Nelle grandi città le amministrazioni locali diventano laboratori di sostenibilità a cielo aperto
Le aree interne e i piccoli centri si svuotano. Le grandi città crescono esponenzialmente, in un moto ininterrotto che dura da decenni. È infatti, attualmente, circa un terzo di tutta la popolazione italiana a risiedere nei Comuni capoluogo del nostro Paese. Non senza conseguenze. Una tra tutte: l’ambiente. Nelle grandi città, infatti, la forte concentrazione di attività antropiche genera inevitabilmente elevate pressioni sull’ambiente. Questo fa sì che le amministrazioni locali si trovino costrette ad ingegnarsi per contenere l’impatto ambientale e garantire una migliore qualità della vita per tutte le cittadine e i i cittadini, trasformandosi in veri e propri laboratori di sostenibilità a cielo aperto. Sono tanti gli strumenti a disposizione: trasporti pubblici, piste ciclabili, aree verdi, servizi di car e bike sharing, nuove forme di energia sostenibile, veicoli elettrici. Come si stanno comportando le grandi città? A che punto siamo? A fornirci una risposta, dati alla mano, è il nuovo rapporto Istat sull’ambiente urbano.
Trasporti pubblici sempre più sostenibili, ma gli obiettivi del PNRR sono ancora lontani
Nonostante il PNRR dedichi un investimento specifico per lo sviluppo della rete del trasporto pubblico locale (fatta di tram, metropolitana e filobus), questa rimane sostanzialmente invariata. D’altra parte, è in aumento il numero di autobus a basse emissioni (elettrici, ibridi o alimentati a gas) che raggiungono il 41% del totale (+4,3%). In particolare, si registra una positiva accelerazione nell’uso di autobus Euro 6 o a emissioni zero, più che raddoppiato negli ultimi 5 anni, passando dal 24,4% del 2018 al 55,3% nei Comuni capoluogo, e dal 12,2% al 54,5% nelle città del Mezzogiorno, che recuperano finalmente il loro storico ritardo sul tema.
Più piste ciclabili ma meno “sharing”
Elemento cardine della strategia verso la sostenibilità è sempre stato quello delle piste ciclabili che registrano un aumento dell’estensione del 6,4%, raggiungendo complessivamente i 5.759 km. Tuttavia lo sviluppo della rete resta fortemente concentrato al Nord. Ma non è solo questo il punto nevralgico della questione. Per la prima volta dopo anni, infatti, i servizi di bike sharing e monopattini sono in netto calo. Se nel 2022 nei capoluoghi vi era a disposizione una media di 30,3 biciclette per 10mila abitanti, oggi scendono a 23,5, con una diminuzione del 22,4%. Lo stesso accade per i monopattini che registrano una flessione passando dai 27,6 ai 25,5 per 10mila abitanti. Cosa diversa accade per l’offerta di servizi di car sharing che registrano un aumento dei veicoli utilizzati del 4,6%. Il destino più sfortunato, invece, spetta ai servizi di scooter sharing che subiscono una contrazione del 38,6%.
Aree verdi? Ne servono di più per tenere sotto controllo l’inquinamento
Elemento essenziale per il contrasto all’inquinamento è la presenza di aree verdi nelle città che, abbassando notevolmente la percezione delle temperature, in estate rendono l’aria più respirabile e meno afosa, e la vita di città più sopportabile. Obiettivo delle aree verdi è quello di assorbire le emissioni di CO2 e di mitigare, appunto, l’effetto “isola di calore”. La recente legge dedicata al ripristino degli habitat naturali (Nature Restoration Law) richiede di garantire che fino al 2030 non si subisca alcuna perdita degli spazi verdi urbani. Negli ultimi 12 anni, le principali città italiane, hanno mantenuto la promessa, mantenendo le superfici verdi e – anzi – aumentandole impercettibilmente (+ 0,3% nei Comuni capoluogo, + 0,6% nei capoluoghi metropolitani). Più incisivi, invece, gli interventi di forestazione urbana. Salgono, infatti, a 62 i capoluoghi che hanno completato o hanno in corso interventi di forestazione urbana. E rispetto al 2013 la superficie “forestata” è aumentata del 26,1%. Ciononostante, i livelli di inquinamento rimangono preoccupanti. Sono infatti più di 7 su 10 i capoluoghi in cui i livelli di inquinamento da polveri sottili continuano a superare i limiti imposti dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Il problema è grave soprattutto al Nord. Infatti, le città con le condizioni più critiche sono Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, Verona, Vicenza, Treviso, Padova, Rovigo e Ferrara.
E per l’uso privato? I cittadini danno l’esempio: è boom del fotovoltaico
C’è poi tutta la partita delle rinnovabili per uso privato che lasciano ben sperare. Grazie agli incentivi statali, infatti, è boom del fotovoltaico. Il numero degli impianti aumenta del 34,1%, così come aumenta la potenza (17,5%) e la produzione netta di energia elettrica (7,7%). Anche sugli spostamenti le abitudini dei cittadini stanno prendendo una piega positiva: sono infatti in esercizio oltre 11.600 punti di ricarica per veicoli elettrici, con un aumento estremamente significativo del 34,5%. Sulla produzione di rifiuti, invece, c’è ancora margine di miglioramento. La produzione complessiva di rifiuti urbani torna ad aumentare. Ogni anno come cittadini produciamo in totale 29,3 milioni di tonnellate di rifiuti, pari a 496,2 kg per ogni abitante (4 kg in più rispetto all’anno precedente). C’è da dire, però, che la quota di rifiuti che riusciamo a differenziare è salita al 66,6% (+1,5%).
Insomma, le grandi città hanno una responsabilità importante e il cambiamento deve necessariamente passare attraverso le migliori pratiche messe in campo dalle amministrazioni locali del nostro Paese. Le esperienze virtuose non mancano: trasporti pubblici più sostenibili, investimenti nelle aree verdi, innovazione nei servizi. Ma serve renderle strutturali. Non possiamo più permetterci di rincorrere la sostenibilità, dobbiamo governarla. E dobbiamo farlo per tutti, anche per tutte quelle aree interne e per quei piccoli centri, spesso lasciati indietro, che da decenni si svuotano e rincorrono a stento le sfide – e i privilegi – delle grandi metropoli.
di Martina Bortolotti