Sei il Sindaco di una città di circa 36 mila abitanti, la gestione diretta degli asili nido è a rischio, ma hai pochi soldi e devi affrontare costi molto elevati. Spesso capita di non avere altra soluzione se non quella di ricorrere ad una pratica spesso abusata nel nostro Paese: l’esternalizzazione. La storia di Riccardo Montà, Sindaco di Grugliasco in provincia di Torino dal 2012 al 2022, suggerisce che con un po’ di coraggio e perseveranza si possono trovare anche delle alternative. L’ex Sindaco ce l’ha raccontato in un’intervista e ci ha parlato dell’importanza che i servizi educativi hanno per i bambini, per le famiglie e per gli stessi Comuni.
Come è organizzata la rete degli asili nido nella Sua città?
I primi sono stati realizzati circa quarant’anni fa. Oggi a Grugliasco abbiamo cinque asili nido che sono stati pianificati sul territorio in una logica di prossimità, in modo che le persone di ogni frazione della città possano beneficiare agevolmente del servizio. Ogni asilo è inserito in un agglomerato formato anche dalla scuola dell’infanzia e da quella elementare: l’idea che c’è alla base è quella di far parte della stessa comunità educante da quando si è neonati fino all’adolescenza.
Il Comune vigila sulla gestione degli asili dati in concessione?
Assolutamente sì. C’è una cabina di regia ed un incontro frequente tra tutti i gestori dei nidi. Il fatto di aver salvato la gestione diretta di un asilo nido significa tanto perché ci permette ancora di considerarli come un servizio strategico e fondamentale per il Comune. In questo modo continuiamo a conoscerlo e a gestirlo e abbiamo ben chiare quali sono le criticità e le opportunità. Ma soprattutto la nostra gestione detta lo standard e guida gli altri nidi su quelle che sono le progettualità, le idee e le impostazioni dei servizi.
Cosa è successo tra il 2013 ed il 2014, quando il suo Comune stava per perdere la gestione dei nidi?
La vicenda risale al periodo del Governo Monti in cui l’Italia versava in una situazione economica molto difficile. Ci fu un taglio pesantissimo agli enti locali che rese ingestibili i conti del Comune e che stava mettendo a rischio anche la capacità di garantire i servizi essenziali. Aprimmo una trattativa con il sindacato, le lavoratrici e i lavoratori e coinvolgemmo le famiglie per trovare una soluzione. I costi erano diventati troppo onerosi per noi e attraverso un accordo con tutte le parti, riuscimmo a contenere la spesa e a salvaguardare la gestione diretta. Una parte del personale più anziano, che aveva limitazioni fisiche e non riusciva più a svolgere al meglio l’attività, è entrata nella rete di coordinamento degli asili nido. La loro esperienza decennale è stata essenziale per trasferire gli standard di qualità.
Cosa perde un Comune cedendo un servizio come questo alla gestione privata?
Finché sei dentro la gestione del servizio puoi avere la possibilità e la competenza per migliorarlo ed avere uno sguardo critico sul settore. In questo modo il Comune è tenuto ad avere persone che continuano ad informarsi, ad approfondire la conoscenza della gestione, a studiare. Possiamo beneficiare di una figura come quella del coordinatore pedagogico, che altrimenti sarebbe inutile. Viceversa, si potrebbe affidare tutto ad un funzionario amministrativo che si occupa degli appalti e risparmiare. Ma la domanda è: attraverso le concessioni esterne si riescono a mantenere alti standard di qualità? Ne dubito. Se un Comune perde il know-how in un determinato ambito, perde anche la capacità di indirizzo, di valutazione e di controllo. Questa non è una bella cosa.
Qual è l’uso che viene fatto degli asili nido nella Sua città e quanto ritiene sia importante?
Ad oggi garantiamo il servizio a 220/230 bambini e la prevalenza delle famiglie che ne usufruisce lo fa per motivi legati al lavoro, ma ce ne sono molte che apprezzano proprio il percorso educativo e di crescita. Io mia figlia l’ho portata al nido da quando aveva quattro mesi, perché credo in questo modello e penso si debba lavorare sulla consapevolezza. Il problema è che i costi sono molto alti e non tutti possono permetterselo. Credo che l’asilo nido debba essere un servizio universale come la scuola materna a cui tutti possono accedere, ma per questo serve un investimento da parte dello Stato che adesso non c’è. Sarebbe una cosa saggia, perché fa bene e perché aiuta a crescere i bambini secondo percorsi che poi ritrovano nella vita di tutti i giorni.
Di Matteo Mercuri