Diritti, lavoro e PNRR: i provvedimenti che rimangono in sospeso dopo le dimissioni di Draghi 

Diritti, lavoro e PNRR: i provvedimenti che rimangono in sospeso dopo le dimissioni di Draghi 

Le dimissioni di Mario Draghi da Presidente del Consiglio fanno calare un clima di incertezza sull’esito di numerosi atti il cui iter non si era ancora concluso. La fine della terza esperienza di governo di questa legislatura, oltre a sgretolare la compattezza di alcuni partiti, va inevitabilmente a incidere sulle aspettative di milioni di cittadini che attendevano risposte immediate di fronte alle evidenti difficoltà sociali ed economiche. Sono tanti, infatti, i provvedimenti che rimarranno in sospeso nel campo sociale e dei diritti, nel mondo del lavoro e rispetto agli obiettivi e ai fondi del PNRR.  

Nel settore sociale e dei diritti 

L’ultimo rapporto annuale dell’Inps aveva segnalato che Il 32% dei pensionati percepisce sotto i mille euro al mese: un’occasione in cui è stata ribadita l’assoluta e prioritaria importanza del tema. Il regime transitorio di quota 102, una sorta di proroga della misura approvata dal primo governo Conte, terminerà alla fine di quest’anno. Con le dimissioni di Mario Draghi salta anche il tavolo aperto coi sindacati e, dunque, in assenza di nuove misure si ritornerà alle Legge Fornero: uscita dal mondo del lavoro a 67 anni o uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne).

Sono soggetti a rischi anche la destinazione di due miliardi per la ristrutturazione degli edifici della rete sanitaria e di 100 milioni per l’assistenza agli alunni con disabilità. Ed infine si interromperà per l’ennesima volta la discussione per l’approvazione di una nuova legge sul diritto di cittadinanza: lo Ius Scholae. Il nuovo provvedimento prevedeva il riconoscimento della cittadinanza a chi è arrivato in Italia prima dei 12 anni e ha completato almeno un ciclo scolastico di 5 anni. 

Nel mondo del lavoro

Uno dei settori più colpiti dalla crisi economica è senz’altro quello del lavoro. Precarietà dei contratti e salari troppo bassi sono tra le principali problematiche che il Governo si sarebbe trovato ad affrontare nei prossimi mesi. 4,3 milioni di lavoratori – circa il 28 % – sono sotto la soglia dei 9 euro lordi all’ora: uno su tre guadagna meno di mille euro al mese. Stessa soglia sotto la quale si trova un pensionato su tre. Una delle proposte che si stava facendo largo era il taglio del cuneo fiscale: un aumento in busta paga di circa 80 euro per i redditi sotto i 35 mila euro, per almeno le ultime 4 mensilità dell’anno. Oltre a questa misura, si complicherà l’erogazione ulteriore del bonus una tantum di 200 euro, la discussione sul salario minimo e si fa più difficile l’ipotesi di una riduzione dell’Iva sugli aumenti dei beni di consumo più necessari.  

Poi ci sono provvedimenti che nonostante la crisi hanno più chance di essere attuati: la riduzione di 30 centesimi delle accise sui carburanti che scade il 21 agosto e il taglio degli oneri di sistema dalle bollette di luce e gas che durano fino a settembre. Sul fronte delle assunzioni, invece, nella sanità ci sono stati degli interventi finalizzati a rinvigorire il personale dipendente e il personale convenzionato a sostegno degli standard per l’assistenza territoriale. Il piano prevede lo stanziamento di una somma graduale a partire dai 90,9 milioni nel 2022 fino ad arrivare a 1.015,3 milioni a decorrere dal 2026. Ovviamente questo programma di spesa va autorizzato con successivo decreto del Ministro della salute di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Ma, anche in questo caso, siamo ancora in attesa dei decreti.  

PNRR, ambiente e transizione ecologica

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza  per l’Italia vale complessivamente 191 miliardi ed è caratterizzato da direttive da seguire, progetti da presentare e scadenze da rispettare. Nel primo semestre 2022 è stato centrato l’obiettivo di 45 progetti, necessari per richiedere la seconda tranche da 24 miliardi. Ora ne mancano 55 per la fine dell’anno, ai quali si aggiungono i progetti di riforma richiesti per ottenere una nuova tranche di 21 miliardi. 

Sempre nell’ambito del PNRR, sono circa 36 i miliardi di euro ancora da investire di competenza del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile. Questi fondi sono stati previsti dall’ultima Legge di Bilancio con l’obiettivo di potenziare e modernizzare le infrastrutture e i sistemi di mobilità nazionale nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Anche in questo caso, però, mancano molti decreti attuativi. Tra gli altri provvedimenti che devono ancora essere adottati ci sono anche quelli necessari per avviare il Fondo italiano per il clima. Si tratta di 840 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026 e di 40 milioni a partire dal 2027. Il fine è quello di finanziare interventi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi stabiliti negli accordi internazionali in materia di clima e tutela ambientale ai quali l’Italia ha aderito. Ma per l’operatività del fondo si deve ancora attendere l’emanazione dei relativi decreti ministeriali. 

I poteri dell’attuale Governo in carica 

È stata appena emanata una circolare firmata da Mario Draghi nella quale si stabiliscono i paletti dell’azione del governo in carica per gli affari correnti. L’attuale esecutivo potrà procedere soltanto a nomine, designazioni e proposte indispensabili e non procrastinabili oltre i termini di soluzione della crisi, per assicurare la continuità nell’azione amministrativa. Nella circolare si ricorda che l’esecutivo sarà impegnato nell’attuazione delle leggi e delle determinazioni già assunte dal Parlamento, necessarie per fronteggiare le emergenze. 

Pensioni, diritto alla cittadinanza, adeguamento dei salari, obiettivi del PNRR: le battaglie da portare avanti e le risposte da dare a milioni di famiglie in difficoltà sono tante, così come le scadenze che incombono. Il Paese resta in attesa.

 

di Matteo Mercuri