La fuga dagli uffici giudiziari ha responsabilità lontane

“La fuga dagli uffici giudiziari ha responsabilità lontane”

di Florindo Oliverio
Segretario nazionale Funzione Pubblica CGIL

 

In molti si interrogano e denunciano la situazione drammatica in cui versa il Ministero della Giustizia tra uffici al collasso e a rischio chiusura a fronte delle numerose rinunce dei vincitori di concorso (a tempo determinato per i progetti PNRR) e le dimissioni di numerosi dipendenti ormai stanchi di un’amministrazione irriconoscente e continuamente nell’occhio del ciclone.

Non c’è ambito del ministero in cui non regni sovrana l’incertezza del domani e la frustrazione è ormai la cifra che accomuna lavoratrici e lavoratori indipendentemente dalle qualifiche, dai dipartimenti di appartenenza, della tipologia del proprio rapporto di lavoro, dalla classe di età o di anzianità di servizio.

La Funzione Pubblica CGIL, da tre anni ormai, ha fatto della “vertenza Giustizia”, la sua iniziativa strategica per il rilancio della funzione pubblica nei servizi e per le attività fondamentali dello stato.

La CGIL nelle sue iniziative per la difesa della Costituzione, del lavoro e dei servizi pubblici – “Essenziali per Costituzione” – ha lanciato la mobilitazione assieme a tante associazioni per “La via maestra”.

Ad ogni provvedimento legislativo, fino all’ultima legge di bilancio, abbiamo elaborato e presentato emendamenti fatti propri da numerosi parlamentari di più partiti e schieramenti parlamentari. Per un piano straordinario per l’occupazione nelle amministrazioni pubbliche e per ottenere più risorse per rivalutare gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, per continuare il passaggio dal vecchio al nuovo sistema di classificazione, per aumentare le risorse del Fondo Risorse Decentrate e pagare finalmente indennità e trattamenti accessori più omogenei e allineati in tutto il comparto delle Funzioni Centrali.

Non sempre abbiamo trovato lungo il nostro percorso compagni di viaggio e nemmeno ci siamo accorti di iniziative di altri che andassero nella stessa direzione.

Abbiamo letto adesso che qualcuno, alla Giustizia, si è svegliato dal sonno profondo, arrivando a minacciare “lotte” e gli diciamo “benarrivato tra noi!”.

Va detto però che il Ministero della Giustizia un tempo era molto ambito perché era considerato, tra i ministeri, quello dove si pagava di più. Ora è considerato il peggiore e non solo nel confronto con agenzie fiscali e enti pubblici non economici. Quindi la “autonomia” contabile di Inps e Agenzia delle Entrate spiega solo in parte la “fuga”.

C’è dell’altro: un’organizzazione del lavoro finalizzata solo a garantire vecchi equilibri corporativi anziché il comune obiettivo di servire lo Stato e assicurare una giustizia efficace al Paese. Una “linea di comando” improvvisata e basata esclusivamente sulla disponibilità di magistrati non sempre preparati alla gestione di risorse (strumentali, economiche, umane) anziché investire sulla funzione dirigenziale come la complessità del mandato costituzionale richiede; la mancanza di percorsi di carriera per il personale dovuta a gravi e colpevoli errori del passato che hanno visto responsabilità equamente divise tra vertici dell’amministrazione e rappresentanze sindacali.

Per questo è da tempo che chiediamo di avere risposte chiare e certe sulle risorse disponibili e su come sono state utilizzate nel passato al Ministero della Giustizia. Perché nelle altre amministrazioni è stato possibile fare crescere le retribuzioni di fatto più che al Ministero della Giustizia pur avendo le stesse regole, contratti e risorse. Troppo facile dire del vantaggio di agenzie fiscali e enti pubblici non economici. Ma dovreste spiegare come mai anche negli altri ministeri fin qui ci sono state progressioni economiche e verticali, posizioni organizzative, riqualificazioni per effetto dei ccnl e al ministero della giustizia no.

Abbiamo fatto presidi, scioperi, assemblee e continuiamo a fare anche confronti pubblici con chi ha la responsabilità politica e amministrativa, anche in giro per l’Italia. Per chiedere e ottenere più risorse sia nei confronti del Ministero della Giustizia sia nei confronti del Governo, mentre altri si accomodavano all’ennesimo accordo flop per progressioni economiche farsa e che non fanno giustizia del lavoro fin qui svolto.

Ecco perché sarebbe finalmente l’ora che qualcuno spiegasse come è stato possibile tutto questo dando vita a un contratto integrativo, nel 2010 (che noi non firmammo), che ancora oggi mostra il danno e la beffa per i lavoratori della giustizia. Un accordo che ingannava i lavoratori con gli inquadramenti di alcuni profili professionali in fasce giuridiche superiori ma permettendo al ministero di pagarle con i soldi del Fondo Unico di Amministrazione anziché con risorse dal bilancio.

Oggi ci si lamenta che non ci sono i soldi per pagare quello che altre amministrazioni pagano? Anziché piangere sul latte versato almeno si abbia l’onestà intellettuale di riconoscere che si è stati responsabili per quota parte di quello che è diventato questo ministero!

Il CCNL delle Funzioni Centrali è una formidabile occasione per recuperare sugli errori del passato e andare finalmente avanti. Noi ci siamo. Confidiamo che tutti possiamo navigare nella stessa direzione.