Interruzione di gravidanza, obiezione di coscienza e ruolo dei consultori. Una chiacchierata con il Dott. Fattorini, ginecologo e Presidente di Agite, che ci offre un quadro della situazione
Legge 194, la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Un diritto conquistato da oltre 43 anni (il 22 maggio del 1978) e che in questa fase storica è spesso sulla bocca della politica, tra posizioni a tutela e posizioni contrarie. Abbiamo fatto il punto della situazione con il Dottor Giovani Fattorini, ginecologo e Presidente dell’associazione ginecologi del territorio (Agite) che ci ha gentilmente dato il suo parere e fornito un quadro della situazione dei servizi.
Dottor Fattorini, in questa fase in cui la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza viene spesso tirata in ballo dalla politica, Lei crede che la legge venga rispettata o sia in qualche modo minacciata?
L’atteggiamento psicologico, anche un po’ politico, di descrivere il quadro in termini catastrofici non mi trova d’accordo. Io credo che la Legge 194 sia la miglior legge che si potesse fare allora e che anche oggi sia un’ottima legge, ovviamente tutto si può migliorare.
I dati complessivi, checché se ne dica, ci dicono che la legge è ben applicata. Si tratta di intervenire su alcuni aspetti che non vanno, tra questi sicuramente l’obiezione di coscienza. Ma è importante anche affermare che è stata una grande conquista sociale.
Se continuamente si ribadisce che la legge non viene applicata e che la situazione è drammatica, allora si porta a pensare che questa legge non ha funzionato. Diciamo prima i grandi successi che sono stati raggiunti, e poi cosa si debba migliorare.
Indubbiamente ci sono dei casi limite, delle situazioni difficili, ma trarre da quei casi conclusioni catastrofiche che coinvolgono tutto il sistema secondo me non è una scelta corretta.
Come pensa che si possa intervenire sul problema dell’obiezione di coscienza?
Quello dell’obiezione di coscienza è un problema vero. Basti pensare che gli obiettori sono il 69%.
Io credo che tra gli obiettori ci sia una componente minoritaria mossa da motivi etici – che io non condivido ma rispetto – e che poi ci sia una grande massa di quelli che hanno un’obiezione di comodo. Io credo che dobbiamo anche rispettare le minoranze che hanno una visione etica diversa, ma ribadire che però la legge deve essere applicata, quindi se un’amministrazione non si fa carico di assumere personale non obiettore che consente di applicarla, quella amministrazione deve essere sanzionata. Non si deve permettere che esistano situazioni del genere.
Bisogna trovare il modo per ridurre il numero di obiettori, facendo per esempio dei concorsi specificatamente dedicati a medici non obiettori. Bisogna avere un po’ di coraggio. Questo è un Paese molto conformista. Per essere in condizioni di applicare la legge, le amministrazioni hanno tutto il diritto di procurarsi personale che sia in grado di farla applicare. Questo diventa un modo per vincolare anche quelle amministrazioni di destra che se ne infischiano della legge e che fanno dell’attacco alla legge 194 motivo di propaganda politica, con tutte le conseguenze nefaste che sappiamo.
Cosa ne pensa della decisione di alcune regioni di centrodestra (Umbria, Marche, Piemonte, Lombardia e Abruzzo) di impedire alle donne l’interruzione di gravidanza farmacologica con pillola Ru486 in Day Hospital?
Vale lo stesso discorso dell’obiezione di coscienza. Queste Regioni vengono meno a un impegno che la legge prevede. Ci sono le linee guida del Ministero della Salute che favoriscono l’utilizzazione del metodo di aborto in Day Hospital, definita una pratica sicura, e le Regioni devono obbedire.
Secondo Lei, in questo panorama complessivo, che ruolo ricoprono i Consultori, anche in merito all’educazione sessuale dei più giovani?
Da un’indagine dell’ISS è emerso che chi svolge oggi una funzione di educazione alla sessualità e alla fertilità, che purtroppo è ancora una materia non diffusa, sono proprio i consultori. Va detto che in questi anni, per quanti sforzi siano stati fatti, il numero di adolescenti che sono stati raggiunti e che conoscono questi servizi è ancora assolutamente insufficiente, abbastanza disastroso. C’è moltissimo da fare. Torniamo al solito problema: in 20 anni gli investimenti in questo settore sono stati miseri. Nel momento in cui il personale cala e si riducono le ore, si privilegia l’attività ambulatoriale a discapito di quella educativa, divulgativa e di promozione della salute che viene praticata molto poco e fortemente penalizzata. Questi sono servizi delicati, caratterizzati da più competenze, che andrebbero monitorati con una frequenza maggiore. Non si può fare un’indagine ogni 10 o 15 anni. Bisognerebbe istituire un Osservatorio, in capo al Ministero della Salute o all’Istituto Superiore di Sanità, che consenta di fare un’indagine ogni 2 anni. Come anche per l’interruzione di gravidanza. Lo stato di salute di questi servizi andrebbe verificato a livello nazionale e con maggiore frequenza.
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E a proposito di diritti, ha raggiunto oltre 39.000 sostenitori la petizione di Cgil, Fp Cgil, Amica e molte altre associazioni che chiede il rispetto delle linee guida del Ministero della Salute da parte di quelle Regioni di centrodestra (…) che hanno di fatto impedito alle donne l’interruzione volontaria di gravidanza in Day Hospital.