Come rappresentare un professionista? Se da una parte c’è il sindacato, dall’altra c’è l’Ordine professionale. Due osservatori diversi ma privilegiati nella tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Ma sembra esserci ancora molta confusione sul confine che li separa nella tutela del lavoro. Qual è il loro ruolo? A chi deve rivolgersi un professionista? Abbiamo fatto chiarezza con Laura Paradiso, assistente sociale, rappresentante sindacale sul posto di lavoro ma anche Presidente del Consiglio Regionale del Lazio dell’Ordine degli Assistenti Sociali.
Dott.ssa Paradiso, cosa spinge un’assistente sociale e rappresentante sindacale a candidarsi alle elezioni di un Ordine professionale? Cosa l’ha motivata? Cosa l’ha convinta a fare questo salto?
È una cosa su cui ho riflettuto tanto prima di candidarmi. Quando ho deciso di candidarmi si cominciava a parlare della legge di bilancio e della possibilità di ristrutturare i servizi sociali. Questa cosa mi ha fatto pensare che potevo dare un contributo e portare la mia esperienza sindacale nel mondo dell’Ordine.
Sindacato e Ordine professionale, quali sono le differenze e le somiglianze nella rappresentanza del lavoro? C’è il rischio che si chieda all’uno di svolgere il ruolo dell’altro?
Senza dubbio, è così. C’è il rischio ed è più che un rischio, perché si hanno le idee molto confuse. Questa almeno è la mia esperienza. Spesso gli iscritti chiedono all’Ordine cose che sono di competenza del sindacato. Facciamo una debita distinzione. L’Ordine ha due finalità fondamentali. La prima è quella di tutelare il cittadino che ha diritto a ricevere le migliori prestazioni e quindi l’Ordine fa una verifica e un controllo sui professionisti e sul loro operato. La seconda finalità è quella di tutelare il professionista, la sua immagine, la disciplina e di verificare il rispetto del codice deontologico. In maniera differente, invece, il sindacato rappresenta il lavoratore e verifica che il suo contratto venga rispettato. Questo significa che il lavoratore viene da una parte sostenuto e controllato dall’Ordine rispetto alla sua professionalità, dall’altra invece c’è il sindacato che rappresenta le sue istanze. Ordine e sindacato hanno competenze diverse ma che in sinergia possono ottenere grandi risultati. Se si riuscisse ad avere una buona collaborazione tra le due parti si potrebbero ottenere dei cambiamenti più consistenti. Faccio un esempio concreto: l’Ordine verifica che un assistente sociale svolga adeguatamente il suo compito. Ma quello stesso assistente sociale non ha una stanza dove poter fare i colloqui all’utenza nel rispetto della privacy. Chi deve rappresentare la questione? L’Ordine dovrà farlo in termini politici ma sarà il sindacato a sostenere questa necessità in termini effettivi. Lavorando in sinergia si potrebbe portare a casa il miglior risultato senza invasioni di campo.
Rappresentare una professione, una novità degli ultimi anni per i sindacati confederali. Ancora oggi si incontra qualche difficoltà nel tentativo di rappresentare tutti i lavoratori ma ognuno con le proprie specificità. Infatti, in alcuni casi, gli Ordini professionali scelgono sindacati professionali per farsi rappresentare nella tutela del lavoro. Lei cosa ne pensa?
Si corre il rischio di annacquare le competenze. C’è stato un momento in cui si è parlato di “sindacato delle competenze” e a me questa cosa non dispiacque per nulla. Perché secondo me non si riesce a dare risposte concrete, calate nel contesto di lavoro, se quel contesto e quelle attività non le si conoscono nello specifico. Non si possono mettere sullo stesso piano tutti i lavoratori, come se facessero la stessa cosa, perché questo alla fine crea difficoltà e non si riesce a rispondere alle loro esigenze. Ogni tipologia di lavoratore dovrebbe avere il proprio referente sindacale, che mastica quel mestiere. Così si riuscirebbe a dare risposte a tutti e a ciascuno. Si può essere un sindacato delle competenze senza essere divisi. In questo modo ognuno si sente riconosciuto, che è ciò che deve garantire il sindacato. Non la vedo come una difficoltà. Io credo che, rispetto ai “sindacati di mestiere”, essere rappresentati tutti dallo stesso sindacato, seppur ognuno con la propria unicità, è un valore aggiunto. La ricchezza di un sindacato confederale è questa. Rappresentare tutte le professioni, ognuna con le proprie specificità, non lo farei diventare un problema ma piuttosto un’opportunità.