Comunità energetica, come nasce, prgetti e sviluppo

Come nasce una comunità energetica, dai progetti ai finanziamenti. Anche la Cgil protagonista del cambiamento

Federconsumatori: attesi per metà gennaio due decreti attuativi. Autoconsumo collettivo obiettivo strategico

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CERI) sono un asse molto importante, anche se non l’unico, per realizzare dal basso una vera transizione energetica verso l’uso di fonti rinnovabili. Informazione capillare e misure di sostegno sono la chiave per promuovere sempre più realtà diffuse dove risparmio, contrasto alla povertà, riduzione dell’inquinamento, prospettive occupazionali e sociali si reggono insieme. Dei tantissimi progetti, nel Lazio come in tutta Italia, una buona parte non è ancora pienamente operativa: nel 2021 sono cambiate le norme che regolamentano le comunità energetiche, modificandone la portata e rendendo più complesso il percorso per la loro costituzione. Abbiamo fatto il punto della situazione con Stefano Monticelli, Presidente di Federconsumatori Lazio, attualmente impegnata in circa 35 progetti per la realizzazione di Comunità energetiche.

Come procede lo sviluppo delle Comunità Energetiche?

La norma sulle Comunità Energetiche è recente e poco tempo fa è stata ulteriormente modificata. Se prima si parlava di impianti fino a 200 kw di potenza e di allacciamento a una cabina secondaria (paragonabile al consumo di 4-5 condomini), oggi si parla di 1 Mw di potenza allacciati a una cabina primaria, ovvero la portata di un Comune di 20-25 mila abitanti. In questo modo le comunità energetiche crescono, con la possibilità di inglobare anche piccole e medie imprese. Chiaramente si tratta di investimenti da 1,5-2 milioni di euro e di costituire soggetti giuridici complessi: mancando ancora due decreti attuativi, il processo si è rallentato (gli aspetti regolatori mancanti, uno da parte di ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, e uno dal Ministero per l’Ambiente, sono previsti per la metà di gennaio). Tuttavia è importante che per la prima volta da vent’anni a questa parte si entri in una fase diversa: prima lo Stato finanziava la costruzione dell’impianto, poi l’autoconsumo individuale. Oggi amplia la portata parlando di autoconsumo collettivo: un salto importante per raggiungere l’obiettivo dei 70 GW nel 2030”. 

Cosa serve per realizzare una Comunità Energetica?

Oltre alle figure tecniche, è necessario avere professionalità giuridiche e amministrative di cui prima non c’era bisogno. Realtà diverse, dagli enti locali ai singoli cittadini, dalle imprese al terzo settore alle parrocchie, devono costruire un nuovo soggetto e la comunità deve essere costruita, gestita e articolata. Un aspetto non secondario, su cui Federconsumatori Lazio offre ai diversi soggetti interessati il proprio supporto.

Quali sono i soggetti che partecipano alla costituzione delle Comunità Energetiche e quante sono le opportunità di finanziamento pubblico?

Sono moltissimi i Comuni che sentono il bisogno di costituire una Comunità Energetica e si stanno rivolgendo a noi. Ma anche realtà del terzo settore, come l’ultimo progetto, “Le Vele”, realizzato presso un istituto per bambini gravemente disabili, il “Leonarda Vaccari”, nel I municipio di Roma. Altri progetti riguardano le circoscrizioni di Roma ed i Comuni limitrofi. Spesso nei piccoli Comuni mancano le adeguate professionalità e c’è il rischio che si disperdano anche finanziamenti pubblici importanti. I nostri progetti si incrociano con la partecipazione ai bandi, dal PNRR ai bandi come quello appena pubblicato dalla Regione Lazio per gli studi di pre-fattibilità, ma anche a bandi di altro tipo come quello sul cratere sismico, che sono finanziati dallo Stato per la ricostruzione. Un dato importante è che in alcuni bandi se si prevede la realizzazione di una Comunità Energetica il finanziamento passa dal 50 al 100% del valore dell’impianto. Ci sono poi anche i finanziamenti privati, ma è da sottolineare che oggi, con il caro energia, un impianto fotovoltaico si ripaga in 8-10 anni con il solo risparmio in bolletta. 

Anche la Cgil è in campo per stimolare la nascita di nuove Comunità Energetiche, al duplice scopo di contribuire alla transizione ecologica e contrastare la povertà energetica. Come?

Sono due i progetti attivi, uno con Cgil di Roma e Lazio e un altro con SPI nazionale. A gennaio costituiremo la prima comunità energetica con il progetto pilota sulla sede Roma Centro Ovest Litoranea in via Ostiense, con l’obiettivo di realizzarne in tutto il territorio regionale, sia mettendo a disposizione superfici di proprietà e diventando così prosumer (ovvero produttore e consumatore), sia favorendo la nascita di altre comunità energetiche entrando in rete come consumer. Il progetto dello SPI parte dalla costituzione di una CER dalla sede centrale, con l’ambizione di realizzarne in tutto il territorio nazionale. C’è poi il tema del reinvestimento del risparmio in progetti a favore delle comunità. La Comunità Energetica sviluppa incentivi per tutti i soci che partecipano: sia gli enti locali che la stessa Cgil hanno chiaro l’obiettivo di restituire alla comunità una parte dei benefici economici che ne derivano, traducendoli in progetti di valore sociale, a favore di lavoratori, pensionati e famiglie in difficoltà.

 

Di Chiara Pinzuti