Sfruttamento sul lavoro e caporalato, i dati dell’Osservatorio Placido Rizzotto

Domani a Latina in piazza per i diritti

Il Laboratorio sullo sfruttamento lavorativo e sulla protezione delle sue vittime, creato nel 2018 dal Centro di Ricerca interuniversitario L’Altro diritto (ADIR) in collaborazione con la Flai Cgil, cui dal 2020 è subentrato l’Osservatorio Placido Rizzotto, si pone l’obiettivo di esaminare la dimensione pervasiva del fenomeno dello sfruttamento lavorativo, analizzando la capacità di emersione della legge 199 e l’ efficacia degli strumenti di protezione delle vittime. Proprio pochi giorni fa è stato pubblicato il Rapporto 2023 e, rispetto ai dati dell’ultimo Rapporto in cui si riferiva di 458 casi di sfruttamento intercettati, attualmente sono ben 834 le vicende di sfruttamento complessivamente individuate. La continua ricerca di atti giudiziali ha portato a individuare 376 nuovi casi, di cui 249 vicende relative al biennio 2022-2023 e 127 vicende relative agli anni di precedente rilevazione.

Sulle 834 notizie di sfruttamento complessive è stato possibile risalire al settore economico in ben 784 casi, così distribuiti: 432 casi nel settore primario, 197 nel settore terziario e 155 nel settore secondario. Guardando alla distribuzione geografica nei singoli settori, emerge che in alcuni comparti produttivi le inchieste per sfruttamento si concentrano in determinate zone geografiche: se il settore primario conta al Sud il numero più elevato di casi, con 252 su 432 casi rilevati a livello nazionale (circa il 58,3%), nel settore secondario, specie nel manufatturiero, lo sfruttamento si concentra al Centro, con 65 su 155 (circa il 41%), mentre nel settore dei servizi spicca il Nord, dove si collocano 74 su 197 casi complessivi (circa il 38%).

Il settore dell’agricoltura è quello più interessato: rispetto al precedente Rapporto il numero di inchieste rilevate è quasi raddoppiato passando da 220 a 432. Di queste, 252 (il 52%) si collocano al Sud, 93 casi al Centro e 87 casi al Nord. Questi numeri sono dovuti anche ad una concentrazione dei controlli sul settore primario e nello specifico nel Mezzogiorno. Di conseguenza i casi di sfruttamento negli altri settori fanno più fatica ad emergere.

È stato possibile individuare 112 casi nel settore manifatturiero, 43 casi nel settore edile, 54 casi nelle attività commerciali, 33 casi nel settore del turismo e della ristorazione, 14 casi nei servizi di cura e assistenza alla persona, 48 casi nei servizi di trasporto e magazzinaggio e, infine, 48 casi di altri servizi nel settore terziario. In quest’ultimo caso, ad esempio, i casi rilevati rappresentano il 5% del totale, ma è appurato che in questo comparto i casi di sfruttamento e lavoro in nero abbiano subito una brusca impennata e che in realtà siano molti di più di quelli individuati.

Osserva Matteo Ariano, coordinatore nazionale della Funzione Pubblica Cgil all’Inl: “Il caporalato è ormai realtà diffusa in tutto il Paese e non è più solo in agricoltura, ma nella logistica o in settori apparentemente insospettabili come il turismo. Si tratta di uno dei tanti strumenti con cui le imprese fanno concorrenza al ribasso, sulla pelle e sui diritti dei lavoratori”.

I problemi legati ai controlli

Nel 2023 sono stati 1.041 gli infortuni mortali sul lavoro secondo i dati preliminari dell’Inail. Nonostante ciò le ispezioni nei luoghi di lavoro e a distanza per verificare le condizioni di sicurezza nelle aziende sono in calo rispetto al pre-Covid. Nell’ultimo anno si sono fermate poco sopra le 111mila, mentre solo nel 2019 raggiungevano quasi le 160mila (all’Inl si devono aggiungere i controlli svolti da Inps, Inail e carabinieri su salute e sicurezza che, comunque, sono sotto organico anch’essi). In sostanza si tratta di un calo di un’ispezione su tre effettuata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro. La ragione? La carenza di personale. All’Ispettorato manca un dipendente su tre, anche alla luce delle basse retribuzioni e delle difficoltà operative. L’organico previsto, infatti, sarebbe di 7687, invece siamo a 5068 (personale non dirigenziale). Bisogna assolutamente investire su assunzioni, tecnologie e valorizzazione delle professionalità, individuando una strategia complessiva. Una priorità ineludibile.

La manifestazione

La tragedia che ha coinvolto Satnam Singh nei giorni scorsi purtroppo non è un caso isolato. La Cgil non ci sta ed ha promosso una manifestazione nazionale a Latina domani, 6 luglio. Ci sarà quindi un corteo che partirà alle ore 9.30 da via Vittorio Cervone e arriverà in piazza della Libertà, dove è previsto, alle 11.30, l’intervento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Tantissime associazioni hanno già dato la propria adesione. Si scenderà in piazza per dire basta ad un sistema che sfrutta e uccide. Contro lo sfruttamento lavorativo, il caporalato, gli appalti e i subappalti irregolari, i diritti violati e negati.

 

Di Matteo Mercuri