Adolescenti: meno colpiti dal virus ma maggiori vittime dell’isolamento

Sono stati due anni difficili per tutti, a causa della pandemia che ci ha costretti a rivedere le nostre abitudini e che, in molti casi, ha sacrificato molto di più di questo. E se è stato difficile per noi adulti riadattare la nostra vita alle esigenze sanitarie del momento, lo è stato ancora di più per bambini e adolescenti, prima chiusi in casa, poi costretti a rinunciare per lungo tempo alla scuola in presenza. Stiamo parlando di un’età, in piena evoluzione, in cui ci si struttura attraverso le esperienze e la socialità, che sono venute completamente a mancare. Quali sono stati gli effetti della pandemia sui ragazzi più giovani? Ne abbiamo parlato con Patrizia Fistesmaire, Psicologa dello sviluppo e dell’età evolutiva e psicoterapeuta, oltre che Responsabile UF Consultoriale Piana di Lucca.

Nonostante, paradossalmente, bambini e adolescenti siano stati i meno colpiti dal virus, si sente sempre più spesso parlare dei danni che hanno subito. Patrizia, che ne pensi? È effettivamente così?

Purtroppo è così, anche se il virus ha colpito soprattutto gli anziani e le persone adulte, le conseguenze psicologiche e sociali hanno riguardato soprattutto i giovanissimi. È in corso un’emergenza giovani che coinvolge il mondo intero. Bambini e adolescenti sono stati colpiti indirettamente, a causa delle regole necessarie di distanziamento sociale, dalla limitazione della mobilità, alla riduzione delle attività sportive e ricreative, fino alla chiusura delle scuole. Praticamente son venuti meno tutti insieme i fattori di salute fisica, psichica e sociale. Non è un caso che si è assistito ad un aumento dei disturbi del sonno, di ansia e del comportamento alimentare e, in particolare tra gli adolescenti, di tristezza e depressione. Non ci dimentichiamo inoltre che bambini e giovani sono stati considerati i potenziali untori nelle famiglie e sono stati separati dai nonni; a volte hanno rappresentato anche “un peso”, vista l’esigenza di ricollocarli durante la chiusura delle scuole, e sono stati “concorrenti” nelle reti domestiche, quando il lavoro è entrato tra le pareti di casa. La pandemia ha disorientato e spaventato tutti ma, se nell’adulto ci sono dei meccanismi difensivi e di adattamento, nel bambino e nell’adolescente il rischio del blocco evolutivo è dietro l’angolo. Nei giovani si è rischiato di bloccare il processo di crescita, di realizzazione, di costruzione di nuovi legami sociali, di messa alla prova di sé.

Come dovrete, voi specialisti, affrontare tutto questo alla fine della pandemia?

Sarebbe importante creare degli spazi per i giovani, per aiutarli ad elaborare il trauma vissuto senza la tentazione di cancellarlo. Io credo che ci sia un luogo su tutti che si rivela adatto: il consultorio, per la sua modalità di accesso libero e gratuito e la possibilità di rivolgersi senza il consenso di un genitore. Nei consultori il giovane può trovare un team di professionisti che lo prende in carico e lo indirizza: lo psicologo, l’assistente sociale, l’ostetrica, il ginecologo, in una fase della vita dove lo sviluppo affettivo e sessuale sono protagonisti. I consultori possono diventare uno strumento potentissimo, un presidio fondamentale del benessere dei giovani, anche organizzando attività di informazione che incrocino i luoghi di vita dei giovani, come la scuola.

E un genitore come può essere d’aiuto e di supporto ad un figlio, soprattutto in una fase così delicata?

Aiutare un giovane a crescere significa assumersi un rischio. Bisogna cercare di essere spettatori silenziosi ma partecipi, pronti a fornire un sorriso di rinforzo quando serve. C’è bisogno di rassicurazione da una parte ma di lasciare autonomia dall’altra, anche quando è forte la tentazione di intervenire per evitare inciampi. Il sostegno del genitore è importante, ma per diventare grandi occorre intraprendere un percorso di separazione, l’unico possibile per la propria individuazione e affermazione di sé nel mondo.

Voglio aggiungere una cosa… La forte promozione della campagna vaccinale per i giovani in età scolastica è stata significativa: le istituzioni hanno compreso a fondo il disagio dovuto al distanziamento sociale, e hanno cercato di riaprire in sicurezza le scuole e i luoghi di aggregazione. Adesso è assolutamente importante che scuola e famiglia riescano a cooperare in modo serio per affrontare la nuova “emergenza dei giovani”, che attraversano una fase post traumatica, con tutto ciò che ne conseguirà.

 

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