportare. Le 4 “R” sono riduzione – dobbiamo consumare di meno – , riutilizzo – dobbiamo smetterla di buttare tutto quello che ci sembra superato per questioni di mode o perchè semplicemente non funziona più, le cose vanno recuperate portandole ad una nuova vita – , riciclo e recupero. A questo aggiungerei la condivisione, come il prestito o il ricondizionamento. Sono tutti concetti alla base dell’economia circolare che devono entrare a far parte della nostra vita quotidiana.
Uno dei pilastri tematici su cui si fondarono i colloqui nel febbraio 2021 con il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi fu proprio l’economia circolare. L’auspicio è che questo tema, oggi, rimanga tra le priorità…
Il tema dell’ambiente entrò nell’incontro epocale, direi storico, delle associazioni ambientaliste in vista della composizione del governo. Si palesò in un momento che sembrava di svolta. Per noi transizione ecologica significava rafforzare il ministro dell’Ambiente. Poi però si è tramutato in qualcos’altro. Di ambiente ne abbiamo sentito parlare troppo poco, anche durante la fase del governo Draghi e in quella della recente campagna elettorale. Voglio sperare che qualcosa accadrà nella direzione del reinserimento dell’ambiente nei programmi e nelle strategie del governo. Negli ultimi mesi non abbiamo avuto grandi indicazioni in questo senso. Ma non ci dobbiamo scoraggiare e dobbiamo continuare tutti a insistere.
Lei racconta da anni la bellezza dell’Italia. Quali sono le storie virtuose di salvaguardia dell’ambiente, di riciclo di materiali, di tradizioni rispettose dell’ambiente che più l’hanno colpita?
Ce ne sono moltissime. Direi tutta l’imprenditoria giovanile. Mi colpisce questo rientro dei giovani alla vita semplice, fatta di recupero di attività e produzioni sostenibili, come ad esempio il biologico. Nei Parchi è possibile sperimentare anche grazie ad appositi incentivi per avviare attività di questa tipologia. Sono questi i modelli a cui dobbiamo guardare e che dobbiamo sostenere.
di Valerio Ceva Grimaldi