In Emilia Romagna continua a piovere. I danni, causati dall’alluvione che ha colpito la regione lo scorso weekend – e in particolar modo la città di Bologna – sono ancora incalcolabili. Sappiamo che un ragazzo di appena 20 anni ha perso la vita, quando l’acqua ha travolto la sua auto. Completamente sott’acqua le strade, le cantine, i garage, persino i primi piani di diverse case. Interrotta la corrente in molte zone. La macchina dei soccorsi si è attivata per riparare il possibile, in una lotta impari contro un cambiamento climatico feroce che non perdona la scelta dei governi di continuare ad aderire ad un modello economico non sostenibile. I volontari di Croce Rossa Italiana già nella notte tra sabato e domenica, quando l’allerta meteo si è tramutata in un’emergenza vera e propria, sono arrivati da tutta Italia. Sono più di 200. Emanuela, Responsabile ad interim COE Nord (Centro Operativo Emergenze) di Croce Rossa Italiana, ci ha raccontato come sia la situazione a qualche giorno dall’alluvione.
“Al momento siamo operativi nel Comune di Bologna e nell’entroterra di Reggio Emilia. A Bologna ci sono sia le squadre per il salvataggio in acqua che quelle che si occupano dello svuotamento idrico di gallerie, di abitazioni, di strade. Anche se adesso la principale criticità è diventata la gestione del fango. Nell’entroterra invece è esattamente il contrario. Purtroppo, gli argini dell’affluente del Po si sono rotti e la criticità principale è proprio la quantità di acqua che si è riversata. Ieri mattina eravamo a 25 milioni di metri cubi d’acqua”. L’equivalente di 10 mila piscine olimpioniche. “Siamo impegnati nella pulizia degli argini e rispondiamo alle richieste che ci vengono girate, dalla movimentazione di sacchi di sabbia per poter contenere l’ondata che si sta riversando sulle abitazioni, allo sgombero delle cantine”.
Ma qual è l’impatto emotivo che travolge chi lavora nel soccorso e si trova a dover gestire situazioni spesso drammatiche? Emanuela mi spiega che ha dedicato tutta la vita ad aiutare le persone. “Fa parte del mio lavoro avere a che fare con la gestione delle criticità e delle fragilità che ci troviamo di fronte”. In un certo senso, dunque, si impara a gestire le emozioni. Diverso è per i volontari che, seppur ampiamente formati, hanno meno avuto a che fare con le emergenze e la sofferenza. “Ovviamente un volontario che si trova a raccogliere dall’acqua oggetti personali e ricordi, e ad aiutare le persone, è sempre toccato, perché viene a contatto con qualcosa di molto privato rovinato da un mare di acqua”.
Ma queste catastrofi naturali non stravolgono soltanto la vita del singolo, che si vede invadere una cantina piena di ricordi, o la signora anziana che trova il proprio letto sovrastato dall’acqua. Ad essere colpito è anche il lavoro di una vita. L’Emilia Romagna, infatti, è una regione altamente produttiva. “Ci sono un sacco di fattorie, di ranch, di artigiani e produttori”, spiega Emanuela che proprio in questi giorni è stata alle prese con l’attività di supporto ad un ranch con 220 cavalli, per evitare che l’acqua invada le stalle. In gioco ci sono i risparmi di una vita.
E poi ad essere intaccata è la quotidianità. Perché eventi disastrosi come questo non colpiscono solo nel giorno della “bomba d’acqua”. Ci vogliono giorni, settimane, a volte persino mesi o anni per raccogliere i cocci di quanto accaduto. In Emilia da giorni la “normalità” dei suoi abitanti è stata stravolta. “C’è chi dorme in macchina, chi ha abbandonato le proprie case senza sapere quando potrà tornarci, gli autobus che accompagnano i bambini a scuola devono deviare il percorso, perché le strade provinciali sono completamente interdette per circa 10 km”. Tutto impatta sulla quotidianità delle persone.
Nell’arco di un anno e mezzo l’Emilia Romagna è stata colpita da quattro alluvioni che hanno messo in ginocchio la popolazione e le imprese. Risulta dunque evidente che abbiamo a che fare con un problema strutturale che andrebbe affrontato alla sua radice, non solo correndo ai ripari. Ce lo conferma Emanuela: “Sono cambiati i tempi, oggi abbiamo a che fare con piogge torrenziali che fino a quindici anni fa non esistevano neanche”. Anche per questo Croce Rossa continua ad accogliere chiunque decida di fare il percorso per diventare un volontario dell’associazione. Questo l’appello di Emanuela: “Croce Rossa italiana è presente in quasi tutti i Comuni d’Italia, proprio per essere vicina alla popolazione. Inoltre è un’associazione che ti permette di aiutare l’altro in tantissimi modi e di scegliere il modo migliore per essere d’aiuto, anche in base alle proprie inclinazioni. Offre un mondo di possibilità. Aspettiamo nuovi volontari a braccia aperte”.
di Martina Bortolotti