Gli ispettori del lavoro e i tecnici della prevenzione sono sempre meno. I lavoratori denunciano: “Così il nostro operato rischia di essere inefficace”.
Formazione, prevenzione e controllo: queste sono le uniche chiavi per contrastare le continue denunce di infortuni che interessano il mondo del lavoro. Proprio lo scorso 20 settembre, durante il convegno organizzato dalla Funzione Pubblica Cgil “Lavorare in salute e sicurezza… si può”, è stata affrontata questa tematica e sono stati resi noti dati che suonano come un campanello d’allarme per il settore della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. L’ennesimo negli ultimi anni. Nel 2022 le denunce di infortunio sono salite del 25,7% rispetto al 2021.
Le ragioni che stanno dietro questi dati sono da ricercare nel grande squilibrio, evidenziato anche dall’Inps, tra il numero degli ispettori e dei tecnici deputati alla prevenzione e il numero di imprese presenti sul nostro territorio. In Italia, infatti, ci sono 1 milione e 700 mila aziende, a fronte di circa 3.000 unità di personale addetto alla sicurezza nei luoghi di lavoro, tra Ispettorato Nazionale del Lavoro e ASL. Questo significa che ogni dipendente dovrebbe prendere in carico circa 566 aziende e che ognuna potrebbe ricevere un controllo una volta ogni 14 anni.
La testimonianza dei lavoratori
Domenico, ispettore lavoro e delegato della Funzione Pubblica Cgil presso l’ispettorato del lavoro di Varese denuncia una drammatica carenza di personale: “Nelle regioni del nord è diventata ormai strutturale: a Varese il tasso di scopertura lavorativa si attesta intorno al 73%. Sono numeri che lasciano intendere come la nostra attività sia debilitata, considerando anche la mole di imprese presenti sul territorio”.
L’ispettore del lavoro si occupa della vigilanza a 360° sul rispetto della normativa su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Una professione che richiede capacità di gestire situazioni conflittuali e di individuare l’eventuale violazione nei luoghi di lavoro. Domenico, in qualità di delegato sindacale, ammette che in questa situazione la sua funzione di prevenzione non riesce però ad esprimere gli effetti che dovrebbe. “La nostra attività rappresenta un presidio di legalità sui territori, sia contro lo sfruttamento dei lavoratori che come deterrente contro gli infortuni sul lavoro. La nostra funzione contrasta le infiltrazioni mafiose e garantisce la leale concorrenza tra le imprese. Basti pensare al risparmio che ottiene un datore di lavoro con dipendenti in nero a svantaggio di quelli che invece rispettano la legge. Ma affinché il nostro operato sia pienamente efficace è necessario investire in nuove risorse e formazione permanente.”
Domenico si dice rincuorato dall’elogio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha riservato nei giorni scorsi ai nuovi ispettori tecnici, ma trova la situazione al quanto paradossale. “Da un lato il riconoscimento, dall’altro una compagine governativa che attualmente non sta investendo per migliorare l’operatività del nostro ente”.
Non dissimile la situazione che vede coinvolti i tecnici della prevenzione che lavorano nelle ASL. Luca, delegato sindacale e tecnico della prevenzione nel territorio di Roma afferma: “I numerosi casi di infortunio che insistono sul nostro territorio da diversi anni evidenziano diverse problematiche. La sicurezza sul lavoro non viene da sé, ma ha un’organizzazione ben precisa: passa da procedure da attuare e dalla manutenzione e dal rinnovo di macchinari e strumentazione varia. Servono risorse per metterla in pratica.”
Anche i tecnici della prevenzione sono addetti a svolgere sopralluoghi nelle imprese con il compito di individuare eventuali punti di criticità che possano mettere in pericolo la salute e la sicurezza dei lavoratori. Una professione che, al pari di quella degli ispettori del lavoro, ricopre un ruolo fondamentale in tema di sicurezza. Il tecnico della prevenzione, infatti, è la figura di riferimento dell’autorità giudiziaria durante le indagini per gli infortuni e le malattie professionali ed è qualificata come Ufficiale di Polizia Giudiziaria. Una qualifica che permette loro di applicare verbali di prescrizione nel caso in cui vengano rilevate delle difformità durante i sopralluoghi.
Anche Luca lamenta una grave carenza di personale nel suo settore: “Quando ho iniziato questa professione nel 2000 eravamo in 45 a svolgerla, ora siamo in 23. Questo intacca inevitabilmente la nostra attività e ci costringe a lavorare sempre e solamente in situazioni di emergenza. La nostra figura insieme a tutta l’equipe preposta per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro, dovrebbe svolgere attività quali formazione, informazione e assistenza alle aziende. Tutte attività che non possiamo più portare avanti da anni a causa della carenza del personale”.
Il problema fondamentale della sicurezza sul lavoro nel nostro Paese, secondo Luca, è sia politico che culturale: “Politico nel senso che non c’è più l’interesse di gestire e potenziare un servizio sanitario pubblico. Conosciamo tutte le criticità relative ai pronto soccorso e agli ospedali, così come quelle ai servizi di prevenzione, ma non viene fatto nulla a tal proposito. Dal punto di vista culturale, sostengo che il fatto che lo Stato non abbia impegnato il servizio pubblico a sostegno delle aziende abbia portato quest’ultime a nutrire una scarsa attenzione su queste materie”.
Il messaggio di chi lavora in questo settore arriva forte e chiaro: la prevenzione degli infortuni e la sicurezza sui luoghi di lavoro passa prima di tutto dalle persone. Dagli ispettori e dai tecnici deputati al controllo, ai datori di lavoro che devono rispettare le normative. Dalle imprese e dagli operatori incaricati di svolgere formazione sul tema della sicurezza, ai lavoratori e alle lavoratrici che devono seguire determinati canoni per tutelare la propria salute. Ed infine passa dallo Stato e dalle persone che occupano ruoli governativi; lavorare in sicurezza si può, bisogna soltanto decidere se considerarla o meno una priorità.
Di Matteo Mercuri