“La COP28 è stata un fallimento totale: a nessuno interessa davvero cambiare le cose”
Oltre le buone intenzioni non ci siamo andati neanche stavolta: questa è la dura sentenza sulla COP28 che scaturisce dal confronto che abbiamo avuto con il geologo e ricercatore scientifico Mario Tozzi su ambiente e transizione ecologica. L’esito della conferenza sul clima che si è tenuta negli Emirati Arabi, infatti, ha destato molta insoddisfazione. Anche se non tutti sono dello stesso avviso. “È un risultato storico e senza precedenti – ha affermato in plenaria il presidente della COP28, il sultano degli Emirati Al Yaber – abbiamo gettato le basi per realizzare un cambiamento”.
Il mondo deve compiere “una transizione dai combustibili fossili” entro il 2050: questa è la vaga proposta contenuta nell’ultima versione del testo approvato all’unanimità. Nell’accordo finale, inoltre, si afferma che la comunità internazionale “riconosce la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature dei gas serra” e a tal fine “chiede alle parti di contribuire” con un elenco di azioni per il clima. La prima azione è quella di “triplicare la capacità di energia rinnovabile” e “raddoppiare l’efficienza energetica media” da qui al 2030. Insomma, alcuni buoni propositi sembrano esserci. Ma per una valutazione sul merito ci rimettiamo alle parole dell’esperto Mario Tozzi.
Quali sono i punti più rilevanti dell’accordo raggiunto alla Cop28? Ci sono stati progressi rispetto alla Cop27?
Nessuno e non mi sembra ci siano elementi del testo finale meritevoli di interesse. Ad averlo definito “accordo storico” è stato l’amministratore delegato di una delle più grandi società impegnate nel settore petrolifero, quindi di cosa vogliamo parlare? Mi sembra piuttosto che, come successo nelle precedenti edizioni, se ne siano fregati delle vite di milioni di persone e abbiano preferito difendere gli interessi commerciali delle grandi aziende che fanno affari con i combustibili fossili.
Gli stati si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo “emissioni zero” entro il 2050. Ma un obiettivo simile è in linea con i rapporti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e dell’ONU?
Assolutamente no. È necessario tutt’altro approccio ai cambiamenti climatici. La maggior parte dei Paesi pensa di poter fare tutto nel 2049, ma semplicemente perché in realtà non vogliono cambiare un bel niente. Non c’è alcun calendario che segni le tappe della riduzione dei combustibili fossili, nessuna roadmap. Quello che sarebbe necessario fare è mal disegnato e se arriverà, arriverà troppo tardi. Ma poi dov’è questo impegno? C’è qualche Stato che ha detto “io ridurrò le emissioni del 30%? No, io non ho letto nulla di simile.
Tra i punti dell’accordo conclusivo c’è l’invito per gli Stati a triplicare la capacità di energia rinnovabile e a raddoppiare il ritmo dei miglioramenti dell’efficienza energetica entro il 2030. Soltanto parole o obiettivi realizzabili?
Sono obiettivi realizzabili, ma chi è che lo farà veramente? Non si sa. Tra l’altro, triplicare la quantità di energia proveniente da fonti rinnovabili è qualcosa che è opportuno fare quando i bisogni energetici non crescono. In questo modo si andrebbe ad agire sulla domanda di energia esistente. Ma i bisogni stanno crescendo quindi il rischio è che questo aumento delle rinnovabili riesca a coprire solo i bisogni in più, invece di agire sulla domanda attuale. Nella prospettiva che questa COP naufragasse, anche un risultato pessimo è meglio del fallimento totale e viene quindi sbandierato come un successo. Ma è una cosa che fa ridere.
Si dice che una transizione ecologica rapida e l’abbandono dei combustibili fossili a breve termine sia troppo costoso e irrealizzabile. Quanto c’è di vero?
Troppo costoso se la fai pagare ai cittadini. Falla pagare ai petrolieri e allora tutto cambia. Quello che andrebbe fatto è andare dalle aziende i cui interessi commerciali ruotano intorno ai combustibili fossili e dire loro: “Ora basta. Questa roba con cui avete guadagnato fino ad ora va dismessa. Investite sulle rinnovabili”. In questo modo la transizione energetica non la pagherà il pensionato con la Panda Euro1, ma quelli che hanno realmente inquinato sino ad oggi.
Anche negli Stati Uniti si fa largo l’energia nucleare. Secondo molti garantirebbe una fornitura di energia più stabile, mentre le rinnovabili da sole sarebbero poco affidabili, perché intermittenti. È veramente così?
Dal 30 ottobre al 6 novembre di quest’anno il Portogallo ha avuto per 150 ore un’energia elettrica prodotta soltanto da fonti rinnovabili. Di cosa stiamo parlando? Come sappiamo la costruzione di una centrale nucleare richiede almeno 20 anni. E per quanto riguarda i mini-reattori nucleari,, le società statunitensi che dovevano fabbricarli si sono ritirate dall’affare perché troppo costoso e a rischio fallimento. Smettiamola di farci raccontare sciocchezze.
Reputa realistica la possibilità di una rapida inversione di tendenza?
Credo possa avvenire solo nel caso si presentino grandi traumi. Quanto sta accadendo in giro per il mondo è ancora troppo poco.
A cosa stiamo andando incontro?
Lo dicono gli scienziati: fenomeni metereologici estremi, innalzamento del livello del mare, aumento delle temperature e tante altre cose che comporteranno vite umane e perdita di tanti soldi. Paghiamo anche se non stiamo facendo niente, perché il prezzo di nessun intervento non è zero.
Di Matteo Mercuri